Tutto quanto sta avvenendo, degno della sceneggiatura del più folle dei registi, può accadere unicamente perché viviamo nell’epoca in cui, la malattia mentale, è diventata la bussola del nostro agire, travestita da fredda e inderogabile normalità.
Non c’è categoria che si salva.
Malati di mente sono i medici, che lasciano morire le persone in attesa di un tampone, quando fino ad ieri curavano ed operavano tranquillamente chiunque, anche affetto da terribili malattie come l’HIV, la tubercolosi ed altre ancora.
Malati di mente sono gli insegnanti, che prima hanno accettato che le scuole diventassero una sorta di stazione spaziale, lasciando persino bambini piccolissimi piangere per ore senza nemmeno fargli una carezza ed ora, con la DAD, impongono regole e resoconti assurdi, assolutamente indifferenti alle conseguenze, per gli alunni, dello stare 5 ore davanti ad uno schermo come automi.
Malati di mente sono gli appartenenti alle forze dell’ordine, che fino a qualche mese fa non vedevano furti, rapine, violenze, spaccio di stupefacenti, abusi di ogni tipo e violazioni terrificanti e adesso inseguono cittadini ed esercenti come malviventi.
Malati di mente sono quei soggetti che, per paura, non vedono figli, nipoti o nonni e genitori, da mesi e mesi oppure stanno nella stessa casa in stanze diverse per non contagiarsi, pur essendo totalmente asintomatici.
Malati di mente sono coloro che per strada, quando qualcuno li incrocia, hanno la stessa reazione delle vittime di Jack lo squartatore o urlano agli altri di tenere la distanza, quando sono a metri e metri lontani.
Il malato di mente non ha nessun riferimento che non sia la propria malattia, quindi è perfettamente inutile discuterci. Essa diventa l’unico metro per misurare le cose ed egli chiama malati coloro che non lo sono.
Tempo perso menzionargli le simulazioni, i pandemic bond, le centinaia di anticipazioni, articoli e persino i film.
Per lui, ogni tipo di ragionamento e di analisi oggettiva dei fatti è semplicemente rifiutata, perché impossibile.
E’ come il canarino che si identifica con la gabbia: inutile aprirgli la porticina e mostrargli i cielo. Perché quella gabbia è diventata la sua ragione di vita.
Pirandello diceva che la persona, quando si trasforma in personaggio, non può fare a meno del teatrino; che diventa il confine della propria esistenza ed egli loda il cielo di carta della finzione, disprezzando il firmamento vero che sta oltre quella barriera.
Il 2020 è stato l’apoteosi della dinamica pirandelliana, il culmine. Tutti a recitare il copione e a calarsi nella parte di questo grande reality, chiamando pazzi quelli che cercano fatti e verità.
La preparazione è stata lunga e datata: e stato necessario trasformare l’uomo stesso in merce, in materiale di consumo. Che pertanto consuma e si fa consumare e che in questa folle dicotomia, ha istallato il proprio vivere, senza possibilità di scampo.
Inevitabilmente per questa via, si perdono completamente tutti i valori e le radici, sentimenti e umanità compresi, perché la “merce” non può avere altre dimensioni, ne priorità: per la “merce” tutto è “merce” e ragiona da “merce”.
Così “merce” diviene un corpo, un parente, un amico e persino la vita che nasce nel ventre di una madre, che può essere venduta o rifiutata, alla stregua appunto di una “merce”.
Come “merce” diventa un anziano, un malato, un disabile che, in quanto non produttivo, è “merce” da gettare via senza scrupolo alcuno.
Esattamente come “merce” diventa la sessualità, completamente slegata dalla natura e dalla sua corretta funzione, per essere variata a piacimento ed in base all’occasione, persino nei più piccoli.
Questo lo spaccato di una deriva di lungo corso che, in questo maledetto anno palindromo, ha trovato il suo culmine più aberrante, diciamo pure il suo abisso.
Come si potuto giungere a questo punto, a questa metastasi che pare inarrestabile e dove ogni crimine risulta a portata di mano, che sia il delirio di un soggetto deputato alla salvaguardia della salute di un territorio o la povertà imposta a milioni di lavoratori per dpcm?
Anche qui siamo agli estremi di un processo, iniziato tanto e tanto tempo fa.
Quando l’uomo ha messo da parte Dio, il suo amore, i suoi insegnamenti, la sua parola, per mettere se stesso al centro di tutto, riuscendo così, a fare del mondo un inferno, dove l’unica direzione percorribile è ormai l’autodistruzione, invece della felicità che eravamo convinti di conseguire e di cui non è rimasta nemmeno più l’illusione.
Siamo ancora in tempo per tornare sui nostri passi e riconoscere i nostri immani errori, soprattutto e principalmente in maniera individuale.
Da questo processo e da questa scelta, a cui nessuno può sfuggire in questi drammatici giorni, tutto avrà una conseguenza ed un compimento.
Si può e si è potuto sbagliare praticamente tutto, ma con un fiat, quel tutto, può cambiare. E per sempre.
di Marco Palladino
Fonte: https://www.maurizioblondet.it
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