Questo è uno dei tipici gommoni che vengono soccorsi a 60 miglie nautiche dalla costa libica. Di solito portano almeno un centinaio di migranti.
Ora, sembra incredibile che gommoni di questo tipo, con motori sottodimensionati, siano in grado di portare un carico del genere per 111 km. Si tratta di almeno dieci ore di navigazione. Basterebbe un’onda leggermente più alta o un movimento sbagliato di qualche migrante per ribaltare il tutto.
Pura fantasia, ad uso di giornaloni immigrazionisti e TV. Tanto più che la maggior parte dei migranti non sa nuotare e sono in pochi ad avere il giubbotto di salvataggio.
La verità è molto diversa. I migranti vengono portati al largo da barconi veri, poi si scarica il gommone fotogenico in mare, si caricano dentro i migranti e infine si telefona comodamente ad Alarm Phone, numero gestito da una ONG 24 ore su 24.
Alarm Phone riceve dagli scafisti la posizione GPS, telefona alla Guardia Costiera, dà l’allarme e le ONG consociate avvertono giornalisti e TV in modo tale da organizzare la gran cassa di risonanza mediatica al grido di:
Ci sono dei migranti che devono essere salvati!
E il gioco è fatto.
Quando arrivano i soccorsi, il barcone se ne va, i migranti sgonfiano il gommone e dichiarano di essere in avaria. Spesso il gommone non ha nemmeno il motore, ma nessuno si spiega come ha fatto ad arrivare fino a lì.
O meglio, tutti evitano di porre questa scomoda domanda.
La verità è meglio non dirla. Qualcuno potrebbe sentirsi preso in giro da migranti, scafisti, giornaloni immigrazionisti e giornalisti affiliati. E allora lo slogan “salviamo vite umane” forse non avrebbe un senso e dovrebbe essere sostituito dal meno efficace “riempiamo l’Italia di migranti”, senza dover specificare il perché dobbiamo farlo.
Tutto è organizzato, dal finanziamento nei paesi di origine, all’assistenza durante il viaggio, dal viaggio in mare all’aiuto umanitario, dalla domanda di asilo all’assistenza legale a 360°.
Diventa poi impossibile espellere chi non ha diritto e chi delinque, perché vengono scarcerati dai magistrati umanitari, che a quanto pare fanno parte del pacchetto offerto al migrante.
E naturalmente, Geroge Soros è dentro fino al collo, coi suoi soldi alle ONG “umanitarie” e coi suoi giornalisti di supporto, chi in buona fede e chi un po’ meno.
di Elena Dorian
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