Il popolo italiano è un popolo di grandi inventori, questo lo sappiamo. E sappiamo anche che raramente gli italiani sono stati in grado di sfruttare le proprie invenzioni. Il radar è uno dei casi più eclatanti.
Se la Marina Militare Italiana avesse creduto nel genio di Guglielmo Marconi Luigi Sacco e Ugo Tiberio, l’Italia avrebbe sviluppato prima il radar e avrebbe potuto risparmiarsi le disfatte subite dalla Royal Navy. Non solo, forse la guerra avrebbe avuto anche un esito diverso…. ma questa è un’altra storia.

Luigi Sacco nel suo studio di casa in Lungotevere Flaminio, nel 1941.
Nel 1935 Luigi Sacco, promosso Maggior Generale, lasciò l’officina per diventare capo del Reparto Trasmissioni nella Direzione Superiore Servizio Studi ed Esperienze del Genio.
In quegli anni si occupava prevalentemente di ricerca nel campo delle onde ultracorte, ma senza dimenticare la crittografia: è del 1936 la prima edizione del «Manuale di Crittografia», basato sulle «Nozioni di Crittografia» del 1925 e destinato a divenire un classico della letteratura crittologica.
Continua anche la collaborazione con Marconi che risale alla guerra di Libia. Nel 1933 Marconi mostrò ad alcuni esperti militari, tra i quali anche Sacco, in un campo presso Castelgandolfo, un apparato radio in grado di rilevare in base alla riflessione delle onde radio emesse, oggetti metallici (automobili) in movimento nelle vicinanze, un primo passo verso la realizzazione di quel radiotelemetro che Marconi aveva preconizzato sin dal 1922. Sacco che da tempo si occupava di radiogoniometria si appassionò subito all’idea e affidò ad un giovane e brillante ricercatore l’ing. Ugo Tiberio il compito di studiare e sperimentare questa nuova tecnica.
Nel 1935 Marconi offriva una nuova dimostrazione di un apparato denominato radioecometro in grado di percepire oggetti in movimento, ma non ancora di localizzarli con precisione. L’improvvisa e prematura morte dell’inventore della radio nel 1937 pose però bruscamente fine alle sue ricerche.
Sacco cercò di mandare avanti ugualmente le ricerche in questo campo; nel 1936 aveva ottenuto la nomina di Ugo Tiberio a ufficiale di complemento ed a professore di Fisica e Radiotecnica all’Accademia di Livorno dove poteva disporre di un gruppo di lavoro per sperimentare il radiotelemetro; negli anni successivi Tiberio ne sperimentò senza successo molte varianti, finché nel 1939 arrivò a realizzare alcuni prototipi funzionanti; ma i vertici della Marina Militare non credettero in questo progetto
“da che mondo è mondo le battaglie navali si combattono di giorno, dunque a cosa può servire questo apparato?”
osservò un alto ufficiale della Marina, e così Tiberio non arrivò all’ultimo passo, e cioè a un radar (questo l’acronimo inglese con il quale questo apparato divenne poi noto) pienamente operativo. I vertici della Marina comprenderanno a pieno l’importanza del radar solo dopo la disfatta di Capo Matapan (marzo 1941), dovuta in buona parte proprio all’uso del radar da parte inglese che attaccarono le navi italiane in piena notte.

Ing. Ugo Tiberio
Quell’ultimo passo era stato infatti realizzato da inglesi e americani che non avevano lesinato sulla ricerca e che già all’inizio della guerra disponevano di seppur rudimentali apparati radar. Solo dopo capo Matapan, il prof. Tiberio ottenne il pieno appoggio della Marina e finalmente nel 1942 i suoi radar (GUFO e FOLAGA) cominciarono ad essere utilizzati sulle navi italiane ma era ormai troppo tardi.
Fonte: http://luigi.sacco.crittologia.eu/1935_generale.html
- C.Picone – C.Micheletta, Il tenente generale Luigi Sacco, Istituto storico e di cultura dell’arma del Genio, Roma 1971
- P. Baroni, La guerra dei radar. Il suicidio dell’Italia (1935-1943) Editore Greco & Greco, 2007
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