Gli Alleati, oltre a respingere gli argomenti della difesa che potendo essere sollevati li avrebbero messi in imbarazzo (abbiamo già visto il principio del “Tu quoque”), processarono i Tedeschi anche in base a leggi che non esistevano al tempo dei loro presunti crimini e che vennero rese retroattive (per esempio i “crimini contro la pace”). Inoltre i generali tedeschi non potevano obiettare che in quanto militari dovevano obbedire agli ordini superiori.
Un processo basato su leggi che prima non esistevano, fatte dopo per condannare
La difesa protestò, ma inutilmente, che questa era una “giustizia ex post facto, ossia retroattiva”. Infatti l’accusa nel 1945-1946 per i “crimini contro la pace” secondo il Diritto internazionale era priva di fondamento legale in quanto essa si basava su una legge nuova, che non esisteva all’epoca in cui i generali germanici avrebbero commesso dei “crimini contro la pace” (cfr. New York Times, 22 dicembre 1945). Pari modo i difensori tedeschi obiettarono, ma senza successo, che secondo il Diritto naturale
“nullum crimen sine lege, nulla poena sine lege / non c’è crimine e non c’è pena se non c’è una legge che vieta un atto”,
che in breve non si possono punire azioni commesse quando non erano contrarie alla legge. Per fare un esempio, se passo in una strada cui non è stato ancora affisso il divieto di transito, non commetto nessuna infrazione e non posso essere multato; se il giorno dopo l’autorità civile fa affiggere a quella strada il divieto di transito, non può multarmi perché vi son passato il giorno prima, quando il transito era lecito.
Il giudice della Corte Suprema americana William O. Douglas ha scritto:
“secondo la nostra visione della legge nessuno può essere giudicato perché accusato di aver violato una legge ex post facto […]. Ritengo che i processi di Norimberga abbiano applicato nei confronti degli accusati una legge di tale tipo. […]. Prima dei processi di Norimberga i crimini dei quali i nazisti furono accusati non erano considerati tali dalle leggi penali” (W. O. Douglas, An almanac of liberty, New York, 1954, p. 96).
Ora queste norme, applicate a Norimberga nel 1945-1946, erano in contrasto con i manuali di Diritto Penale Militare esistenti all’inizio della Seconda Guerra Mondiale sia in Germania che nel campo angloamericano. Per esempio l’articolo 47 del Codice militare di guerra tedesco stabiliva:
“se una legge penale è violata in esecuzione di un ordine superiore, il responsabile è colui che ha impartito l’ordine. Il subordinato che ha eseguito l’ordine è passibile di punizione solo se ha ecceduto nell’eseguire l’ordine oppure se sapeva che l’ordine ricevuto comportava un’attuazione di un crimine o una violazione di una legge”; anche il Manual of Military Law (Manuale britannico di legge militare) all’articolo 443 stabiliva: “i membri delle forze armate responsabili delle vigenti regole di guerra, in seguito ad un ordine del loro governo o dei loro comandanti, non sono criminali di guerra e non possono essere puniti dal nemico”; pure l’articolo 347 dei Rules of Land Warfare statunitense stabiliva il medesimo principio,
ma questi articoli furono cambiati furtivamente dagli angloamericani verso la fine del 1944 (D. Irving, Norimberga, cit., p. 167).
Tribunale militare internazionale?
Il Tribunale di Norimberga è stato e continua ad essere definito “militare e internazionale”. Ora esso non è mai stato internazionale perché composto da sole 4 Nazioni vincitrici (e quindi era il tribunale dei vincitori e non di tutte o molte Nazioni) e neppure un Tribunale militare perché solo il giudice russo era un militare mentre gli altri 3 erano civili, e molti di essi erano massoni, come dimostra, con prove inoppugnabili, David Irving nel suo libro e, quindi, non imparziali nei confronti degli incriminati.
Inoltre due giudici americani (Biddle e Jackson) avevano collaborato prima del Processo di Norimberga col Governo americano quando aveva deciso di progettare la messa in stato di accusa dei futuri criminali di guerra tedeschi in caso di loro sconfitta. Ora questa circostanza avrebbe dovuto portare, in un processo equo, alla ricusazione dei giudici per la loro possibile mancanza di obiettività, ma a Norimberga ciò non avvenne.
La separazione del potere legislativo, giudiziario ed esecutivo
Il Tribunale di Norimberga violò apertamente il concetto, comune alle democrazie moderne, della separazione del triplice potere (giudiziario, legislativo ed esecutivo). Infatti, dopo aver fatto arrestare gli imputati, chi aveva anche fatto le leggi in base alle quali accusarli, li ha giudicati e fatti impiccare a Norimberga.
L’avvocato difensore di Dönitz, Otto Kranzbühler, ha detto: “se il legislatore, il giudice e l’accusatore sono la stessa persona è lecito nutrire forti preoccupazioni sulle conclusioni del loro lavoro”, ma a Norimberga nel 1946 il legislatore, il giudice e l’accusatore erano i quattro giudici vincitori.
Jackson, Fyfe, Falco e Nikitchenko avevano tutti e quattro preso parte ai negoziati per la stesura dell’accordo in base al quale giudicare i rei a Norimberga, avevano stilato assieme le norme retroattive, avevano compilato la lista dei nomi degli imputati, ed ora a Norimberga li interrogavano, li accusavano, li giudicavano e li avrebbero condannati alla forca, come già era stato deciso prima che il processo iniziasse.
Otto Kranzbühler disse che “sarebbe stato voler chiudere gli occhi davanti alla realtà il sostenere che quei quattro giudici, in quelle circostanze, sarebbero stati oggettivi e liberi da pregiudizi” (Rückblick auf Nürberg, Norimberga, settembre 1949, p. 12).
Prigionieri ai lavori forzati
Gli Alleati accusarono i generali tedeschi di aver usato dei prigionieri come schiavi forzati. Ora Roosevelt in persona aveva approvato a Yalta la deportazione in Urss di circa 200 mila Tedeschi (che divennero man mano 2 milioni) per impiegarli nei lavori forzati e gli Americani fornirono al Belgio lavoratori forzati italiani nelle miniere di carbone. Ora la Convenzione di Ginevra vietava a tutte le Nazioni di trasferire i propri prigionieri di guerra ad altre Nazioni, ma ciò non venne imputato dagli Alleati agli… Alleati a Norimberga. Eppure il “male assoluto”, Hitler in persona, aveva rispettato la Convenzione di Ginevra e perciò non aveva reagito ai bombardamenti al fosforo su Dresda ricorrendo ai suoi immensi arsenali di armi chimiche in quanto non erano ammesse dalle Convenzioni internazionali (cfr. D. Irving, cit., p. 192).
Disparità di trattamento tra testimoni dell’accusa e della difesa
I testimoni della difesa (a favore dei generali tedeschi) erano alloggiati in un edificio del carcere in condizioni simili a quelle degli imputati, che erano assai tristi e severe. I testimoni dell’accusa, invece, erano sistemati con ogni comodità e ricevevano speciali razioni alimentari, violando così le regole della par condicio, le quali dovrebbero valere per tutti i tipi di testimoni sia a favore che contro gli imputati (D. Irving, cit., p. 252).
L’invasione della Norvegia da parte della Germania e dell’Inghilterra
Nel 1940 Hitler aveva progettato di invadere la Norvegia per prevenire un analogo piano d’invasione anglofrancese. Nel marzo 1946 i difensori tedeschi del generale Keitel sfidarono il governo britannico a produrre i documenti del Foreign Office del governo relativi ai piani di Churchill identici a quelli dei Tedeschi per l’invasione della Scandinavia che era neutrale. Ora la cosa più imbarazzante, sostiene Irving con ampia documentazione (rinvio il lettore allo studio del suo libro), è che l’obiezione dei difensori di Keitel rispondeva alla verità e si trovava confermata in alcuni documenti captati dai tedeschi nella Francia occupata (Memorandum di sir Norman Brooke a sir Orme Sargent, 16 marzo 1946, presso Public Records Office, file Prem.8/393).
In effetti nel 1940 Churchill aveva programmato un’entrata in guerra in Scandinavia per aiutare la Finlandia contro la Russia. Per questo motivo il governo inglese e i giudici di Norimberga decisero di non esibire i documenti anche perché non sapevano che cosa contenessero i documenti caduti in mano dei Tedeschi in Francia (Memorandum di sir Norman Brooke a sir Leslie Rowan, 29 marzo 1946, presso Public Records Office, file Prem.8/393). La verità storica e l’equità del diritto vennero perciò sepolte e la Gran Bretagna fu salva, mentre Jodl e Keitel finirono impiccati.
Violazioni del segreto professionale tra avvocati e clienti difesi
I vincitori disponevano di tutte le risorse tecnologiche e investigative per spiare e registrare le conversazioni tra avvocati e assistiti. Persino degli psichiatri erano mandati a colloquio con i prigionieri per tentare di capire quale linea di difesa avrebbero tenuto e riferirla ai giudici. Infine la censura cancellava dalla corrispondenza dei prigionieri ogni elemento che potesse essere utile per i difensori (cfr. Incartamenti Trevor Roper, Institute für Zeitgeschichte, Irving Collection). Tutto ciò da un punto di vista giuridico non è lecito né legale. Eppure a Norimberga fu fatto.
Gli altri processi
Oltre al Processo principale di Norimberga gli Alleati eseguirono numerosi altri processi: l’Inghilterra ne eseguì 541, l’Australia 275, il Canada 5, la Francia 271, l’Olanda 35, la Polonia 25, la Norvegia 11, la Cina 2 e la Grecia 1.
Inoltre gli Americani celebrarono a Norimberga molti piccoli processi successivi a carico di 199 imputati e impiccarono parecchie centinaia di Tedeschi. In Giappone a Tokio vennero processati 28 generali di cui 7 furono impiccati.
Un consuntivo di Norimberga
A Norimberga fu stabilito che l’invasione tedesca della Polonia fu un’invasione puramente aggressiva e non si considerò che il “corridoio di Danzica” (ricavato a Versailles per dare alla Polonia uno sbocco sul mare, sottraendolo alla Germania sconfitta nella Prima Guerra Mondiale) aveva diviso la Germania orientale o Prussia dalla Germania occidentale, per cui il III Reich chiese alla Polonia la riunificazione della Germania occidentale e orientale, cedendo il “corridoio di Danzica” dietro compensi da pattuire. La Polonia non volle sentir ragioni e allora fu invasa. Questa circostanza attenuante non fu considerata durante il Processo di Norimberga.
La tesi dei difensori tedeschi (oggi ammessa anche da molti studiosi di storia e persino dai Russi che la guerra di Hitler contro l’Urss di Stalin fosse una guerra di prevenzione per impedire che l’Urss attaccasse per prima la Germania (Operazione Groza), la quale si trovava rispetto al colosso sovietico in posizione d’inferiorità ed aveva come unica arma la sorpresa e il colpire preventivamente, tentando il tutto per tutto, fu rigettata dai giudici: la guerra contro l’Urss fu considerata aggressiva e i generali che la condussero, anche se dietro l’ordine del Capo supremo, vennero incriminati pure per questo.
Anche l’invasione della Norvegia da parte della Germania non volle essere considerata preventiva, ma puramente aggressiva, mentre vi erano le prove che gli anglofrancesi stavano per invadere la Norvegia e accerchiare la Germania.
Poco noto è il fatto che nonostante tutti gli sforzi il Tribunale di Norimberga non riuscì a provare che la guerra tedesca contro la Francia e l’Inghilterra fosse una guerra d’aggressione. Infatti dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania l’Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania, che non solo non dichiarò a sua volta guerra, ma offerse loro la pace, che però venne rifiutata. Inoltre Hitler non volle far sterminare l’Esercito inglese a Dunkerque, dopo aver conquistato la Francia in 40 giorni, per convincere il governo britannico della sua volontà di vera alleanza con esso per combattere l’Urss (D. Irving, cit., p. 431).
I giudici non riuscirono a provare che il popolo tedesco fosse a conoscenza del cosiddetto sterminio o genocidio degli ebrei, che non poté essere imputato a tutta la Germania come una colpa collettiva (ne parleremo nel prossimo articolo).
La Germania fu trattata come Vercingetorige, strangolato ai piedi di Giulio Cesare nel Carcere mamertino in Roma solo perché capo dei vinti, ma almeno Giulio Cesare non si nascose dietro il paravento di un equo processo come fecero i vincitori a Norimberga.
Infine la Francia, l’Inghilterra e Israele aggredirono l’Egitto nel 1956, ma nessuno ha protestato o eretto forche; nel 2003 gli Usa hanno aggredito l’Iraq con la scusa delle sue presunte armi di distruzione di massa mai provate e mai trovate; nel 2010 la Francia ha aggredito la Libia mentre la Siria è stata aggredita dagli Usa e Nato per interposta potenza (Isis), ma questi non sono crimini di guerra perché sono stati commessi da popoli “modernizzati, democratici, occidentali e civilizzati”… “Vae victis!”.
di Curzio Nitoglia
Fonte: https://doncurzionitoglia.wordpress.com
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