Le politiche economiche di Hitler degli anni '30 ed il miracolo economico tedesco. Paolo Germani - www.altreinfo.org

Le politiche economiche di Hitler degli anni ’30 ed il miracolo economico tedesco. Paolo Germani

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Ci sono alcuni aspetti della storia recente che vengono gelosamente nascosti, veri e propri segreti da custodire in uno scrigno. Non vengono citati nei libri di storia, perché sottoposti ad un’attenta censura, non vengono trattati a scuola dagli insegnanti, perché rischierebbero di essere estromessi dall’insegnamento, non vengono presi in considerazione da Hollywood né dalla stampa mainstream, perché nulla deve trapelare.

Tra questi aspetti della storia recente, le politiche economiche di Hitler ed il miracolo economico tedesco sono sicuramente i più censurati.

La Germania di Hitler fu il primo paese al mondo a liberarsi dal giogo della grande finanza internazionale, a introdurre politiche economiche e monetarie in grado di farli uscire dalla Grande Depressione, a raggiungere la piena occupazione in soli cinque anni, ad introdurre la cultura dell’innovazione nell’industria ed in ogni altro settore economico, ad approvare un insieme di riforme sociali che, all’indomani della seconda guerra mondiale, divennero un modello da seguire per le classi lavoratrici dei paesi occidentali.

Cinque verità ferocemente censurate e nascoste. Chiunque osi rompere questo muro di omertà è destinato, o prima o poi, ad essere fagocitato dal sistema censorio e dalla repressione. Cinque verità che non possono emergere, altrimenti la gente potrebbe accorgersi che la narrativa ufficiale è soltanto un falso.

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” (G. Orwell, “1984”)

Ed è questo il motivo per cui certi fatti storici non possono e non devono emergere.

Questa è un'immagine del 1914, anche gli USA avrebbero voluto liberarsi dal giogo delle banche, ma non riuscirono mai nell'impresa

Questa è un’immagine del 1914, anche gli USA avrebbero voluto liberarsi dal giogo delle banche, ma non riuscirono mai nell’impresa

La rottura con la finanza internazionale

Quando il 30 gennaio 1933 Hitler arrivò al potere, la Germania era stata svuotata di ogni sua ricchezza. Dopo la crisi del ’29 gran parte degli immobili, delle fabbriche e delle case erano finiti nelle mani delle banche private, controllate per lo più dalla grande finanza ebraica. Il crollo della produzione industriale era stato  del 50%. La disoccupazione aveva raggiunto il 30% della forza lavoro.

La Germania era nel caos, in preda a gruppi di sbandati e disoccupati. I tedeschi erano considerati gli straccioni d’Europa. Un popolo impoverito, ferito nell’orgoglio, sommerso dai debiti di guerra e all’apparenza senza più speranza.

Due giorni dopo essersi insediato come Cancelliere, Hitler si rivolse alla nazione via radio. Tutti sapevano che, con sei milioni di senza lavoro, centinaia di migliaia di senza tetto e la produzione industriale paralizzata, la più importante priorità era quella di riavviare la vita economica della nazione, soprattutto fronteggiando la disoccupazione e offrendo lavori produttivi. Queste furono le parole di Hitler:

Il nuovo governo dovrà riuscire nel compito di riorganizzare l’economia della nostra nazione tramite due grandi piani quadriennali. Gli agricoltori tedeschi vanno aiutati a mantenere le forniture alimentari della nazione e, di conseguenza, il suo fondamento vitale. L’operaio tedesco verrà salvato dalla rovina con un attacco concertato e globale contro la disoccupazione“.

Entro quattro anni la disoccupazione sarà definitivamente risolta. I partiti marxisti e i loro alleati hanno avuto 14 anni per dimostrare ciò che potevano fare. Il risultato è un ammasso di rovine. Ora, popolo di Germania, dacci quattro anni e poi ci giudicherai!

In politica economica, il primo grande passo del Terzo Reich fu la completa rottura col sistema bancario internazionale, il quale si era arricchito immensamente, con il finanziamento del debito e con l’usura, mettendo in ginocchio l’intero paese. Inutile nascondere che questo atto estremo, fu quello che probabilmente diede l’avvio alla seconda guerra mondiale.

La risposta dell’ebraismo mondiale, che gestiva quel sistema bancario internazionale contro cui si era mosso il nazismo, non si fece attendere. Il 23 marzo 1933, neanche due mesi dopo l’ingresso al governo di Hitler, gli ebrei dichiararono guerra alla Germania, procedendo in seguito con un boicottaggio mondiale delle merci tedesche ed imbastendo una feroce campagna globale di diffamazione, come non si era mai vista prima. Ma nel giro di due anni, la Germania era comunque in piedi. Aveva una moneta solida ed una crescita stabile, senza inflazione.

La Germania fu il primo paese al mondo a uscire dalla crisi del ’29, ma era entrata in rotta di collisione con l’ebraismo mondiale, creandosi un nemico mortale.

Il miracolo economico tedesco: piena occupazione senza inflazione

Per attuare le riforme economiche che aveva in mente, Hitler si rivolse a uomini di provata abilità e competenza. Prima di tutto si avvalse della collaborazione di Hjalmar Schacht, un banchiere ebreo di primo piano e un esperto di questioni economiche e finanziarie con una impressionante carriera alle spalle, sia nell’industria privata che in quella pubblica. Anche se Schacht non era nazionalsocialista, Hitler lo nominò comunque Presidente della Banca Centrale Tedesca, la Reichsbank, e in seguito anche Ministro dell’Economia.

Hitler e il suo nuovo governo si misero immediatamente a contrastare la disoccupazione con tutte le forze. Stimolarono l’industria privata con sussidi e sconti fiscali, incentivando la spesa al consumo, ad esempio concedendo prestiti matrimoniali, e si lanciarono in un massiccio programma di opere pubbliche che vide la costruzione di autostrade, alloggi, ferrovie, infrastrutture logistiche, canali e idrovie navigabili.

Hitler, avvio dei lavori della grande autostrada austriaca

Hitler, avvio dei lavori della grande autostrada austriaca

Come promesso, Hitler ed il suo governo nazionalsocialista sconfissero la disoccupazione nel giro di quattro anni. Il numero dei senza lavoro fu portato da 6 milioni nel 1933, a 1 milione nel 1936. E il tasso dei disoccupati scese così velocemente che tra il 1937 e il 1938 vi era una penuria di manodopera nazionale, dando il via a fenomeni di immigrazione dagli altri paesi, tra cui l’Italia. La Germania inoltre si era dotata delle migliori infrastrutture esistenti nel pianeta, nessuno poteva vantare una rete di comunicazione pari a quella tedesca.

Progressi nell’industria e innovazione tecnologica

Durante i primi quattro anni dell’epoca nazionalsocialista, gli utili netti delle grandi imprese quadruplicarono e il reddito manageriale e imprenditoriale aumentò di quasi il 50%.

A cominciare dal 1934, i dividendi per gli azionisti di grandi imprese tedesche furono limitati al 6% annuo. Gli utili non divisi venivano investiti in buoni governativi del Reich che davano una resa di interessi annua del 6%, e in seguito, dopo il 1935, del 4,5%. Questa politica ebbe la conseguenza di incoraggiare il reinvestimento degli utili e l’auto-finanziamento, quindi di ridurre l’indebitamento con le banche e, più in generale, di diminuire nelle imprese tedesche la presenza e l’influenza del capitale di terzi.

costruzione della famosa rete autostradale tedesca

Costruzione della rete famosa rete autostradale tedesca, tuttora attiva

La vivacità intellettuale dei tedeschi e la rinnovata fiducia in sé stessi, avevano prodotto in pochi anni migliaia di brevetti innovativi che garantivano alla Germania una posizione di primo piano a livello industriale. Un vero e proprio miracolo economico, senza pari nella storia.

La cultura dell’innovazione tecnologica promossa dal nazismo portò a migliaia di nuove invenzioni e brevetti industriali, molti dei quali fecero la fortuna degli alleati, non appena riuscirono a impossessarsene, a guerra finita.

In un discorso al Reichstag del 1937, Hitler ebbe a dire:

Abbiamo vinto il caos in Germania, restaurato l’ordine, con enormi sforzi, abbiamo aumentato enormemente la produzione in tutti campi della nostra economia nazionale, producendo surrogati di varie materie prime che non abbiamo, incoraggiando nuove invenzioni, abbiamo sviluppato gli scambi, costruito nuove strade e canali navigabili, trasformato fabbriche enormi e nel contempo ci siamo impegnati a promuovere l’istruzione e la cultura del nostro popolo per lo sviluppo della nostra comunità sociale. Siamo riusciti a trovare un lavoro utile per tutti quei disoccupati che ci facevano così tanta pena, a far restare il contadino sulla sua terra nonostante tutte le difficoltà e a risparmiare la terra stessa per lui, a ripristinare un commercio tedesco prospero e a promuovere al massimo gli scambi

Il regime nazista mirava alla completa indipendenza agricola, obiettivo mai raggiunto

Il regime nazista mirava alla completa indipendenza agricola, obiettivo mai raggiunto

Le politiche agricole del nazismo

La Germania dei primi anni ’30 era dipendente dagli approvvigionamenti agricoli esteri. Ciò generava la necessità di indebitarsi con la grande finanza internazionale al fine di acquistare la valuta occorrente per pagare le importazioni alimentari.

La politica agricola di Hitler fu imperniata sulla ricerca dell’autosufficienza alimentare.

Nel 1933 vennero approvate nuove leggi che garantivano agli agricoltori un reddito minimo compatibile con gli standard delle altre categorie produttive. I contadini vennero organizzati in Reich Food per produrre non ciò che era più redditizio, ma ciò che era più importante per i tedeschi. Per compensare la perdita di profitto, agli agricoltori veniva garantito il 100% delle vendite e ingenti sussidi alla produzione.

La Germania non raggiunse mai la piena autosufficienza alimentare, ma riuscì comunque a eludere la finanza internazionale instaurando un sistema di baratto con i paesi produttori di generi alimentari. In sostanza, i tedeschi acquistavano il grano dai paesi produttori, quali ad esempio Venezuela e Argentina, e offrivano in cambio prodotti dell’industria meccanica tedesca, trasformando una debolezza, qual era la dipendenza agricola, in un volano di straordinaria importanza per l’industria meccanica.

Comprate prodotti tedeschi

Hitler costruisce, aiutate anche voi. Comprate prodotti tedeschi

L’andamento dei salari e dei consumi durante il nazismo

Per la grande massa dei tedeschi, i salari e le condizioni di lavoro migliorarono costantemente. Dal 1932 al 1938 i redditi lordi aumentarono del 21%. Allo stesso tempo, gli affitti rimasero stabili e ci fu un sensibile calo dei costi di riscaldamento e di illuminazione. I prezzi scesero per alcune merci al consumo, come apparecchiature elettriche, sveglie e orologi, nonché alcuni prodotti alimentari. Il reddito dei lavoratori continuò a crescere persino dopo lo scoppio della guerra. Nel 1943 il reddito orario medio dei lavoratori tedeschi era cresciuto del 25% e quello settimanale del 41%.

Ecco alcuni dati che danno un’idea di come migliorò la qualità della vita. Fra il 1932, ultimo anno dell’epoca pre-hitleriana, e il 1938, l’ultimo anno intero prima dello scoppio bellico, il consumo di alimentari aumentò di un sesto, mentre abbigliamento e tessili incrementarono di più di un quarto, mobili e articoli casalinghi del 50%. Durante il periodo di pace nel Terzo Reich, il consumo di vino aumentò del 50% e il consumo di champagne di ben cinque volte. Fra il 1932 e il 1938 il volume turistico aumentò di oltre il doppio, mentre i proprietari di automobili durante gli anni 30 triplicarono.

La produzione tedesca di veicoli a motore, che includeva le auto fabbricate dalle americane Ford e General Motors (Opel), raddoppiò nel periodo 1932-1937, mentre le esportazioni di veicoli a motore tedeschi aumentarono di otto volte. Il traffico aereo passeggeri in Germania aumentò di oltre il triplo dal 1933 al 1937.

Salzburg: ingresso dei soldati tedeschi tra la popolazione festante

Salzburg: ingresso dei soldati tedeschi tra la popolazione festante

L’Austria dopo l’annessione

Anche l’Austria attraversò un momento di fenomenale ripresa economica dopo che fu annessa al Reich tedesco nel marzo del 1938. Immediatamente dopo l’Anschluss (annessione), i responsabili del governo si diedero rapidamente da fare per alleviare l’indigenza sociale e rivitalizzare l’economia moribonda. Investimenti, produzione industriale, costruzione di alloggi, spesa dei consumatori, turismo e standard di vita crebbero velocemente. Fra giugno e dicembre del 1938, il reddito settimanale degli operai dell’industria austriaci crebbe del 9%. Il successo del regime nazionalsocialista nel combattere la disoccupazione fu così rapido che lo storico americano Evan Burr Bukey arrivò a definirlo:

uno dei successi economici più notevoli nella storia moderna”. 

Il tasso dei senza lavoro in Austria scese dal 21,7% nel 1937 al 3,2% nel 1939. Il Prodotto Interno Lordo crebbe del 12,8% nel 1938 e di uno stupefacente 13,3% nel 1939.

La spinta verso il benessere innescata dal nazismo in Germania aveva quindi contagiato anche l’Austria, e avrebbe contagiato qualsiasi paese fosse entrato nella logica economica tedesca.

Ma ciò non fu possibile.

 

di Paolo Germani

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Bibliografia e sitografia

  1. J.K. Galbraith, Money (Boston: 1975), pag. 225-226
  2. J.K. Galbraith, The Age of Uncertainty (l’era dell’incertezza), (1977), pag. 214
  3. J.K. Galbraith nel The New York Times Book Review, 22 Aprile 1973. Citato in: J. Toland, Adolf Hitler (Doubleday & Co., 1976), pag. 403 (note).
  4. J.K. Galbraith, The Age of Uncertainty (l’era dell’incertezza), (1977), pag. 213-214
  5. Discorso radiofonico di Hitler, “Aufruf an das deutsche Volk” (appello al popolo Tedesco), 1° Febbraio 1933.
  6. John A. Garraty, “The New Deal, National Socialism and the Great Depression (il New Deal, Nazionalsocialismo e la Grande Depressione), The American Historical Review, Ottobre 1973 (Vol. 78, No. 4), pag. 909-910
  7. Gordon A. Craig, Germany 1866-1945 (New York: Oxford, 1978), pag. 620
  8. Richard Grunberger, The Twelve-Year Reich: A Social History of Nazi Germany, 1933-1945 (I dodici anni del Reich: storia sociale della Germania Nazista, 1933-1945), (New York: Holt, Rinehart e Winston, 1971), pag. 186, Pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna col titolo: A Social History of the Third Reich (storia sociale del Terzo Reich)
  9. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 187; David Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (la rivoluzione sociale di Hitler) (Norton, 1980) (edizione economica), pag. 100
  10. David Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (Norton, 1980), pag. 101
  11. David Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (Norton, 1980) (edizione economica), pag. 100, 102, 104; Lo storico Gordon Craig scrive: “ Oltre a questi innegabili successi (cioè una migliore qualità di vita), i lavoratori tedeschi ricevettero ulteriori ed importanti sussidi dallo stato. Il partito conduceva una campagna di enorme successo per migliorare le condizioni lavorative negli stabilimenti industriali con periodiche iniziative preposte non solo per controllare che le norme sanitarie e di sicurezza fossero rispettate, ma anche per incoraggiare l’alleviamento dalla monotonia del lavoro quotidiano tramite aspetti gradevoli come la musica, il piantare alberi e premi speciali per il raggiungimento di obiettivi “. G. Craig, Germany 1866-1945 (Oxford, 1978), pag. 621-622
  12. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (I dodici anni del Reich), (New York:1971 ), pag.203
  13. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 30, 208
  14. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 198, 235
  15. G. Frey (Hg.), Deutschland wie es wirklich war (la Germania com’era realmente) (Monaco: 1994), pag. 38, 44
  16. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 179
  17. D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (la rivoluzione sociale di Hitler), (1980), pag. 118, 144
  18. D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (1980), pag. 144, 145; Franz Neumann, Behemoth: The Structure and Practice of National Socialism 1933-1944 (il colosso: struttura e prassi del Nazionalsocialismo 1933-1944), (New York; Harper & Row, 1966 (edizione economica, pag. 319-326; R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 177
  19. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 177; D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (Norton, 1980), pag. 125
  20. D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (1980), pag. 148, 149
  21. D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (1980), pag. 148, 149. (al confronto, osserva Schoenbaum, il tasso fiscal sul reddito per la fascia di reddito più alta nel 1966 nella Repubblica Federale Tedesca era circa del 44%)
  22. D. Schoenbaum, Hitler’s Social Revolution (1980), pag. 134
  23. G. Craig, germany 1866-1945 (Oxford, 1978), pag. 633
  24. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 26, 121; G. Frey (Hg.), Deutschland wie es wirklich war (la Germania com’era realmente), (Monaco, 1994), pag. 50-51
  25. Citato in: J. Toland, Adolf Hitler (Doubleday & Co., 1976). Pag. 405. Fonte citata: Cesare Santoro, Hitler Germany (Berlin: 1938)
  26. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 223
  27. Evan Burr Bukey, Hitler’s Austria (l’Austria di Hitler), (Chapel Hill: 2000), pag. 72, 73, 74, 75, 81, 82, 124. (Bukey è professore di storia all’Università dell’Arkansas)
  28. R. Grunberger, The Twelve-Year Reich (1971), pag. 29, 234-235
  29. John Lukacs, The Hitler of History (l’Hitler della Storia), (New York: Alfred A. Knopf, 1997), pag. 97-98
  30. G. Craig, Germany 1866-1945 (Oxford, 1978), pag. 629-630
  31. Discorso di Hitler al Parlamento del Reichstag del 30 Aprile 1937
  32. Discorso di Hitler al Parlamento del Reichstag del 28 Aprile 1939
  33. John A. garraty, “The New Deal, National Socialism and the Great Depression”, The American Historical Review, Ottobre 1973 (Vol. 78, No. 4), pag. 944. (Garraty insegnò storia all’Università dello Stato del Michigan e alla Columbia University ed è stato in carica in qualità di president della Società degli Storici Americani).
  34. John. A. Garraty, “The New Deal, National Socialism and the Great Depression”, The American Historical Review, Ottobre 1973 (Vol. 78, No. 4), pag. 917, incluso n. 23. Garraty scrisse: “di certo la piena occupazione non fu mai raggiunta in America fintanto che l’economia non diventò totalmente di Guerra. La disoccupazione americana non scese mai molto al di sotto degli otto milioni durante il New Deal. Nel 1939 circa 9,4 milioni erano senza lavoro e durante il censimento del 1940 (Marzo) la disoccupazione si assestava sui 7,8 milioni, quasi il 15% della forza lavoro
  35. William E. Leuchtenburg, Franklin Roosevelt e il New Deal (New York: Harper & Row, 1963 (edizione economica), pag. 346-347
  36. Da: Das Reich, 26 Maggio 1940. Citato in John A. Garraty, “The New Deal, National Socialism and the Great Depression”, The American Historical Review, Ottobre 1973, pag. 934. Fonte citata: Hans-Juergen Schroeder, Deutschland und die Vereinigten Staaten (la Germania e gli Stati Uniti), (1970), pag. 118-119
  37. Discorso di Hitler a Berlino, 3 Ottobre 1941
  38. John Lukacs, The Hitler of History (New York: Alfred A. Knopf, 1997), pag. 95-96
  39. S. Haffner, The Meaning of Hitler (la prassi di Hitler), (New York: Macmillan, 1979), pag. 27-29. Pubblicato la prima volta nel 1978 con il titolo di: Anmerkungen zu Hitler (osservazioni a Hitler). Vedi anche: M. Weber, “Sebastian Haffner’s 1942 Call for Mass Murder” (la denuncia del 1942 di sterminio di massa di Sebastian Haffner), The Journal for Historical Review, autunno 1983 (Vol. 4, No. 3), pag. 380-382
  40. J. Fest, Hitler: a Biography (Hitler: una biografia) (Harcourt, 1974), pag. 9. Citato in: S. Haffner, The Meaning of Hitler (1979), pag. 40
  41. J. Toland, Adolf Hitler (Doubleday & Co., 1976), pag. 407,409
  42. http://www.ihr.org/other/economyhitler2011.html

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