La Tech vi offrirà un corpo da stuprare per 10 mila dollari. Donne? Paolo Barnard - www.altreinfo.org

La Tech vi offrirà un corpo da stuprare per 10 mila dollari. Donne? Paolo Barnard

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Ok, riprendetevi dallo shock, l’immagine è pertinente, purtroppo, lo capirete dopo.

Chissà se con questo articolo sveglio le donne sul Mostro di TECH in Artificial Intelligence (A.I.) che deglutirà la civiltà umana nell’arco di pochi bocconi, e che già oggi mastica come uno squalo. Me lo chiedo perché dopo un anno di miei allarmi documentatissimi sulla nuova schiavitù mondiale, le lettrici ancora mi considerano un intellettuale misogino oggi disceso nella follia futuristica. I maschi no, molti di loro hanno compreso che, di nuovo, ci sto vedendo lunghissimo.

 ** (p.s. sotto)

Donne, questo non è il Barnard vostro feroce critico che scrive. Questo è il giornalista che disperatamente tenta di proteggervi col suo lavoro, ma voi aprirete gli occhi almeno sta volta?

Le modelle sono già pronte, bellissime, giovani, ma saranno programmate per tirare calci, graffiare, urlare, tentare di serrare le cosce, poi piangere o ansimare convulse, poi inarcarsi col corpo e gridare ancora, e serrare le labbra per impedirgli di baciarle. Ma alla fine gli adduttori delle cosce sono programmati per mollare, le gambe si spalancheranno e lui le stuprerà dopo averle sopraffatte. Costo: circa 10 mila dollari per la prima modella prototipo assai meno realistico, mentre per arrivare a quella con le capacità descritte sopra si viaggerà sui 20-30 mila dollari.  E milioni di maschi orrendi soddisferanno una perversione arci nota, stuprare lei, ma non fra 80 anni, fra un paio d’anni o poco più.

La Startup si chiama TrueCompanion.com, e ha annunciato l’inizio produzione a breve dei primi modelli più… ‘moderati’.

Please, welcome le Rapebots, che è la fusione fra il verbo inglese to rape (stuprare) e robots. Ma peggio.

Sul mercato extra UE e USA, esistono già le bambole bambine/i in età dai 4 agli 11 anni, pronte da stuprare, anche se in quest’ultimo caso ancora non si parla di robotica, ma il consenso degli esperti è che un mercato nero a costi stratosferici per i Rapebabybotsrappresenta una certezza.

Qualcuna delle 5 donne che leggono Barnard ricorda cosa ho scritto nell’articolo di ieri notte? Ecco: “…nessuno si sta preoccupando di cosa può accadere all’Interesse Pubblico se queste portentose TECH finiscono nella mani sbagliate”. Ora, donne, mi ascolterete per una volta? Ma vi avviso: il modo in cui affronterò questo incubo TECH nell’articolo non è scontato come il banale grido “Porciii criminaliii!” e fine.

Era ovvio persino pensare che le super TECH in A.I. non si sarebbero limitate a Sanità, trasporti, industria, scienze, consumi, comunicazioni, denaro, politica, guerre ecc. Con un’industria globale del sesso che viaggia sui 190 miliardi di dollari all’anno solo in prostituzione, poi c’è il porno, sex-toys et al., e con un mercato per le sex-TECH di 30 miliardi sempre all’anno, stanno spuntando labs in tutto il mondo dove la gara per produrre corpi artificiali per ogni gusto o perversione sessuale è frenetica.

E si va dalla Abyss Creations in California, che vende ogni anno 700 innocenti ma arrapatissime ragazze robotizzate, fino alla sopraccitata scioccante idea delle Rapebots della TrueCompanion.com, al videogioco Grand Theft Auto dove il cliente prima scopa con una prostituta, e poi l’ammazza.

Le voci di protesta – bè, certo, là dove gli uomini non hanno i gravosi impegni di capire perché Di Battista lascia la politica e le donne non devono capire dove va Flavia Vento – le voci di protesta, dicevo, si sono già sollevate e il campo è diviso in tre: coloro che condannano queste sex-TECH senza appello; coloro che chiedono un dibattito psichiatrico su di esse perché potrebbero essere utili; e i produttori che ovviamente si auto assolvono.

Inizio dai primi (fra cui anche il NY Times) e cito Kathleen Richardson, docente della De Montfort University in Gran Bretagna, ma soprattutto fondatrice del sito Campaign Against Sex Robots: “Ciò che faranno questi Rapebots, sia in forma adulta per non parlare dei bambini/e, sarà di rafforzare l’aberrazione del pervertito nella sua totale mancanza di empatia per la vittima. Stupratori e pedofili non sentono le orrende grida delle loro vittime come vere grida, ma solo come strumenti di rinforzo del loro orgasmo. E noi vogliamo forse permettere che si eccitino a casa con un robot prima di delinquere? Follia totale”.

Diversa la posizione del Prof. Noel Sharkey dell’Università di Sheffield , sempre in Inghilterra, un esperto di A.I. e robotica, che suggerisce questo: “E’ stata avanzata l’ipotesi che se un portatore di perversioni sessuali può sfogarle su una macchina, questo può integrarsi nella terapia complessiva del soggetto. Ma non esistono ad oggi evidenze che ciò funzionerà davvero”. E al Georgia Institute of Technology il Prof. Ronald Arkin, che dirige la robotica mobile, aggiunge sulla stessa linea che “Data l’altissima posta in gioco, cioè donne e bambini devastati per la vita, io credo che un tentativo di usare i Rapebots con pregiudicati o pervertiti in studi scientifici controllati vada fatto. Anche se salviamo un solo bambino o una sola donna, ne sarà valsa la pena”.

Infine ecco la difesa standard dei creatori di Rapebots: “La nostra Signorina non è una persona, è una macchina. E’ forse eticamente ripugnante forzare il mio tostapane a farmi dei toast fino a che scoppia?”.

E torno alla foto sopra. Non è un mistero che il web è zeppo di siti dove cosiddetti ‘artisti’ disegnano sadismo su donne e bambini così, e molto peggio di così. Per non parlare, e davvero qui si chiude lo stomaco anche a me con tutto l’orrore che ho visto nel mondo, dei siti dove al posto di donne o bambini disegnati ci sono quelli veri.

Ma qui torna il dibattito di cui sopra. E lo racconto con un’esperienza personale che tocca il paradosso. Mi trovavo a Copenaghen sia come attivista che come reporter per un servizio sul maggior centro al mondo per la riabilitazione delle vittime della tortura politica, il RCT della Dott.ssa Inge Kemp Genefke. Siamo nella civilissima Danimarca, ok? Io in un pomeriggio vuoto passeggio in centro e m’infilo in un porno shop. Ma da subito capisco che non è uno normale, infatti sbatto la fronte contro una frusta a 8 teste che penzola dal soffitto. E’ specializzato in sado-masochismo.

L’occhio cade sulle prime immagini, fumetti, video, e il mio coso là sotto in effetti si muove. Ma poi entrando nelle salette più nascoste arriva l’inimmaginabile, cioè la roba della foto sopra e ahimè anche video con umani veri. Mi giro e mi sparo dritto dal cassiere ringhiando: “Hey, state esagerando cazzo, ma non v’arrestano? Cazzo, ok la fantasia sado-maso drizzacazzi, ma quella roba là è tortura per Dio! Ma nessuno dice niente qui! Non vi vergognate stronzi?!”.

Il ragazzo, al contrario di me, mantiene un tono educatissimo ed ecco la replica: “L’Autorità in questo Paese, Signore, è perfettamente a conoscenza delle nostre cose. Sappiamo che esse sono di grande aiuto a persone ‘particolari’ che si sfogano qui invece che commettere crimini. Noi siamo in Danimarca, siamo avanti”. In quell’istante entra la sua donna o amica con in mano dei burger, e io: “Ma tu sei donna! ma non ti fa vomitare che di là una come te è disegnata o filmata mentre urla come un animale? Ma chiccazzo sei tu, sei una donna tu?”. Lei neppure mi rispose, loro curavano persone ‘particolari’.

Erano gli ultimi anni ’90, non avevo studi ed evidenze per controbattere, e me ne andai. Ora penso a come potrei rispondere a TrueCompanion.com coi suoi vicinissimi Rapebots, o a una Startup cinese che sforna bambine di 4 anni in A.I. pronte per il ‘consumatore’. E la mia risposta, anche se non ha valore scientifico né clinico, è questa:

Parto dalla consapevolezza dei disastri che sempre il proibizionismo ha fatto nella Storia. Guardate cos’è successo nel porcile chiamato Vaticano con l’imposizione della castità ai preti: hanno sfornato galassie di pedofili, e nulla di simile è accaduto nelle Chiese dove al sacerdote viene permesso almeno il matrimonio. Fui più volte baciato da un frate cattolico, a 8 anni. Poi io so, perché ci misi le mani di persona e in modi drammatici, cosa fa il proibizionismo con gli oppiacei. Sinceramente, chi ne pontifica senza essere mai stato una sola notte di fianco a una 25enne che si prostituisce, ruba, ha la scabbia e perde i capelli a ciocche a pochi mesi dalla cirrosi epatica, stia zitto e basta. La Riduzione del Danno era la via per salvare giovani vite con un piede nella fossa, poi magari anche Muccioli.

Ma nel caso di questo articolo è diverso, qui parliamo di un’industria che non solo tollera l’dea di, ma promuove crimi agghiaccianti come la pedofilia, lo stupro e la tortura. No, here it’s a totally different ball game, man… no, qui parliamo di un’altra partita, gente. Che in un setting assolutamente specialistico come può essere la rieducazione in un carcere, o in clinica psichiatrica, si possa tentare sotto strettissimi limiti clinici l’uso di Rapebots per stupratori e pedofili, e di immagini di tortura per pervertiti psicopatici, lo posso contemplare. Ma punto.

Ciò che non è ammissibile è che oggi, mentre si viene bruciati dall’Inquisizione se al Ministero del Tesoro si permettono 20 euro in più per la Sanità, nel nome del business e dei bagliori delle TECH in A.I. nessuno intervenga per spazzar via i Rapebots, donne e bambini. Questo è aberrante.

E lascio la conclusione alla Prof.ssa Kathleen Richardson’s, della britannica De Montfort University e fondatrice del sito Campaign Against Sex Robots, perché ripete alla lettera e da autorevole posizione ciò che ho invocato nel mio ultimo articolo ieri. La Richardson:

Gli Stati devono con urgenza affrontare il lato etico delle nuove TECH, della robotica e della A.I. Vanno stabiliti Trattati internazionali vincolanti che riflettano princìpi di dignità, reciprocità e libertà per tutti, e nell’interesse comune”.

Prima lottate per questo, PER PRIME VOI DONNE, poi semmai fate figli. Ma sinceramente, in un mondo che quasi di certo vedrà la comparsa fra pochi anni di Rapebabybots, io un figlio non ce lo metterei.

** Ma possibile che voi donne non vi siate mai mobilitate per bandire i siti come quelli della foto sopra? Ma non vi vergognate? O siete tutte danesi?

di Paolo Barnard

Fonte: paolobarnard.info

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