Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che oggi vive tra Cortona e New York, in una sua famosa lettera indirizzata a Repubblica scriveva queste dure parole contro la globalizzazione:
La globalizzazione è la faccia moderna della colonizzazione, la colonizzazione è quel capitolo della storia che si pensava chiuso con tutte le sue terribili conseguenze davanti agli occhi di tutti. La globalizzazione è la forma moderna di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, seppure la parola abbia un aspetto così perbene, detta da qui.
La parola globalizzazione ha questo suono neutro che la rende più simile alla parole come “soluzione”, “inondazione”, “eruzione”, “stagione”, “disinfestazione”, “apparizione” ma invece nella sostanza noi siamo i globalizzatori e i paesi del sud del mondo sono i globalizzati, così come c’ erano i colonizzatori e i colonizzati.
La questione è che la globalizzazione è uno sporco affare che rischia di renderci tutti complici di delitti che si potevano evitare.
Il problema è che noi in un mondo dove la “deregulation globale” e i liberismi planetari vincono, mangeremo merendine dolcificate con zucchero coltivato da gente che non riesce a nutrirsi come si deve, aromatizzate con cacao raccolto da bimbi che non andranno mai a scuola, impastate con farina di grano geneticamente modificato…
Proviamo a guardarci intorno, ad aprire la dispensa, a girare per i nostri negozi, la globalizzazione da noi si presenta nel suo aspetto più presentabile, ma dietro ogni etichetta, ogni marchio di multinazionale ormai familiare come i nomi dei nostri parenti più stretti ci possono essere storie di diritti negati, di commistioni malavitose.
La globalizzazione a noi non ci tocca perché noi siamo quelli che globalizzano, non i globalizzati.
Resta solo una cosa da decidere, ovvero se la sofferenza dei lavoratori e la morte di bambini a cinquemila chilometri di distanza è più accettabile di quando avviene intorno a noi.
La cancellazione del debito dei paesi poveri sarebbe il primo importante passo verso un mondo del dialogo e della trasparenza.
Parole dure, chiare e pungenti, pubblicate il 5 ottobre 2000 da Repubblica. E per le parole sulla cancellazione del debito venne anche ricevuto dal premier Massimo D’Alema, insieme a Bono Vox, altro artista fortemente contrario alla globalizzazione (oggi non più).
Ma già nel 2015 il politico italiano più amato da Jovanotti era Matteo Renzi, che il 17 settembre 2014 dichiarava al Fatto Quotidiano:
“La globalizzazione è la più grande opportunità che abbiamo. Le multinazionali in Italia sono benvenute”
E durante una trasmissione di Ballarò, a marzo 2015, Jovanotti, sempre più coerente, dichiarava:
“Il mio orizzonte è la società multiculturale, che procura problemi che vanno risolti. A me piace l’Europa, la moneta unica. Io vorrei una moneta unica mondiale. L’Europa è il mio progetto, è quello a cui tendo”.
Insomma, da sovranista a globalista sfrenato. Vorrebbe addirittura una moneta unica che, forse lui non lo sa, ma finirebbe per schiacciare il terzo mondo rendendolo schiavo dell’Occidente. Quel terzo mondo che vent’anni fa Jovanotti voleva difendere dal boia della globalizzazione oggi lo dà in pasto ai globalisti.
Chissà, magari un domani ripercorrerà la strada inversa.
La coerenza non è richiesta ai politici, figuriamoci agli artisti.
di Elena Dorian
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