Le ricerche di Robert Putnam dimostrano che la società multietnica non porta sviluppo, ma degrado - www.altreinfo.org

Le ricerche di Robert Putnam dimostrano che la società multietnica non porta sviluppo, ma degrado

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“La UE deve scalzare la omogeneità nazionali … società di migranti si adattano più prontamente a chi viene da un diverso mondo culturale … è cruciale per la crescita economica”. Come ho raccontato nell’articolo del 27 dicembre, è questa l’idea centrale di Peter Sutherland, l’uomo Bilderberg e Goldman Sachs che El Papa ha messo a capo del suo organo a favore delle migrazioni di massa. Ovviamente è anche l’idea di “Francesco”; come della Boldrini, del senatore Manconi (“Accogliamoli tutti!”), dei Gad Lerner e di tutte le sinistre  mediatico-umanitarie e dei misericordiosi neo-cattolici: il senso di appartenere ad una comunità storica da salvaguardare è un atteggiamento “egoista”, e peggio, un ostacolo all’aumento della prosperità; il rifiuto della commistione di popolazioni e “culture”, e dell’apertura senza limiti delle frontiere, oltre che un riflesso regressivo illusorio (perché “non c’è alternativa” alla globalizzazione), produce chiusure e quindi declino.

Ora, grazie al suggerimento di un acuto lettore, torno sull’argomento per dire: questa “idea” è stata dimostrata falsa. Dimostrata falsa con tutti i crismi della scientificità da un grande studio sociologico completato dal maggior sociologo politico vivente: Robert Putnam, luminare di Harvard (Kennedy School), noto come l’inventore, per così dire, del concetto di “capitale sociale”: ossia dell’insieme di norme civiche condivise inespresse, e spontaneamente obbedite, legami fiduciari formali e informali, che consentono agli individui di una società di “fidarsi l’uno dell’altro” – ciò che aiuta e facilita, ovviamente, lo sviluppo economico.

Professor Robert D. Putman

Professor Robert D. Putnam

La prima opera fondamentale di Putnam riguarda molto da vicino noi e le nostre magagne: Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, (Far funzionare la democrazia: tradizioni civiche nell’Italia moderna), dove dimostra che la prosperità delle regioni del Nord Italia dipende dalla loro storia di associazioni, gilde, scopi comuni condivisi, legami orizzontali reciproci, che ha indotto un maggiore coinvolgimenti civico e soluzione collettiva dei problemi. Mentre la società agraria del Meridione dominata dal latifondo è meno sviluppata – non solo in quanto ad economia, ma in quanto a vivacità democratica – perché ha meno “capitale sociale”, appunto inteso come quella “rete di norme e impegno civico che induce i membri di una comunità a fidarsi l’uno dell’altro, a contare genericamente di non essere fregato dal vicino.

La diversità etnica porta a chiudersi

Ebbene: la sua più recente ricerca sociologica fatta su 41 siti americani comprendenti 30 mila persone, Putnam l’ha cominciata condividendo l’utopia progressista “diversità porta arricchimento”, e allo scopo di confermarla “scientificamente”.

Ciò che ha scoperto, è il  contrario. Che l’immigrazione e la diversità di culture non solo riducono il “capitale sociale” fra i gruppi etnici diversi, ma anche all’interno degli stessi gruppi”omogenei”: non solo non si fidano degli stranieri di diverso colore e religione, non si fidano più nemmeno dei loro simili. Di conseguenza, si riduce la fiducia anche verso il vicino del proprio colore, gli atti di altruismo e di cooperazione comunitaria si fanno più rari e così le amicizie. Dai quartieri di Chicago a Los Angeles fino al Sud Dakota contadino, deve riconoscere Putnam, “la gente che vive in ambienti etnicamente diversi si chiude (hunker downcome fanno le tartarughe” che si ritraggono nel carapace. E non basta: “si ritirano anche dagli amici vicini, tendono ad aspettarsi il peggio anche dalla propria comunità e suoi leaders, tendono a collaborare meno, a fare meno volontariato”; persino, hanno meno cura dei beni pubblici, come non sprecare acqua o tenere il giardinetto, o occuparsi della manutenzione della strada, perché pensa che, tanto, gli altri sprecano e non curano; non si aspetta che gli altri coopereranno spontaneamente a risolvere i problemi del quartiere.

E ancora non basta: “Si registrano meno per votare e votano meno, si agitano di più per “cambiare la società” ma con meno fiducia di poter davvero cambiare le cose, e finiscono per agglomerarsi, infelici, davanti alla tv”.

Ricorda qualcosa?

Ha scoperto l’acqua calda? Ma scientificamente.

Robert Putnam ha scoperto l’acqua calda? Ma scientificamente.

Senza stupore, scopriamo così che l’idea “diversità = arricchimento” che ci viene imposta da tutte le sinistre è “ideologia”, nel senso deteriore: una anti-scientifica razionalizzazione di sentimenti e impulsi che essa ritiene “morali” proprio perché negano la realtà concreta, per le sinistre “bassa” ed egoistica. Possiamo anche valutare l’ennesimo disastro sociale che l’ennesima ideologia adottata dal progressismo totalitario  imperante sta producendo su una società, quella italiana, dove già è tragicamente scarso il “capitale sociale”. I governi, le entità sovranazionali globalizzatrici, ed adesso El Papa ci stanno imponendo una “diversità” “accoglienza” e “riduzione delle omogeneità” che non possono che aggravare il generale “hunkering down”,  ritrarsi a tartaruga, la non-partecipazione politica, la paura e diffidenza del vicino, il rarefarsi della collaborazione spontanea, e la sfiducia  (impotente) nei governanti e governanti  di ogni livello.

Si dovrebbero trarre le conclusioni sulla evidente pericolosità sociale essenziale dell’essere “di sinistra”: appena compare una ideologia, la sinistra la adotta e la impone agli altri con la superiorità moralistica che la rende inflessibile: l’ha fatto col marx-leninismo, ora lo fa col gender, coi “diritti  gay”, con l’accoglienza degli immigrati, con “abbattiamo ogni confine”, con l’adesione al globalismo voluto dal grande capitale finanziario – sempre senza riconoscere i disastri umani che le ideologie producono nella compagine sociale concreta, realmente esistente.

Questa pericolosità è dimostrata dallo stesso Putnam, che è ovviamente un progressista (e si è pure convertito all’ebraismo della sua consorte): giunto alla prova scientifica (secondo i criteri popperiani), ossia avendo “falsificato” la teoria cui credeva, egli ha ritardato anni a pubblicare lo studio che dimostrava gli effetti (per lui) sorprendentemente negativi della “diversità”, perché “temeva” (parole sue) che potessero portare acqua al mulino dei contrari nel “dibattito pubblico sull’immigrazione”. Insomma aveva sottratto al dibattito pubblico elementi di verità. Di fronte alle proteste dei colleghi sociologi, che gli chiedevano se ritenesse etico, come docente e scienziato, sopprimere  dati che gli erano sgradevoli, ha detto al Financial Times che aveva ritardato la pubblicazione delle sue scoperte fino a quando non avesse elaborato “proposte per compensare gli effetti negativi della diversità”, ossia di cucinare qualche giustificazione ideologica cosmetica. Infatti, dovendo alla fine pubblicare (la ricerca era costata un occhio all’Università di Harvard) ha aggiunto alla pubblicazione un finale che ha titolato “Becoming Comfortable with Diversity”, ossia “sentirsi a proprio agio nella diversità”. Imperdonabile, ammette in una nota che “gli effetti reali della diversità sul ritrarsi sociale può essere stato sottostimato”. In Nota.

vedere qui: https://www.ft.com/content/c4ac4a74-570f-11db-9110-0000779e2340#axzz24HMFQrIc   – 

Per lo studio di Putnam finalmente pubblicato: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1467-9477.2007.00176.x/abstract;jsessionid=7EFB9384BA3D4B2CDA2F95621443F976.f04t02

E’ morale non diffondere dati che smentiscono la ideologia dominante? Per uno scienziato, no. Ma per un ideologo sì – e ciò dimostra ancora una volta perché il dominio politico-culturale delle sinistre non solo sbocca, ma fin dall’inizio volge al totalitarismo: ne è essenziale la soppressione della verità, non tollera antagonismi alla sua ideologia, l’ultima di moda che ha adottato. Il linguaggio politicamente corretto che impone è già uno strumento totalitario, perché punta a vietare l’espressione di idee antagoniste alla propria.

 

Tratto dal blog di Maurizio Blondet

Fonte: maurizioblondet.it

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