Sentiamo cosa dice il manifesto del 19 gennaio 2019.
Prima pagina: titolone che accredita voluttuosamente il taglio della crescita profetizzato da Banca d’Italia (da sempre dedita agli oroscopi fasulli) che distragga dal primo provvedimento governativo pro-poveri e pro-pensionati dopo decenni di regimi predatori. Ridicolizzazione del reddito di cittadinanza e della Quota Cento, peggio che se fossero “Il Giornale”: “Le stime di crescita affossano il governo della propaganda”.
Gioiosa descrizione del frontismo europeista di Calenda e della sua definizione del reddito di C. come “assistenzialismo e lavoro nero”. Altrettanto gioioso annuncio dello sciopero contro il governo di una confederazione sindacale che ha inghiottito tutti i bocconi tossici rifilati ai lavoratori da Berlusconi a Monti a Renzi.
Condivisione dell’indignazione delle potenze coloniali Francia, Belgio, Conferenza Episcopale, sull’esito delle elezioni in Congo che ha visto la sconfitta del loro candidato: il fantoccio Usa, ex-Exxon, Martin Fayulu.
Due paginoni di osceno sputtanamento del martire della libertà d’informazione Julian Assange (“La stella morale di Assange è tramontata”), prigioniero da 8 anni nell’ambasciata dell’Ecuador, sottoposto a isolamento totale e vessazioni di ogni genere, in vista della sua estradizione negli Usa dove il rivelatore dei crimini di guerra Usa, degli assassini seriali di Obama con droni e degli intrighi della Clinton, rischia la condanna a morte. Qui, nel dare man forte al boia, il manifesto ha superato se stesso.
Altro, ennesimo, reportage sulla “rivoluzione democratica, ecologica, femminista, federativa dei curdi”, mercenari Usa e pulitori etnici di terre arabe siriane. Ininterrotto martellamento pietista sulle vittime del mare (“i mandanti sono i governi europei”) e sui salvataggi (leggi traghettamenti) delle Ong tedesche e olandesi (che non scaricano mai migranti in Olanda o Germania) finanziate da Soros e che con gli scafisti, i trafficanti, le Ong e i missionari nei luoghi di partenza, le multinazionali e gli eserciti che ne devastano i paesi, caporalati e grandi imprese nei luoghi d’arrivo, costituiscono la filiera colonialista della nuova tratta degli schiavi sostenuta dal “manifesto”.
Ennesima esecrazione di Victor Orban, “contro cui riparte la protesta anche dei sindacati e insegnanti perché costretti a lavorare in un sistema educativo centralizzato” (anziché affidato alle singole regioni, come vorrebbe la Lega!).
Articoletto minimizzante sull’atto 10 dei Gilet Gialli, “ormai in costante calo” (80mila dopo due mesi!). e “violenze sia da parte dei Gilet che della polizia”, quando i feriti tra i manifestanti sono oltre 2000, 12 i morti, 12 che hanno perso un occhio, altri una mano, uno in coma, tra cui molti giornalisti.
Basta così. Il resto è dello stesso segno. E anche tutti gli altri numeri. E anche tutti gli altri giornali e telegiornali. Dunque ora addosso al nazista Orban, che schiaccia nel sangue la società civile europeista. E, soprattutto, caccia fuori dai piedi Soros.
di Fulvio Grimaldi
Tratto dal: http://fulviogrimaldi.blogspot.com
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