1

I migranti adesso non scappano più dalle guerre, ma dai “campi di concentramento libici” e dalla «sedicente» Guardia Costiera Libica. Elena Dorian

Arrivano di nuovo i migranti. Adesso però non scappano più dalle guerre e dalla povertà. E nemmeno dai cambiamenti climatici. Adesso scappano dai “Campi di concentramento libici”.

“Stiamo facendo rotta verso nord per evitare il maltempo, ci dirigiamo verso l’Italia dove chiederemo il porto sicuro per sbarcare queste persone scappate dai campi di concentramento libici“. Lo dice all’ANSA Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Human da bordo della nave Mare Ionio al termine del salvataggio di 50 migranti, tra cui 12 minori, al largo della Libia.

Fonte: http://www.ansa.it/sicilia/notizie/

La ONG cerca un porto sicuro, che non può essere un porto libico. Infatti, la Libia è allo sbando e la Guardia Costiera Libica non è affidabile. In nome dei diritti dell’uomo chiedono un porto italiano. Chissà dov’era questa gente quando, sempre in nome dei diritti dell’uomo, qualcuno bombardava e distruggeva la Libia. Posso solo immaginarlo.

Eh già. Prima qualcuno ha organizzato il tam-tam televisivo con speciali a go-go in cui si parlava di quanto fossero crudeli i libici nella gestione dei campi che ospitano i migranti. Sono campi controllati dall’ONU, ma non importa. Le sensibili TV italiane, piene di umanità per i migranti (il nulla per Yemeniti, Siriani, Somali, ecc. ecc.), si collegano con una inviata speciale che parla a nome di una ONG direttamente dall’Inghilterra.

E che cosa ha da dire da Londra una persona che potrebbe essere la mia vicina di casa e che nulla sa di cosa sta succedendo in Libia?

Non ha nulla da dire, ma ci manda delle immagini in esclusiva, materiale importantissimo, vere e proprie prove che lei (e solo lei) riceve dai sui contatti nei campi libici. Sono gli stessi migranti ospitati nei campi ad inviarle, con tanto di descrizione dei luoghi e testimonianze verbali. Il tutto tramite WhatsApp.

“Sono stato picchiato, hanno violentato mia moglie, hanno torturato i miei figli, ho visto uccidere un bambino”

Queste sono solo alcune delle testimonianze più ricorrenti. E come possiamo mettere in dubbio queste immagini e queste parole senza essere tacciati di razzisti e xenofobi? Non c’è modo. I documenti vengono direttamente dall’Africa, via WhatsApp, i campi di concentramento sono proprio in Libia, sono immagini appena girate, di sicuro veritiere, i migranti sono per forza sinceri, guai ad avere dubbi (razzisti, xenofobi, ecc.).

Anzi, è tutta brava gente e tutto quel che mandano è autentico.

Gli eroi della Mare Jonio

Dopo la kermesse televisiva, una nave ONG incrocia per caso (una probabilità su un milione) un barcone in difficoltà, in acque SAR di competenza della Libia. Proprio in quel momento i motori del barcone si rompono (una probabilità su 100 mila). Ecco quindi un esponente politico (era lì per caso), che col telefonino documenta il tutto rendendo incontestabile la necessità di procedere col salvataggio. I soccorritori hanno il casco bianco, simbolo di coraggio, lealtà e umanità.

I libici sono lì per aiutare, ma i salvatori dalla ONG rifiutano l’aiuto della sedicente Guardia Costiera Libica e si dirigono verso un porto sicuro, in quanto questi migranti non sono come gli altri. Loro fuggono dai campi di concentramento, quasi dei campi di tortura e sterminio,  come ci avevano fatto vedere qualche giorno prima le TV, ci avevano detto alla radio, e avevamo potuto leggere nella stampa global-imperialista.

Adesso la stampa è mobilitata, i politici che rappresentano la finanza turbocapitalista saltano alla gola dei nemici della globalizzazione, la magistratura è pronta per incriminare coloro che istigano all’odio razziale e impediscono le azioni di salvataggio.

Qualcuno vorrebbe che incriminassero le ONG per immigrazione clandestina. Sarebbe la prima volta.

Intanto in Libia ci sono i mercanti pronti a caricare migranti in altri barconi. Più giù ci sono le banche pronte a finanziare la loro partenza. Lungo il tragitto ci sono ONG che li aiutano e li informano. Più su ci sono quelli pronti a mandarli a raccogliere i pomodori. E più su ancora ci sono quelli che brindano sulla pelle degli altri, piano piano ogni tassello va al suo posto e il caos è più vicino.

E naturalmente su twitter arriva la solidarietà di Roberto Saviano. Lui è sempre presente quando arrivano i migranti.

Come sempre, è un bel gioco di squadra. Si tratta di una squadra amatoriale, giocatori di terzo piano con qualche rincalzo.

Chissà chi è l’allenatore, quello che li organizza, sceglie la strategia giusta e dispone la squadra in campo.

Mah, sarà tra quelli che brindano (nei piani alti).

 

di Elena Dorian

Fonte: www.altreinfo.org

***