Ci soffermiamo su quanto affermato dal giornalista e scrittore inglese Jonathan Cook in un post apparso sul suo sito internet.
Un sondaggio statunitense ha rivelato che i piloti responsabili della guida remota dei droni, molto presto sviluppano sintomi da stress post-traumatico per aver inflitto così tanta morte e distruzione. L’esercito israeliano ha poi ripetuto lo studio sui piloti che avevano guidato dei droni su Gaza durante l’attacco del 2014 – atto estremo di punizione collettiva, durante il quale circa 500 bambini palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti durati quasi due mesi contro quella piccola comunità.
I medici sono rimasti sorpresi nel constatare che i piloti israeliani non mostravano segni di depressione o di ansia. I ricercatori ipotizzano una possibile spiegazione: i piloti israeliani potrebbero sentirsi paradossalmente più giustificati perché sono più vicini a Gaza rispetto ai piloti statunitensi che operano in Afghanistan, in Iraq o in Yemen, e si sentirebbero in questo senso le vere vittime, esposte in modo diretto alla minaccia – nonostante facessero cadere, non visti, una pioggia di morte sui Palestinesi.
No, caro Jonathan, la spiegazione è molto più semplice. I piloti israeliani non dimostravano segni di depressione o ansia perché dal loro punto di vista non avevano ucciso persone, ma avevano soltanto pulito il “proprio territorio” dalle bestie che lo abitano. Queste bestie sono i palestinesi e il “proprio territorio” la Palestina.
I piloti israeliani non considerano essere umani i palestinesi, soltanto loro e i loro simili lo sono. E quindi non possono provare sensi di colpa o rimorsi né per quei bambini né per le loro famiglie. E nemmeno pietà per “aver inflitto così tanta morte e distruzione”. Anzi, un alto numero di vittime è segno di efficienza, velocizza la pulizia per la quale lavorano giorno e notte. E se i palestinesi uccisi sono giovani o bambini, tanto meglio. Vuol dire che stanno facendo un buon lavoro.
Quegli stessi piloti israeliani ucciderebbero anche me e la mia famiglia, se solo potessero. E soltanto perché li ho infastiditi, li ho criticati, li ho denunciati. Perché dal loro punto di vista, caro Jonathan, nemmeno io sono un essere umano, e nemmeno lei lo è.
Quindi stia attento, si guardi le spalle, visto che abita in Palestina ed ha la brutta abitudine di scrivere libri e saggi in difesa del popolo palestinese.
di Elena Dorian
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