“Endlösung” è un termine tedesco formato dall’unione di due diverse parole: “endgültige” e “Lösung”. Il suo significato letterale in lingua italiana è “soluzione (Lösung) definitiva (endgültige)”. La parola italiana più appropriata per tradurre “Endlösung” è quindi “soluzione definitiva”. Si tratta di una parola utilizzata ogni qualvolta sia richiesta una soluzione definitiva di un problema che si sta trascinando da tempo e per il quale sono state finora applicate soluzioni parziali, senza tuttavia risolvere il problema alla radice.
http://de.metapedia.org/wiki/Endl%C3%B6sung
https://de.wiktionary.org/wiki/Endl%C3%B6sung
La traduzione “soluzione finale” è stata introdotta durante il Processo di Norimberga. Tale traduzione rappresenta una vera e propria forzatura in quanto travisa il vero significato della parola.
“Endlösung” non significa “soluzione finale”, bensì “soluzione definitiva”
In qualsiasi dizionario Tedesco-Italiano risalente a prima della seconda guerra mondiale troverete l’uso corretto della parola con numerosi esempi applicativi e la relativa traduzione italiana. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, tranne poche eccezioni, nei dizionari tedeschi e italiani la parola assume un significato, molto restrittivo, vale a dire quello di “soluzione finale”, inteso come “sterminio del popolo ebraico”. Vedremo in seguito come si è sviluppata questa metamorfosi.
La parola “Endlösung” nel Sionismo
Nel 1896/97, l’ Associazione Nazionale Ebraica pubblicò un programma in tre punti. Nel punto due si parla di “soluzione definitiva della questione ebraica”:
“Die staatsbürgerliche Emancipation der Juden innerhalb der anderen Völker hat, wie die Geschichte zeigt, nicht genügt, um die sociale und kulturelle Zukunft des jüdischen Stammes zu sichern, daher kann die endgültige Lösung der Judenfrage nur in der Bildung eines jüdischen Staates bestehen”
“L’emancipazione civica degli ebrei in mezzo agli altri popoli, come dimostra la storia, non è sufficiente per assicurare il futuro sociale e culturale del popolo ebraico, quindi la soluzione definitiva della questione ebraica può consistere solo nella formazione di uno stato ebraico”.
Circa un anno dopo, il 1 novembre 1898, Richard Gottheil, co-fondatore e primo presidente della American Federation of Zionists, il cui segretario era il suo amico Rabbi Stephen S. Wise, in un discorso intitolato “Gli obiettivi del Sionismo”, scriveva quanto segue:
„Ich weiß, daß es unter unserern Leute sehr viele gibt, die nach einer Endlösung der Judenfrage in dem suchen, was sie ‚Assimilation‘ nennen. Je mehr die Juden sich in ihre Umgebung assimilieren, denken sie, desto vollständiger werden die Ursachen für anti-jüdische Gefühle aufhören zu existieren.
“So che ci sono molte persone tra la nostra gente che cercano una soluzione definitiva alla questione ebraica in quella che chiamano “assimilazione”. Più gli ebrei vengono assimilati dall’ambiente in cui vivono, pensano, più le cause dei sentimenti anti-ebraici cesseranno di esistere”.
Allo stesso modo Theodore Herzl, padre del Sionismo, si espresse in un discorso tenuto a Londra il 26 giugno 1899, e pubblicato il 4 agosto dello stesso anno nella rivista The Jewish Criterion (Pittsburgh).
„Was ist unser Ziel? Wir wünschen in unserem alten Heimatland, Palästina, eine rechtlich gesicherte Heimstätte für das jüdische Volk vorzubereiten. Dies betrachten wir als die Gesamt – und Endlösung der Judenfrage. Diese Lösung setzt drei Dinge voraus: Erstens, die Existenz der jüdischen Nation; zweitens, die Eignung Palästina für die Ansiedlung; drittens, die Zusicherung einer Rechtsgrundlage für die Umsiedlung.“
“Qual è il nostro obiettivo? Desideriamo preparare un luogo legale e sicuro per il popolo ebraico, nella nostra vecchia patria, la Palestina. Consideriamo questa come la soluzione globale e definitiva della questione ebraica. Questa soluzione richiede tre cose: in primo luogo, l’esistenza della nazione ebraica; in secondo luogo, l’idoneità della Palestina per l’insediamento; in terzo luogo, la garanzia di una base legale per il trasferimento.”
Un articolo apparso sul giornale Southern Israelite del 30 agosto 1940 su Leon Trotsky afferma:
„Trozki erklärte, daß er das Bedürfnis der Juden nach einem ‚gemeinsamen Heimatland‘ anerkenne, betonte aber, daß die Endlösung der Judenfrage nur durch die ‘Emanzipation der gesamten Menschheit‘ durch den internationalen Sozialismus kommen würde.“
“Trozki ha dichiarato di riconoscere il bisogno degli ebrei di una” patria comune”, ma ha sottolineato che la soluzione definitiva della questione ebraica avverrebbe solo con “l’emancipazione di tutta l’umanità” attraverso il socialismo internazionale “.
Fonte delle citazioni in lingua tedesca: http://de.metapedia.org/wiki/Gesamtl%C3%B6sung_der_Judenfrage
Il termine Endlösung der Judenfrage veniva quindi normalmente utilizzato dagli stessi ebrei per esprimere la necessità di trovare una soluzione alla questione ebraica.
Non furono i nazisti ad inventare questo termine, come invece vogliono farci credere i mezzi di comunicazione di massa. La parola Endlösung era di uso corrente nella lingua tedesca sin dall’ottocento. La parola veniva utilizzata regolarmente anche dagli ebrei ogni qualvolta veniva trattata la “questione ebraica”.
La parola “Endlösung” nel Nazismo
I nazisti, riferendosi alla questione ebraica, non hanno mai utilizzato la parola Endlösung da sola. Dicevano sempre “Endlösung der Judenfrage”. L’abbinamento era d’obbligo in quanto il termine Endlösung richiede in automatico che si specifichi anche il problema di cui si sta cercando la soluzione. La parola da sola non ha un significato compiuto, a meno che non sia già implicito nel contesto.
Proviamo a riassumere brevemente la questione ebraica.
I tedeschi, durante gli anni trenta, avevano cercato di risolvere la questione ebraica attraverso il massiccio ricorso all’emigrazione verso altri paesi. Tuttavia, tali soluzioni si erano dimostrate inefficaci e parziali. Avevano quindi pensato ad un’altra soluzione, molto più incisiva, vale a dire una soluzione territoriale del problema ebraico.
L’idea era quella di dare agli ebrei un luogo in cui potessero abitare e costruire la propria nazione. Su questo i tedeschi erano in perfetta sintonia con i sionisti ed avevano collaborato strettamente con loro. All’inizio i tedeschi proposero il Madagascar.
La terminologia usata dai tedeschi e dai sionisti era in questo caso: “Soluzione territoriale definitiva della questione ebraica”, vale a dire “Eine Territoriale Endlösung der Judenfrage”. I sionisti preferivano di gran lunga la Palestina, ma erano disposti ad accettare anche il Madagascar, pur di avere un luogo in cui costruire una patria. La soluzione Madagascar venne però osteggiata dalle altre potenze.
La parola “Endlösung” nei documenti ufficiali
Ci sono centinaia di documenti ufficiali, articoli di giornali, discorsi di Adolf Hitler, interviste ai gerarchi nazisti, e addirittura conferenze internazionali, in cui Tedeschi e Sionisti parlano apertamente di “Endlösung der Judenfrage”. Si trattava di un problema che assillava i tedeschi, in quanto volevano che il loro territorio fosse “Judenfrei” o “Judenrein”. Entrambi i termini sono equivalenti e significano semplicemente “senza ebrei”.
Non solo il territorio tedesco doveva essere Judenfrei, ma anche lo spazio vitale della Germania (der Lebensraum), quindi gli ebrei dovevano essere espulsi anche dai paesi confinanti e da tutta l’area di influenza tedesca.
Anche i Sionisti erano assillati dalla questione ebraica e volevano costruire quanto prima una nazione. Sono innumerevoli gli accordi raggiunti con i nazisti per facilitare l’espatrio degli ebrei.
Tra il 1933 e il 1942 Hitler consentì l’espatrio di oltre 1 milione di ebrei. Gli espatri avvenivano per lo più verso la Palestina, perché gli altri paesi non avevano accettato gli ebrei, salvo rare eccezioni. Dopo il 1942 Hitler sospese gli espatri e impiegò gli ebrei come manodopera forzata nelle industrie del Reich, insieme a milioni di altri prigionieri. Uno dei campi di concentramento più importanti era proprio quello di Auschwitz.
E’ bene specificare che Auschwitz non era un campo riservato agli ebrei. C’erano russi, polacchi, antifascisti, antifranchisti, francesi, prigionieri inglesi, tedeschi. Insomma, “anche ebrei” e non “solo ebrei”. La precisazione è d’obbligo perché la narrativa ufficiale parla sempre e soltanto di ebrei, dimenticando gli altri popoli.
I prigionieri di Auschwitz lavoravano nelle industrie della zona ed il campo di concentramento contava circa 130 mila detenuti. Solo la IG Farbe ne impiegava 25.000. Si trattava quindi di una forza lavoro fondamentale per sostenere l’industria bellica tedesca.
In quel periodo, Hitler decise che alla fine della guerra, dopo la vittoria, gli ebrei dovevano essere spinti verso Est, in una zona della Russia ancora da identificare. Anche in questo caso, esistono centinaia di documenti scritti, interviste, testimonianze vocali e video in cui il termine “Endlösung” viene associato alla “soluzione definitiva della questione ebraica”, in termini di espatrio verso Est, in territori ancora da identificare. La conferenza di Wannsee ne è un chiaro esempio.
Non esiste, invece, nemmeno un documento scritto, registrazione audio, testimonianza vocale o video in cui questa parola sia stata utilizzata per indicare lo “sterminio del popolo ebraico”. A dire il vero, non esistono nemmeno testimonianze orali che colleghino la parola “Endlösung” a “Soluzione finale”, e quindi a “sterminio del popolo ebraico”.
Il significato di Soluzione Finale
Ci si chiede quindi chi modificò il significato della parola e quando questo avvenne.
Il nuovo significato della parola “Endlösung”, inteso come “soluzione finale” e “sterminio del popolo ebraico” apparve per la prima volta durante il Processo di Norimberga. Fu Robert Kempner a portare avanti questo collegamento estrapolandolo in modo arbitrario dal Protocollo di Wannsee.
Robert Kempner era un ebreo tedesco che esercitava la professione di avvocato in Prussia Orientale, ma era stato espulso dalla Germania perché sospettato di spionaggio. Si era quindi stabilito prima in Italia e poi negli Stati Uniti. Nel 1945 era ritornato in Germania, al seguito dell’esercito americano, pronto a vendicarsi.
Durante il Processo di Norimberga è stato molto attivo nella creazione di prove false, nell’occultamento di documenti e nell’estorsione di confessioni tramite minacce. Conosceva perfettamente la lingua tedesca ed era un fanatico sionista. Conosceva quindi il vero significato del termine “Endlösung” ed era sicuramente informato di quanto fosse comune questo termine fra gli stessi ebrei. Sapeva quindi di dire una menzogna.
Il Tribunale di Norimberga accettò le menzogne di Kempner e fu così che il termine “soluzione finale” prese gli attuali significati di Soluzione Finale e Sterminio del Popolo Ebraico.
Propaganda e manipolazione
“Soluzione finale” è indubbiamente un termine che ha un grande effetto mediatico ed è in grado di evocare, da solo, una immane tragedia. Chi decise di assegnare questo falso significato alla parola Endlösung, sapeva molto bene quale sarebbe stato il suo impatto a livello di manipolazione e condizionamento. Non era sicuramente uno sprovveduto nelle tecniche di comunicazione. Probabilmente Robert Kempner è stato un semplice portavoce di idee proveniente da sfere collocate più in alto.
In Germania utilizzare la parola “Endlösung” al di fuori del suo significato, ormai codificato a livello planetario, di “Sterminio del popolo ebraico” è sconsigliato, per non dire vietato. Sono pochi i dizionari che riportano il precedente significato. L’elite ha assegnato a “Endlösung” un significato ben preciso per poi svuotare la parola di tutti gli altri significati, rafforzando enormemente la sua forza evocativa.
«Lo scopo principale a cui tende la Neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero. Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati”. G. Orwell, “1984”
Il termine “Endlösung” tradotto in tutte le lingue come “Soluzione Finale” deve avere quindi un solo significato: “sterminio del popolo ebraico”. Gli altri significati sono vietati. Il condizionamento delle masse ed il lavaggio del cervello si costruiscono anche con queste piccole cose.
La propaganda del regime ha bisogno di parole che abbiano un grande impatto mediatico.
di Paolo Germani
Fonte: www.altreinfo.org
La collaborazione tra nazisti ed ebrei e l’atteggiamento ipocrita dell’Occidente. Gianfredo Ruggiero
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