Qualsiasi persona informata del mondo anglosassone ha sentito parlare della “Operazione Barbarossa”, l’invasione tedesca della presunta pacifica Unione Sovietica, ma la verità sul perché fu lanciato l’attacco è scarsamente conosciuta. Troppo pochi sanno dell’“Operazione Groza”, il piano dell’Armata Rossa per sottomettere l’Europa. Lo storico russo revisionista Igor Bunich si associa a Viktor Suvorov e ad altri ricercatori storici che cercano la verità nello spiegare perché la Wehrmacht si decise ad attaccare, i tempi, e perché l’Unione Sovietica subì terribili perdite all’inizio della guerra.
Nei tardi anni ’80 verso il suo pensionamento e l’imminente collasso della Unione Sovietica, il già ufficiale di Marina Igor Lvovich Bunich decise di diventare uno scrittore, più precisamente storico revisionista dell’era sovietica. Nato nel 1937 e laureato allo Istituto di Costruzioni Navali di Leningrado, Bunich fu assunto nell’Istituto centrale di ricerche Krylov ed all’accademia navale come traduttore e riassuntore di letterature straniere. Bunich inoltre analizzava eventi storici e compilava rapporti per l’Accademia Navale.
Per svolgere i suoi compiti gli fu permesso di accedere agli archivi sovietici (comunque negli anni ‘80 fu convocato come testimone riguardo a certe attività del KGB, inclusa la distribuzione di materiale antisovietico, il risultato del quale fu la sua rimozione dai suoi normali compiti e costretto al compito di sorvegliante notturno per diversi anni). Quindi Bunich era ben piazzato per ottenere molto materiale da utilizzare nei suoi scritti.
Per assicurarsi una vasta attenzione dei lettori, Bunich scelse un genere descritto come una storia popolare, uno stile descritto come narrativa. Benché le sue opere siano assai lette ed estremamente popolari in patria, sono quasi sconosciute fuori dalla Russia. Il suo primo libro di gran successo, “L’oro del Partito”, pubblicato nel 1986 a Kiev, narra i crimini commessi dall’assassino psicopatico della Ceka Michail Kedrov (Zederbaum), e racconta la storia del come Stalin usò il capo dello NKVD Gernrik Yagoda (1934-36) per arrestare e mandare a morte persone che avevano profittato della Nuova Politica Economica di Lenin di breve durata (NEP), dopo la quale Stalin fece giustiziare Yagoda.
Un altro libro di Bunich, “La spada del presidente”, racconta gli eventi tragici che caratterizzarono la crisi istituzionale dell’ottobre 1993. Ha scritto anche sulla guerra cecena, l’assassinio dello Zar Nicola e famiglia, la sorte della flotta del Baltico nella Seconda G.M., assaltatori tedeschi, ecc. In tutto, Bunich ha scritto e pubblicato trenta libri, molti dei quali sono di gran successo in Russia, ma quasi sconosciuti in Occidente.
Due dei molti libri di Bunich “Operazione Groza (temporale): I piani strategici dell’Unione sovietica in caso di guerra contro la Germania e i suoi alleati”, e “L’errore fatale di Stalin” sono stati ripubblicati con un solo titolo. Il primo, “Operazione Groza”, si riferisce al periodo cruciale dalla firma del Patto di non Aggressione Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939 fino alla conclusione dell’incontro di Molotov del settembre 1939 con Hitler a Berlino, dopo il quale entrambe le parti furono convinte che i loro rispettivi piani di guerra “Barbarossa” e “Groza” sarebbero presto stati utili.
Le richieste di Molotov di concessioni militari in Finlandia al Nord e fino al Mar Nero e ai Dardanelli al Sud convinsero Hitler che solo la soluzione militare, non politica, sarebbe stata possibile con lo Stato comunista.Tuttavia, quando Molotov stava per ritornare a Mosca, Hitler propose diplomaticamente un incontro con Stalin: “Considero Stalin come una grande personalità storica. Sarà ricordato nella Storia come un grande uomo. Io stesso sarò ricordato. E’ quindi naturale che due tali figure politiche si incontrino”. L’inganno da quel momento sarebbe diventato il “modus operandi” fra i due Stati.
“Operazione Groza” conferma e rinforza la tesi di Suvorov secondo la quale l’URSS aveva un suo piano per attaccare la Germania, ma “Barbarossa” lo rovinò. Inoltre, Bunich dimostra che Stalin era pronto ad invadere la Germania e l’Europa occidentale perfino prima che vi fosse una qualche indicazione che Hitler aveva in animo di attaccare l’URSS anni prima che “Barbarossa” fosse concepito. Il secondo libro, “L’errore fatale di Stalin”, racconta come il dittatore comunista conducesse la guerra, parla dei suoi più vicini collaboratori ed il suo fallimento nel prevedere che l’Armata Rossa si sarebbe rifiutata di resistere all’aggressione tedesca il primo anno di guerra.
Bunich basa la sua tesi ed il libro sui piani di Stalin per attaccare la Germania sul documento numero 103202/06 datato 18 settembre 1940 (tre mesi prima che “Barbarossa” fosse concepito), firmato dal Maresciallo Timoshenko e dal Capo di Stato maggiore generale Maresciallo Kyril Meretskov, rinvenuto in un fascicolo segreto contenente documenti segretissimi. Dopo che il Maresciallo Zhukov divene Capo di Stato maggiore generale nel febbraio1941, il Piano fu chiamato MP41 (Piano di mobilitazione 41. Si trova nell’Archivio Centrale del Ministero della Difesa (tsAMO, f.15A, op.2154, d.4.1. 199-287).
Nonostante i termini del Patto Ribbentrop-Molotov, quando la Wehrmacht attaccò la Polonia il 1° settembre 1939, l’Armata Rossa scelse di stare a guardare e non entrò in Polonia fino al 17 settembre. Se l’URSS, nuovo socio della Germania in base al Patto, avesse agito allo stesso tempo della Germania, la Gran Bretagna e la Francia non avrebbero mai dichiarato la guerra.
Non è noto se l’URSS scelse autonomamente di non invadere la Polonia contemporaneamente alla Germania o se vi furono manovre in corso con l’Inghilterra allo scopo di permettere alle potenze occidentali di dichiarare guerra a una Germania isolata, nella convinzione che una alleanza URSS-Stati Uniti era in gestione.
L’operazione “Groza”, secondo Bunich, iniziò quando le due parti stavano negoziando i particolari del Patto di Non Aggressione Ribbentrop-Molotov dell’agosto 1939. Il Patto con la Germania era stato proposto dall’URSS mentre i negoziatori franco-inglesi erano a Mosca cercando di concludere il proprio patto con l’URSS. Quando i russi furono costretti a concedere aree nei distretti di Varsavia e Lublino alla Germania, insistettero nell’incorporare i salienti di Byalistok e Lvov situati ad Est.
Il generale Shaposhnikov commentò: “Questi salienti penderanno come nuvole di tempesta sulla testa di Hitler”. A questo Stalin aggiunse: “E da queste nuvole partirà il temporale”.
Nelle sue prime fasi, solo cinque collaboratori di Stalin erano al corrente dei piani dell’Operazione “Groza”: Molotov, Beria, Shaposhnikov, Meretskov e Zhdanov. Più tardi, quando si dovettero studiare i particolari militari, Zhukov, Mekhlis, Kirponov, Pavlov, Dekanotsov (Dekanozishvili), Malenkov e Timoshenko furono messi al corrente.
Entrambi i piani di guerra, “Groza” di Stalin e “Barbarossa” di Hitler si evolsero col tempo dalla pianificazione all’attuazione secondo le variazioni politiche e militari. Essenziale per il loro successo era la necessità di colpire per primi. “Groza” doveva iniziare pochi giorni dopo che la Germania portò avanti il piano “Leone Marino” per l’invasione dell’Inghilterra. Hitler comprendeva appieno che non avrebbe potuto attendere che gli alleati occidentali e l‘Armata Rossa accerchiassero la Germania ed attaccassero nel momento a loro più comodo. Egli scelse invece di ingannare Stalin nel credere che l’Operazione “Leone Marino” fosse la massima priorità della Germania mentre in realtà stava spiegando le sue forze per attaccare l’URSS.
In seguito alla sconfitta della Polonia a metà settembre 1939, l’URSS si affrettò ad agire secondo i propri interessi. Attaccò e bombardò la Finlandia il 30 novembre, protestando che la Finlandia la minacciava. Stalin fu scioccato per la mediocre prestazione dell’Armata Rossa e prese immediate misure per il suo miglioramento. Sapeva che “con un esercito come quello, Groza sarebbe stata impossibile”.
In occidente i popoli chiedevano una spedizione franco-britannica in aiuto ai finnici. Il Primo Ministro Chamberlain in realtà appoggiava questa idea, ma forze politiche gli impedirono l’azione. Bunich cita le parole di Andrei Zhdanov, secondo il quale nel 1939 la decisione di invadere la Finlandia era chiara evidenza che l’URSS aveva intrapreso la strada. di una politica estera di aggressione. Zhdanov continua dicendo che lo Stato Maggiore aveva impedito gli sforzi per la difesa in favore di una politica militare aggressiva. L’URSS quindi si mosse rapidamente incorporando gli Strati baltici (Lituania, Lettonia, Estonia), stabilendovi basi militari. E nel luglio 1940 forze sovietiche assunsero il controllo delle province romene della Bessarabia e della Bucovina.
Il periodo fra la firma del Patto di Non Aggressione ed il lancio dell’Operazione Barbarossa si può ulteriormente dividere in due parti.
La prima, che terminò con la conclusione della campagna di Polonia fino all’invasione della Francia, è stata denominata in diversi modi, il più comune come la guerra finta, o “le drole de guerre” (la strana guerra, il gioco della guerra). Nessuna azione militare rilevante fu presa da entrambe le parti. E’ precisamente in questo intervallo che questa tipica disputa di confine fra Germania e Polonia si sarebbe potuta risolvere. Tuttavia, quando Gran Bretagna e Polonia si rifiutarono di negoziare, tutte le parti, inglesi, tedeschi, russi, migliorarono le loro posizioni militari.
Il 9 aprile 1940 i tedeschi invasero la Norvegia per sloggiare gli inglesi che vi avevano sbarcato le loro forze per bloccare le spedizioni di ferro alla Germania. Quindi, il 10 maggio, un giorno dopo che Churchill aveva rimpiazzato Chamberlain come Primo Ministro, i tedeschi invasero la Francia, essendo giunti alla conclusione che ulteriori negoziati per giungere ad una pacifica soluzione con l’Inghilterra erano impossibili. Quando risultò chiaro che Gran Bretagna e Stati Uniti stavano corteggiando l’URSS e probabilmente erano già alleati, la crescita dell’Armata Rossa sul nuovo confine russo-tedesco non potette più essere ignorata.
Hitler ordinò che la parola d’ordine in codice “Dortmund” fosse trasmessa per radio a tutte le unità della Wehrmacht, e quindi iniziando l’Operazione Barbarossa, appena poche scarse settimane prima del lancio di “Groza”. La sconfitta e distruzione dell’Armata Rossa, credeva Hitler, avrebbe messo fine alla minaccia sovietica alla frontiera orientale una volta per tutte e sottratto alla Gran Bretagna un potentissimo alleato sul continente. Fu un azzardo fatale.
Immediatamente quando fu informato che l’Operazione Barbarossa era iniziata, il presidente Roosevelt autorizzò la spedizione di materiale da guerra all’Unione Sovietica. Il piano di mobilitazione sovietico era stato reso effettivo al momento della firma del Patto di Non Aggressione, cioè più di due anni prima che la guerra con la Germania cominciasse. Lo storico Bunich elenca alcuni dei provvedimenti presi per il processo di mobilitazione:
- La disciplina fu immediatamente rinforzata in tutta l’Armata Rossa. Mentre prima un soldato dell’Armata Rossa era considerato un disertore se avesse abbandonato il suo posto per più di sei giorni, la nuova legge ridusse tale periodo a sei ore;
- La NKVD fu autorizzata ad applicare la disciplina per mezzo del terrore;
- I richiamati alle armi sarebbero stati trattenuti fino al 1946;
- L’industria fu incaricata di provvedere alla produzione di materiale da guerra, carri armati, aerei, navi, ecc.;
- Timoshenko ordinò che l’istruzione delle truppe fosse confinata al necessario sul campo.
Lo Stato Maggiore calcolava che 5 milioni di uomini, 11.000 carro-armati, 35.000 cannoni e 9-10.000 aerei sarebbero stati necessari per una campagna di 3-4 mesi. Prima che l’Armata Rossa entrasse a Berlino, ameno tre volte tanto sarebbe stato necessario; e, con l’aiuto americano, tanto ebbe l’Armata Rossa.
Nel settembre 1940, più di un anno prima di Pearl Harbour, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, Laurence Steinhardt già corteggiava il Ministro degli Esteri Molotov, impressionandolo con l’enorme potenziale americano in caso di guerra. Informò inoltre Molotov che non solo la Germania non avrebbe potuto attaccare gli Stati Uniti, ma che essa non aveva sufficienti forze navali per attraversare il canale della Manica.
Le menzogne di Roosvelt
Meno di un anno dopo, Roosevelt, in discorsi in parte preparati dai servizi segreti britannici, raccontava agli americani che la Germania era protesa alla dominazione del mondo. Mostrò una carta geografica, preparata dai servizi inglesi, mostrando presunti piani “nazi” per riorganizzare l’America Centrale e assumere il controllo del Canale di Panama. Il presidente inoltre mise in guardia gli americani che, se Hitler avesse vinto, avrebbe abolito tutte le religioni negli Stati Uniti.
Gli obbiettivi del Piano “Groza”, ci dice lo storico Bunich, erano la spinta sovietica in Romania per tagliare i tedeschi fuori dai campi petroliferi di Ploesti e dai Balcani. Il primo obbiettivo strategico dell’Armata Rossa era la distruzione della Wehrmacht con lo spiegamento delle forze sovietiche a sud della linea Brest-Demblin.. Il prossimo era l’attacco dall’area di Katovice in direzione nord-ovest per distruggere le forze principali delle ali centrali e del nord della Wehrmacht, e la conquista dei territori polacchi e della Prussia orientale.
Dopo la sconfitta della Germania, tutta l’Europa sarebbe stata aperta alla conquista sovietica. Nel senso strettamente militare, quale che sia la parte che colpisce per prima acquisisce un vantaggio tattico immediato, che, inquadrato in una massiccia avanzata da rullo compressore, può condurre alla vittoria in 3-4 mesi. Hitler colpì per primo, ma mancò di ottenere la vittoria entro il tempo strettamente necessario.
Stalin, sempre metodico e prudente, aveva ritardato “Groza” perché temeva un accordo all’ultimo minuto fra i tedeschi e gli inglesi in seguito all’iniziativa di Rudolf Hess e scelse di attendere e vedere i risultati dell’operazione “Leone marino”. Stalin credeva – a torto, come fu dimostrato – che fino a quando le truppe tedesche entrarono in Russia, i movimenti delle loro forze erano la preparazione per l’attuazione di “Leone marino”. Per dissipare i timori sovietici che la Germania avrebbe potuto cancellare l’operazione “Leone marino”, i tedeschi manovrarono diplomaticamente per convincere i russi che la Wehrmacht era ancora intenta a preparare l’invasione delle isole britanniche.
Lo storico Bunich racconta come nel marzo 1941 (tre mesi prima che fosse lanciato “Barbarossa”) Walter Schellenberg, un funzionario dei servizi segreti, fece credere all’ambasciatore sovietico a Berlino, Vladimir G: Dekanozov, che i tedeschi si stavano preparando per invadere l’Inghilterra: Dekanozov: “Abbiamo sentito che esiste un Piano chiamato ‘Operazione Barbarossa’, che significa un assalto tedesco contro di noi”.
Schellenberg: “E’ vero; questo piano esiste, ed è stato elaborato con grande cura. Abbiamo comunicato il Piano, attraverso canali segreti, ad americani e inglesi per far loro credere che ci stiamo preparando per attaccarvi. Se lo credono, avremo una buona possibilità di avere successo con l’Operazione “Leone Marino”. Ma noi sappiamo del vostro “Piano Grom” (Grom significa “tuono” Groza vuol dire “temporale”).
Dekanozov informò Stalin di questo colloquio con Schellenberg – e Stalin lo credette (Igor Bunich Igor Bunich – Wikipedia, the free encyclopedia).
Così come la Wehrmacht usò la parola in codice Barbarossa, l’Alto Comando sovietico avrebbe usato la parola in codice Groza per segnalare a tutte le unità che l’offensiva stava per cominciare. Alla ricezione del segnale, tutte le unità avrebbero dovuto togliere dalla cassaforte militare del quartier generale divisionale uno spesso pacchetto rosso con la scritta “aprire alla ricezione del segnale Groza” e “leggere le istruzioni per la battaglia”. Bunich è sicuro che laWehrmacht nei suoi rapidi accerchiamenti nei primi mesi di guerra deve aver messo le mani su un bel po’ di questi pacchi.
Sfortunatamente, la sconfitta finale tedesca e l’occupazione sia degli alleati occidentali che dell’Armata Rossa fu così capillare che i vincitori furono in grado di leggere tutte le registrazioni ufficiali tedesche, specialmente quelle che documentavano le azioni criminali ed i piani di guerra dei vincitori.
Alcuni dei colleghi storici di Bunich che la pensano come lui hanno commentato il perché Stalin ritardò l’inizio dell’operazione Groza.
Viktor Suvorov: “Stalin credeva che Hitler non avrebbe attaccato mentre era ancora in guerra con l’Inghilterra. Egli ritardò la data originale dell’Operazione Groza quando Rudolf Hess atterrò in Scozia per colloqui di pace. Il capo sovietico temeva che, se tedeschi e inglesi fossero giunti ad un accordo, egli sarebbe stato lascito solo ad affrontare il Terzo Reich”. Suvorov ritiene che il momento migliore del lancio di Groza sarebbe stato “nel giugno 1940, appena dopo che la Germania avesse piegato la Francia, e quasi tutte le sue forze impegnate in occidente.”
Michail Meltjukov: Il contenuto dei piani operativi sovietici, le linee guida ideologiche e la propaganda militare, insieme alle informazioni sulla preparazione all’offensiva dell’Armata Rossa, attestano senza alcun dubbio le intenzioni del governo sovietico di attaccare la Germania nell’estate del 1941. L’inizio dell’attacco di Groza era stato fissato per il 12 giugno 1941, ma il Cremlino fatalmente spostò la data al 15 luglio (Bunich dice il 10 luglio. “Se avesse attaccato alla data originale, crede Meltjukov, avrebbe avuto successo).”
Diversamente dai suoi storici conterranei che si son dedicati sugli aspetti militari dell’Operazione Groza, Bunich rivela la causa principale del suo fallimento e delle terribili perdite umane russe. Egli biasima Josef Stalin e il regime comunista per aver demoralizzato l’intero Paese con i suoi delitti e quelli del regime contro la Russia e l’Ucraina nel nome dell’industrializzazione e della collettivizzazione. Poche famiglie in Russia non lamentarono la perdita di uno o più membri.
Quando iniziò la guerra, non solo un gran numero di coscritti disertarono, ma le popolazioni perfino accolsero festosamente le truppe tedesche. Stalin ridusse le ovvie disparità dell’altissimo numero delle perdite russe in uomini ed armamento contro le forze dell’Asse molto più ridotte con un semplice metodo aritmetico: nei rapporti ufficiali semplicemente eliminò due o tre zeri sul numero delle perdite sovietiche. Quindi, se le sue forze perdevano diecimila aerei e diecimila carri armati, ne annunciava un decimo.
Inversamente, moltiplicava le perdite tedesche. Stalin non si aspettava che l’Armata Rossa si rifiutasse di combattere. Secondo Bunich, fu il suo più grande errore. L’autore cita ripetutamente Talleyrand. “Questo è peggio di un delitto. E’ un errore madornale”. Senza esagerare, afferma Bunich, gli eventi dell’estate del 1941 sui campi di battaglia possono essere visti come insurrezione dell’Armata Rossa contro il dispotismo stalinista.
La risposta di Stalin al fallimento dell’Armata Rossa nel combattimento fu di ricorrere a metodi terroristici come battaglioni di disciplina formati da internati nei gulag alle spalle delle truppe, pronti a sparare a chiunque o a tutti coloro che si rifiutavano di andare avanti. I soldati presi prigionieri o che si arrendevano erano dichiarati disertori. Dopo la vittoria, Stalin mandò a morte molti dei prigionieri che ritornavano o li consegnava all’ “Arcipelago Gulag”.
L’Operazione Groza, asserisce Bunich, fallì perché Stalin volle attendere che i tedeschi sbarcassero in Inghilterra. Questo fatale fallimento è attribuito all’innata prudenza di Stalin. Metodico all’eccesso, voleva che tutte le pedine fossero al loro posto prima di prendere una decisione. Era convinto che Hitler non avrebbe iniziato la guerra all’Est fino a quando avesse risolto la situazione all’Ovest.
Hitler, naturalmente, non voleva invadere l’Inghilterra. In realtà ammirava gli inglesi e non si aspettava il tradimento di Winston Churchill. Il suo corso di azione pianificato esigeva la distruzione dell’URSS. Poiché in passato Hitler aveva detto che la Germania non avrebbe potuto affrontare una guerra su due fronti, Stalin senza dubbio credeva che Hitler non aveva intenzione di provare a farlo, mentre Hitler probabilmente credeva che nessuno, incluso Stalin, si sarebbe aspettato che facesse proprio quello. In questo caso avrebbe aumentato le sue prospettive di successo. Ed aveva ragione.
Della questione ebraica Bunich parla poco e spassionatamente. L’Impero britannico, sostiene, è esso stesso prodotto dell’ebraismo mondiale ed è stato così sin dai tempi della regina vergine Elisabetta, figlia di Enrico VIII, che permise la costruzione di sinagoghe senza restrizioni in tutti i suoi domini allo scopo di ostacolare le ambizioni della Spagna nel Nuovo Mondo. In suo onore gli inglesi chiamarono Virginia la loro colonia americana, dove nel 1588 furono costruite la prima chiesa protestante e la prima sinagoga – la chiesa di legno, la sinagoga di mattoni.
Hitler, che aveva osservato i minacciosi negoziati inglesi, francesi e americani a Mosca, soppesò le sue opzioni: “Questo nuovo accerchiamento della Germania da parte di una coalizione di superpotenze controllate dal giudaismo internazionale è abbastanza evidente. Queste forze agiscono dietro Churchill e Roosevelt. Esse sono attualmente mobilitate non per arrestare la missione storica della Germania, ma per distruggerla come Stato nazionale. Churchill parla con la loro voce, respingendo le offerte di pace e parlando della distruzione dello hitlerismo. Inoltre, la presente tendenza verso una unione di forze del capitale plutocratico e le forze del “giudaismo nordico”, che è la spina dorsale del bolscevismo e si nasconde temporaneamente dietro Stalin, sta diventando acuta in modo crescente” (Igor Bunich, “Collapse of Operation Groza: Stalin’s Fateful Blunder”, EKSMO-YaUZA, Mosca, 2010, 896 pp. ).
Hitler conclude che doveva colpire prima che gli Stati Uniti acquisissero piena forza, che stimava fattibile verso l’estate del 1942. Conseguentemente, agì immediatamente iniziando “Barbarossa“, sperando di abbattere l’URSS prima che gli Stati Uniti potessero intervenire. Se, ragionava Hitler, avesse potuto piegare l’URSS rapidamente, entro 3 o 4 mesi, la Gran Bretagna non sarebbe più stata una minaccia nel continente. Quindi, insieme con Giappone e Italia, sarebbe stato in grado di affrontare gli Stati Uniti nel Pacifico.
Certamente l’operazione “Groza” avrebbe potuto avere successo senza “Barbarossa”. Se questo fosse accaduto, l’Inghilterra, sotto Churchill, sarebbe diventata complice della conquista da parte del comunismo di tutta l’Europa – invece che della parte orientale come in realtà avvenne.
Lo storico Bunich ha ragione nello spiegare perché i vincitori hanno trascurato tutte le evidenze revisioniste, mettendo in risalto e parzialmente discolpando la Germania per avere reagito all’accerchiamento da parte di potenze ostili determinate a distruggerla.
Dopo una guerra, specialmente un conflitto mondiale nel quale milioni di vite umane, città, tesori d’arte, Nazioni e reputazioni furono distrutti, mentre il fuoco cova ancora sotto la cenere, le cause del conflitto sono raramente indagate e i vincitori scrivono la Storia.
Durante la guerra il governo degli Stati Uniti, se non il popolo americano, trovarono molto da ammirare nella Russia comunista, inclusa la persona di Stalin, definito con affetto “Uncle Joe”. Mentre molti in occidente oggi considerano entrambi i regimi –nazionalsocialista e comunista – egualmente perversi.
Bunich inequivocabilmente afferma che il Nazionalsocialismo fu molto più blando in molti modi, specialmente nel trattamento dei propri popoli e del personale militare, diversamente della dirigenza comunista, che fra gli anni 1930 e 1940 consisteva di un numero sproporzionato di non-russi che brutalizzarono, incarcerarono ed uccisero innumerevoli russi ed ucraini.
Quella dirigenza era pronta a combattere i tedeschi se necessario fino all’ultima goccia di sangue russo e ucraino.
In Occidente, il Quarto Potere, esercitando le proprie prerogative di formazione dell’opinione pubblica, continua a dipingere la Germania come il Male Assoluto. I governi occidentali gli si accodano, perché ciò aiuta a giustificare l’appoggio o l’alleanza con l’URSS nella Seconda guerra mondiale.
di Daniel W. Michaels
Note: Daniel W. Michaels è stato per oltre 40 anni traduttore di Russo e Tedesco per il Dipartimento della Difesa statunitense, gli ultimi 20 anni dei quali con il Naval Maritime Intelligence Service. E’ un assiduo collaboratore di articoli di carattere geografico e periodici.
The Barnes Review, Home of the TBR Bookclub
Traduzione di Alfio Faro
Fonte: rinascita.eu
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