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Criminalità e propensione al crimine in base alla razza di appartenenza. Philippe Rushton

Ricordiamo che il presente articolo è basato sugli studi condotti da Philippe Rushton e pubblicati nel libro “Race, Evolution, and Behavior”. L’autore dello studio utilizza il cosiddetto “modello a tre vie” mettendo a confronto i dati relativi a tre razze: bianchi, neri e orientali. Pertanto, tutte le statistiche sono state effettuate tenendo conto della razza di appartenenza del soggetto, secondo la suddetta classificazione.

Le statistiche relative alla criminalità

Negli USA i neri sono meno del 13% della popolazione ma rappresentano il 50% degli arresti per aggressioni e omicidi e il 67% di tutti gli arresti per rapine. Il 50% delle vittime dei crimini riportano anche che i loro aggressori sono neri, perciò le statistiche non possono essere influenzate dai pregiudizi della polizia.

La maggior parte dei detenuti è di razza nera

I neri compongono una larga parte dei soggetti arrestati per rapine, crimine organizzato, frode. Circa il 33% di persone arrestate per frode, falsificazione, contraffazione e ricettazione e circa il 25% delle persone per appropriazione indebita è rappresentato da neri. I neri sono sotto-rappresentati solo in reati di un certo tipo, quali frode fiscale e violazioni titoli, che sono commessi da persone che hanno una professione altamente qualificata.

Dall’altra parte, gli orientali sono sotto-rappresentati nelle statistiche del crimine statunitense. Ciò ha portato qualcuno a convincersi che il “ghetto” asiatico protegge i loro membri dalle nocive influenze straniere. Per i neri, comunque, il ghetto rappresenta un modo per favorire l’illegalità; tuttavia una spiegazione solamente culturale non è sufficiente.

Gli omicidi commessi da femmine presentano percentuali più o meno simili. In uno studio riguardante gli arresti femminili, il 75% erano donne nere. Solo il 13% erano donne bianche. Nessuna donna asiatica figurava tra gli arresti. La spiegazione culturale per i tassi criminali dei maschi neri non si applica alle donne nere, dalle quali non ci si aspetterebbero comportamenti criminali analoghi a quelli dei maschi. Non c’è nessun modello culturale “gangster” presso le donne nere.

Lo stesso modello è verificabile in altri paesi. A Londra i neri sono il 13% della popolazione, ma sono responsabili del 50% dei crimini compiuti in quel paese. Nel 1996 una commissione del Governo in Ontario (Canada), ha riportato che i neri avevano una probabilità cinque volte maggiore di andare in carcere rispetto ai bianchi e 10 volte maggiore rispetto agli orientali. In Brasile ci sono 1,5 milioni di orientali, soprattutto giapponesi, gli antenati dei quali andarono lì come lavoratori nel 19° secolo. Questi sono i meno rappresentati nel crimine.

Le rielaborazioni statistiche dell’INTERPOL

La figura sotto riportata è basata sugli annuari dell’INTERPOL e mostra che questo modello razziale corrisponde a livello globale. I tassi di assassinii, stupri e di gravi aggressioni sono quattro volte più alti negli stati africani e in quelli caraibici rispetto agli stati asiatici e a quelli del Pacifico. Gli stati europei presentano tassi intermedi. Gli annuari del 1993-1996 dell’INTERPOL mostrano che il tasso di violenza criminale fra gli asiatici è di 35 per 100.000 persone, 42 per gli europei e 149 per gli africani.

Tasso di criminalità in base alle statistiche diffuse da INTERPOL

La situazione delineata può essere spiegata con fattori genetici e socio-culturali. Ad esempio, gli ormoni che procurano ai neri  un vantaggio genetico in certi sport, danno loro irrequietezza a scuola e propensione al crimine. Le famiglie di origine dei neri sono molto più instabili rispetto a quelle dei bianchi e, soprattutto, rispetto a quelle degli orientali. Anche questo può generare scompensi di natura affettiva che sfociano in una maggior propensione al crimine. Non ultimo, la povertà e la disuguaglianza contribuiscono a determinare il livello di criminalità.

In ogni caso, qualunque sia l’approccio, i fattori genetici non possono essere trascurati.

Alcuni casi di studio

Sulla propensione alla violenza da parte dei neri, senza addentrarci sulle motivazioni, segnaliamo le seguenti notizie in cui media statunitensi riferiscono di alcuni “giochi” portati avanti dai neri a scapito di bianchi e asiatici. Le notizie risalgono al 2013, ma negli Stati Uniti questi eventi sono all’ordine del giorno e si ripetono continuamente.

Il New York Post : “Ecco il modo in cui si svolge il gioco, un certo numero di giovani neri decide di mostrare che si può abbattere qualche sconosciuto per strada, preferibilmente con un pugno, quando passano. Spesso, qualche altro membro del gruppo registra l’evento in modo che il video venga messo su Internet per essere celebrato”. Le vittime sono sempre bianchi e orientali.

A Washington DC, l’affiliata CBS ha riferito questa settimana che almeno due persone sono state vittime recenti del gioco ‘abbatti il bianco’. Ma la stazione non ha menzionato che tutte le persone coinvolte nel commettere il ‘gioco’ erano nere. La stazione inoltre non ha riferito che bianchi e asiatici in tutto il distretto sono soggetti a frequenti violenze di massa da parte dei neri sulle piste ciclabili, sui mezzi di trasporto pubblici, nei luoghi di intrattenimento, nei quartieri “gay” e quasi in tutto il resto, come documentato in “White Girl sanguinano molto: Il Ritorno della violenza razziale in America e come i media la ignorano“.

Dovremmo anche chiederci come mai i media ignorano la maggior propensione alla violenza che caratterizza i neri, al di là delle motivazioni.

 

di Alba Giusi

www.altreinfo.org

Fonti:

Race, Evolution, and Behavior” di Philippe Rushton

N.B. E’ importante ricordare a tutti i visitatori del sito che le teorie trattate in questo articolo sono frutto di analisi e ricerche condotte da studiosi di primo piano, durate molti anni, basate su constatazioni scientifiche. Non si tratta quindi di teorie elaborate con intenti razzisti. Altreinfo.org le riporta non in quanto le condivide o le sostiene, ma soltanto per dar seguito alla politica del sito, basata sulla libera informazione. Saranno i lettori a decidere se queste teorie, non sostenute dal mainstream, sono credibili o attendibili o a trarre spunti per ulteriori approfondimenti.

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