Nella nostra società si ricorre sempre più spesso all’obbligo indiretto per imporre determinate scelte. Un esempio è lo smartphone, che siamo obbligati ad avere per aprire un conto corrente o per fare i bonifici, ma che non siamo obbligati ad avere per legge.
E pensate che ci imporranno per legge l’obbligo del vaccino anti Covid? No, questo sarebbe un crimine contro l’umanità. Semplicemente ci diranno che siamo liberi di vaccinarci, ma se non non lo facciamo non potremo andare al cinema, viaggiare in aereo o in treno, andare allo stadio.
Insomma non potremo più condurre una vita normale.
Ed ecco scattare un obbligo indiretto che permetterà di ottenere lo stesso risultato di un obbligo di legge.
A seguire un estratto di un articolo apparso in www.buergerwelle.it.
Obbligo diretto e obbligo indiretto. Al galoppo verso Samarcanda?
Il presupposto necessario per istituire l’obbligo di fare qualcosa è che ci sia qualcuno che non lo vuole fare. A quel punto, con un intervento politico, si possono costringere le persone, con la minaccia di sanzioni, ad ottemperare.
Questo è un obbligo diretto.
In alcuni casi però, per questioni di opportunità, è meglio non costringere le persone a fare qualcosa.
In questi casi si ricorre ad un obbligo indiretto.
Nel nostro Paese, ad esempio, la legge non contempla affatto l’obbligo diretto di possedere uno smartphone. Coloro di noi che non lo possiedono non vengono prelevati a casa dai carabinieri.
Tuttavia di fatto esistono i seguenti esempi di obbligo indiretto:
- Desideri (o devi) aprire un conto in banca o alla posta? Il 99% degli istituti bancari ha interpretato a suo modo la Direttiva europea sull’obbligo di identificazione del cliente e pretende l’indicazione di un numero di cellulare. Per alcuni servizi è indispensabile uno smartphone, anche se rinunci alla movimentazione del conto in Internet e ti accontenti dei servizi allo sportello!
- Ti trovi per strada e hai improvvisamente la necessità di telefonare o di chiedere soccorso? Le cabine telefoniche sono state ormai smantellate e dove ancora esiste un telefono pubblico, quasi sicuramente non funziona più.
- Intendi partecipare al test di massa dei tamponi in Alto Adige? Senza cellulare non verrai a sapere in tempo utile se sei positivo o negativo al SARS-CoV-2. Certo, puoi far inviare il responso al tuo medico, ma probabilmente saprai qualcosa solo quando hai già infettato la tua comunità.
- Sei appena diventato maggiorenne e vuoi ottenere il bonus di 500 euro per gli acquisti di musica, libri, informatica? Se non hai uno smartphone, puoi lasciar perdere.
- La lotteria degli scontrini? Cosa credi di fare senza smartphone? Qui hai a che fare col Ministero delle Finanze, e figurati come si comportano i privati che organizzano un concorso a premi. Ti ricordi della tortina d’oro della Loacker? Erano forse gli inizi: senza cellulare non partecipi e men che meno vinci.
- Stai programmando una vacanza in Sardegna? Senza cellulare ci puoi arrivare forse solo in aereo, perché per il traghetto è indispensabile un numero di cellulare (e guardati dal pensare di darne uno falso!).
E così via, in un crescendo di “partecipazione” sociale e vita lavorativa condizionate con marginali eccezioni dal possesso di un numero di smartphone, che nel frattempo comincia ad essere usato anche come identificativo personale. Un sistema come questo, una volta instaurato, è troppo capillare per non insinuarsi fin nelle più intime pieghe della vita di ciascuno.
Obbligo vaccinale
In politica al momento spunta a intermittenza la domanda: obbligare o non obbligare la gente a vaccinarsi? Obbligarli tutti o solo una parte?
Oppure iniziare col non obbligare, temporeggiare un po’ e contare sulla persuasione, come ha ribadito il Ministro della Salute? Come ha dichiarato il Ministro, si può avere fede nella capacità “degl’italiani” di persuadersi da soli a farlo. Inoltre, aggiungiamo, l’obbligo indiretto è già stato ampiamente testato come mezzo di raggiungimento di coperture totali, con risultati pari alle aspettative.
Qui alcuni esempi persuasivi, appunto, di come si potrebbe ottenere il risultato di copertura totale con meno dispendio di coercizione possibile: patentino richiesto per viaggi su aerei o navi, permanenze in alberghi e pensioni, ostelli; ricoveri in ospedali, cliniche, RSA, attività lavorative a contatto con persone, con alimenti, con animali; attività di volontariato… La lista può allungarsi molto e la si potrebbe desumere anche dalla mozione Gelmini-Mandelli presentata in Parlamento nel maggio 2020 per introdurre l’obbligo di vaccinazione antiinfluenzale.
Il semplice espediente del patentino di vaccinazione (o anche passaporto sanitario) è certo più elegante, chic e gratificante di un grezzo obbligo diretto, con scene di poliziotti che trascinano in carcere o tribunale le sventurate pecore nere.
Quindi se l’obbligo diretto, ossia di diritto, può non piacere alla politica, c’è sempre la possibilità di attuare l’obbligo indiretto, quello di fatto. Con lo smartphone è stato (di) fatto.
E qualora venisse introdotto il patentino di vaccinazione, il mezzo per esibirlo non sarà certo un vecchio e obsoleto pezzo di carta, o di plastica, come tutti possiamo ben immaginare.
Sarà invece una protesi digitale senza cavi, garanzia di eternità e ubiquità.
Sarà la potenza dell’obbligo indiretto elevato al quadrato.
di Elena Dorian
Tratto da: http://www.buergerwelle.it
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