David Schwarz: le origini ebraiche del multiculturalismo svedese e della società multietnica. Paolo Germani - www.altreinfo.org

David Schwarz: le origini ebraiche del multiculturalismo svedese e della società multietnica. Paolo Germani

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Negli anni settanta la Svezia ha aperto le porte all’immigrazione proveniente dai paesi islamici e sub-sahariani, trasformando una società omogenea da un punto di vista etnico e culturale in una società multiculturale e multietnica.

A più di quarant’anni dall’inizio di questo processo, la Svezia versa oggi in una situazione critica.

Il fallimento della società multietnica e multiculturale: gli scontri in Svezia sono all'ordine del giorno: Tutto ebbe inizio con David Schwartz

Il fallimento della società multietnica e multiculturale: gli scontri in Svezia sono all’ordine del giorno

Ci sono interi quartieri delle sue città più importanti in cui la polizia non può più entrare e in cui nemmeno i postini distribuiscono la corrispondenza, per paura di essere aggrediti o derubati. L’integrazione è stato un vero e proprio fallimento, nonostante il grande impegno del popolo e dei governi svedesi e le immense risorse finanziarie destinate alla realizzazione di questo progetto.

Ci chiediamo chi ha spinto la Svezia in questo vicolo cieco, in questa strada senza ritorno.

david schwartz, il padre ebreo dell'invasione multiculturale della Svezia

David Schwarz, ebreo polacco e rifugiato

Il cambiamento ideologico ebbe inizio nel 1964, quando un certo David Schwarz, un ebreo polacco sopravvissuto all’olocausto, emigrato prima in Italia e poi in Svezia, scrisse l’articolo “Il problema dell’immigrazione in Svezia” nel più grande e importante giornale svedese, il Dagens Nyheter, di proprietà ebraica, come del resto tutte le principali testate giornalistiche occidentali.

Iniziò quindi in Svezia un dibattito, montato ad arte, che si estese in tutti gli ambiti sociali, coinvolgendo anche altri giornali, l’editoria ed ogni altro mezzo d’informazione. A un certo punto, sembrava che in Svezia ci fosse soltanto un problema degno di essere discusso:

l’apertura delle frontiere agli immigrati e il multiculturalismo. Fu un tam-tam assordante

David Schwarz scrisse molti libri sull’argomento e fu di gran lunga l’opinionista più attivo. I suoi interventi erano così aggressivi che tutti coloro che avevano una visione diversa dalla sua erano spinti su posizioni difensive.

Nonostante gli svedesi non si fossero macchiati di antisemitismo e non avessero in alcun modo partecipato all’olocausto o appoggiato le politiche naziste, Schwarz giocò sempre e comunque la carta dell’antisemitismo per screditare i suoi avversari, in modo efficiente e continuo, zittendo chiunque fosse contrario ad una Svezia multiculturale e multietnica.

Gunnar Heckscher, il politico giusto al momento giusto

Gunnar Heckscher, politico svedese

Gunnar Heckscher, il politico giusto al momento giusto

Naturalmente, una spinta di queste proporzioni non poteva avere successo senza i necessari appoggi politici. Fu proprio il partito conservatore di destra quello che per primo accettò l’idea del pluralismo culturale. Contribuì in questo modo a dare forma e contorno al nuovo indirizzo migratorio guidato dagli attivisti radicali ebrei. All’epoca il presidente del partito conservatore svedese era Gunnar Heckscher.

Forse vale la pena ricordare che Gunnar Heckscher fu anche il primo leader del partito conservatore di origine ebraica.

Gli attivisti ebrei, capeggiati da Schwarz, sostenuti dalla stampa ebraica e dai politici ebrei, incominciarono a spingere verso la revisione e il rimodellamento della politica immigratoria svedese. Secondo loro, l’assimilazione degli immigrati alla cultura svedese era un limite inaccettabile, da superare quanto prima.

L’apertura e l’accoglienza dei migranti doveva basarsi su un pluralismo culturale, il che significava che gli immigrati, con un massiccio sostegno finanziario, dovevano essere incoraggiati a preservare la loro cultura. In questo modo la Svezia avrebbe inviato a tutto il mondo il segnale inequivocabile di un paese tollerante dove tutti sono i benvenuti.

Secondo Schwarz e i suoi seguaci, l’incontro tra la cultura svedese e le culture delle minoranze immigrate avrebbe rappresentato un arricchimento per l’intera comunità e sarebbe stata la popolazione svedese ad adattarsi ai nuovi arrivati, e non viceversa. Queste furono le posizioni degli attivisti che determinarono la politica immigratoria della Svezia e il futuro del paese.

David Schwarz e Theodor Adorno

Ricordiamo che David Schwarz era un giovane ebreo polacco, non aveva alcun legame con la Svezia, venne accolto in quel paese con grande generosità, curato dalla tubercolosi e dagli strascichi del tifo, malattie contratte durante la sua permanenza nei campi di concentramento nazisti. Visse in Svezia fino al 2008, anno della sua morte, impegnandosi fino all’ultimo in quella che possiamo definire l’unica ragione della sua vita: trasformare in modo radicale il tessuto sociale della Svezia, rendendolo multiculturale e multietnico.

Ma perché David Schwarz spese tutta la sua esistenza per trasformare una società che era stata così accogliente nei suoi confronti?

Per capire quali sono i motivi che spingono gli ebrei in generale, e non soltanto David Schwarz, in ogni paese del mondo, e non soltanto in Svezia, ad abbattere le società culturalmente ed etnicamente omogenee, bisogna prima conoscere il fondamentale lavoro di Theodor Adorno, “La personalità autoritaria”, pubblicato nel 1950, ed analizzarne contenuti, interpretazioni e conclusioni.

In estrema sintesi, rinviando ad ulteriori approfondimenti, Theodor Adorno sosteneva che affinché gli ebrei potessero prosperare e vivere tranquilli nei paesi occidentali, al riparo da ogni persecuzione o pregiudizio, si doveva indurre in quei paesi una radicale e profonda trasformazione sociale.

Le quattro direttrici fondamentali su cui agire per ottenere questa trasformazione sociale erano:

  • il superamento della famiglia patriarcale,
  • la creazione di stati multietnici e multiculturali,
  • l’indebolimento delle strutture sociali che tengono coesi gli individui,
  • la distruzione della religione.

Inutile specificare che Theodor Adorno era ebreo e che le sue ricerche vennero finanziate dalle associazioni ebraiche.

Dal punto di vista di Adorno quindi, non importava che queste trasformazioni sociali generassero devastazione e rendessero infelici centinaia di milioni di esseri umani, sradicando interi popoli dal loro ambiente naturale ed espropriando altri della loro cultura. L’unica cosa davvero importante era che in mezzo alla desertificazione culturale del pianeta e all’infelicità degli altri esseri viventi, gli ebrei potessero comunque prosperare e vivere in tranquillità, senza dover modificare alcunché nei propri comportamenti sociali, né adeguare le proprie esigenze a quelle degli altri.

Se non è razzismo questo, che cos’è il razzismo?

David Schwarz è stato un piccolo attore che ha interpretato bene la sua parte per realizzare questo progetto criminale e razzista.

 

di Paolo Germani

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