Non voglio rinvangare la vicenda ILVA, sarebbe lungo e noioso. Cito un articolo qualunque, chiarissimo:
“..Aver fatto saltare il banco dell’accordo con Arcelor Mittal, perché l’azienda vuole tagliare 4.000 posti e riassumere gli altri dipendenti senza riconoscere il pregresso di anzianità e quant’altro, all’apparenza è un gesto di forza, a tutela dei lavoratori. Invece, appunto, è solo apparenza”, o malafede.
Infatti, i casi sono due:
“O il governo non si è preoccupato di seguire la gestazione del piano industriale della futura Ilva e si è trovato spiazzato quando è spuntato in tutta la sua dirompenza”. Oppure “il governo sapeva e ha sottovalutato le reazioni dei lavoratori, e scientemente abbia voluto che si scatenasse la bufera per poi far vedere la propria vicinanza ai lavoratori”.
Da quel che ho capito io, il governo aveva accettato (con un patto riservato?) con Mittal la “discontinuità” dei rapporti di lavoro, ossia la riassunzione di lavoratori ad anzianità azzerata, ed ha fatto finta di non saperlo. Da qui l’ostentata “sorpresa” di Arcelor Mittal, che ha dato a Calenda del venditore del suk.
Una cosa evidente è che il rappresentante del governo “non aveva studiato il dossier”. Come ricorda l’articolo di cui sopra, è una costante di questo e degli altri governi DEM: “la mancata gestione complessiva del dossier, per Genova, non purtroppo dissimile da altri, ricordando Ericsson piuttosto che Piaggio Aerospace e il riassetto di Leonardo-Finmeccanica”.
Privatizzazioni gestite alla carlona, svendendo, inconcludenti, senza mai portare a casa qualcosa a favore dell’Italia e dei lavoratori, rovinosamente impreparati nelle trattative – e insieme, con qualche ditata ripugnante di furbizia a vantaggio esclusivo del partito e dei suoi clienti e parassiti. Furbizia, peraltro, spesso scoperta dagli osservatori, da coprirci di vergogna.
Alitalia coi trucchi a nostro danno
Ricordiamo la pseudo-vendita di Alitalia a Etihad, apice di incapacità unita a furbizia da magliari. Ci hanno fatto credere che non avremmo più dovuto pagare, noi contribuenti, quel buco nero o pozzo nero di denaro pubblico, ormai era affidato ad un’altra compagnia. Macché: la Etihad s’è presa solo il 49%, quindi il governo DEM s’è accollato il peso morto del buco nero.
Ci hanno detto che Etihad aveva pagato 560 milioni per quel 49% di Alitalia. Ci è voluto poco a scoprire che era un trucco; l’acquirente ha pagato solo 387 milioni. Con gli altri 60 milioni, Etihad ha comprato da Alitalia cinque coppie di pregiatissimi slot (orari di decollo) nell’affollatissimo e perciò costosissimo aeroporto Heathrow di Londra: pagandoli, dicono i competenti, la metà del loro valore: complimenti al governo e al ministro, Lupi mi par di ricordare, incompetente. Per di più, la Etihad ha poi riaffittato questi slot ad Alitalia stessa, guadagnandoci due volte.
E non basta ancora. Vediamo l’inevitabile ditata di furbizia (stavo per dire merda) sulla vicenda. Appena conclusa la vendita Etihad, il governo ha affittato in leasing un Airbus 340-500 per i voli di Stato del premier. Pagando la cifra spropositata di 168 milioni di euro, sia pure in otto anni. Ma attenzione: ha fatto il contratto con Etihad, ormai semi-proprietaria di Alitalia? Sono le voci che hanno fatto circolare lorsignori. Invece no: di nascosto, Renzi (o Letta, comunque un DEM) ha fatto il costoso contratto di affitto con Alitalia. Il che significa un aiuto di Stato occulto, ed una riduzione del costo reale pagato da Etihad, già ridicolo – 387 milioni – a cui vanno sottratti i 168 milioni che noi contribuenti pagheremo agli emirati. Un bello sconto, che ha fatto scendere il prezzo reale a 220 milioni. Ora è chiaro che nessuna compagnia aerea seria si sarebbe mai accollata il catorcio Alitalia; per convincere Etihad il nostro governo di raffazzonatori ha usato questo occulto finanziamento pubblico col trucco, Ovviamente Lufthansa se n’è accorta ed ha fatto ricorsi alla Ue. Ce la siamo cavata, o meglio se l’è cavata Renzi, a cui la UE concede ormai tutto. Figurarsi i nostri liberi magistrati, sempre pronti a seguire “notizie di reato” della sindaca Raggi.
E che dire delle “riforme” del settore pubblico, invocate con tanta insistenza dall’Europa per rendere il settore pubblico più efficiente? Per motivi che non indaghiamo, Juncker e la Merkel riconoscono che Renzi “ha fatto le riforme”; lui stesso lo vanta spesso, e non parliamo dei giornalisti della RAI. Avrà dei difetti, ma ha fatto le riforme. Per questo può andare a chiedere a Bruxelles di sforare il deficit.
Le Provincie: eliminate. Il nome.
Riassumiamo la sola “riforma” che ci ricordiamo, quella che ci è stata gabellata come “abolizione delle province”. Basta, per legge le province non sono più, ha deciso Renzi. Poi il governo si è accorto (non aveva studiato il dossier) che le province semplicemente non possono essere abolite, perché ha competenze (scuole, strade dette appunto provinciali, trasporti) che le Regioni – quelle sì i veri enti inutili, come tutti sappiamo, e fonte emorragica di spese e parassiti – non sono capaci, né disposte ad assumersi.
La soluzione adottata dai nostri “amministratori” capacissimi e competentissimi è stata di due tipi. Mantenere le provincie senza dirlo, e far loro mancare i finanziamenti come se non esistessero più. Scrisse il Corriere: “i tagli sono stati draconiani (circa due miliardi in due anni), con 20 mila dipendenti in meno su 48 mila totali, ma le competenze rimangono sempre le stesse: la manutenzione di 135 mila chilometri di strade (la «nervatura carrozzabile» del Paese) e la gestione di 6 mila scuole”. Oltre alle nuove “competenze” che gli ha assegnato il governo: si va dalla “ tutela e valorizzazione dell’ambiente” al “controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale” e la “promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. Insomma le provincie veglino perché i trans non siano discriminati e privati di pari opportunità: ecco quello che sta a cuore ai DEM.
Bisogna qui rivolgere un omaggio ai dirigenti delle Provincie, i soli che – spiccando come una macchia di nobile colore nel parassitismo pubblico generale – stanno facendo miracoli continuando bene o male a far funzione 135 km di strade e 6mila scuole (più male che bene) con fondi e il personale dimezzati. Se ci fosse una patria, li premierebbe con medaglie e ne racconterebbe le imprese agli scolari.
Ma non è ancora tutto. Il vero colpo di genio del Renzi della riforma delle provincie è questo così descritto da Il Post: “ La riforma costituzionale bocciata con il referendum del 4 dicembre prevedeva semplicemente di eliminare la parola “province” dalla Costituzione, rimandando poi a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione”.
Capito? Non sapendo abolire le provincie, hanno provato ad eliminare la parola. “Provincie” sarebbe stato un termine vietato, da non usare nella conversazione, come le parole “negro” o “frocio” o “Boldrini”. Il loro uso nei blog e nelle mail sarebbe incorso nelle sanzioni testé varate dal Senato su indicazione di Gentiloni, e denunciate da Foa: “sorveglianza di massa sul web – da oggi lo Stato italiano monitorerà per 6 anni tutta la vostra attività sul web, incluse le chat! – e la censura, impedendo ai singoli utenti di accedere a siti scomodi (leggi qui e qui). Il pretesto è quello della violazione del copyright, che in internet significa poter censurare praticamente qualunque sito”. Con questa aggiunta rivelatrice: “Il trucco escogitato dal premier Gentiloni è di infilare il provvedimento nel pacchetto omnibus dei regolamenti europei da recepire senza possibilità di modifiche; tra esse le 4 righe che anticipano la norma”.
Come si vede, in questo caso hanno ben studiato il dossier, il conte Gentiloni in Soros. In tutti gli altri casi che richiedono qualità e studio, governano con una incuria nociva e incompetenza distruttiva, irresponsabilità e demagogia, pressapochismo, ignoranza e impreparazione, che sono la loro costante come “amministratori”. Rovinando privatizzazioni e lavoratori, devastando quel poco che ancora funziona nello Stato, spendendo cifre sempre più spropositare di denaro pubblico. Con l’arroganza e sicumera funesta di chi sa che può fare qualunque cosa, impunemente, perché non devono rispondere né agli elettori né – come abbiamo appreso nel ”suicidio” dell’uomo di Montepaschi – della magistratura.
La “riforma” delle provincie falsa e bugiarda, per esempio, ci era nota come “legge Delrio”. Questo ministro cui importa una cosa sola: far passare lo Jus Soli, contro la volontà del popolo italiano. Ovviamente allo scopo di crearsi un elettorato di colore, nuovi “cittadini con un imprimatur politico della sinistra Dem, ossia per farli poi votare Dem e quindi consolidare il potere nelle mani, appunto Dem, per circa 5 lustri, o qualcosa di simile. Dall’altra per innescare consumi di sussistenza e per abbassare il costo del lavoro, oltre che per poter meglio indirizzare le masse: si sa, più i cittadini sono ignoranti socialmente più è facile orientare le loro scelte politiche”. Così il
“Questo è il governo che affama i disoccupati, ma, ho appreso da Libero, ha stanziato per i carcerati che lavorano in galera, “per 6 ore di lavoro al giorno per 5 giorni”, un salario di “1.000 euro al mese, con tredicesima e quattordicesima annesse. Non è una provocazione né un’esagerazione, ma la legge italiana. Una busta paga aumentata di ‘83%, arrivando a una media di 7 euro l’ora. Praticamente, ricordava Il Giorno, quanto dà lo Stato agli agenti della polizia carceraria, che per arrotondare però devono sommare ore e ore di straordinario, a volte non pagate anche per coprire i buchi in organico”.
LO STATO CHE UMILIA I SUOI ONESTI SERVITORI DI FRONTE AI DELINQUENTI. Che non sa più cosa fare per compensare i pregiudicati, clandestini, illegali di ogni nazione (anche della nostra).
Il vero mistero è che ancora il 25 per cento degli italiani vota per questi oppressori liberticidi e malvagi; quanto basta per legittimare una dittatura. Ché poi, adesso, per non lasciare il potere ad altri, stanno delineando un governo con Berlusconi. Il morto vivente plastificato, di cui ricordiamo solo la “competenza” imprenditoriale che esibì nel precedente salvataggio Alitalia:
“Berlusconi decise di sostenere Alitalia con 2,700 milioni di euro presi agli Italiani. 700 milioni furono di mancati introiti perche’ Berlusconi accetto l’offerta dei “capitani coraggiosi” inferiore di 700 milioni all’offerta Air France-KLM, piu’ 2,000 milioni di euro per pagare i debiti della bad company passati allo stato”.
E c’è un 13 per cento che ancora lo vota, il Plastificato.
di Maurizio Blondet
Fonte: maurizioblondet.it
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