Nel 2006, un alticcio Mel Gibson ha detto:
“Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre nel mondo.”
Seguì la prevedibile tempesta di accuse di anti-semitismo, attacchi personali e varie altre calunnie contro Mel Gibson. Ma praticamente nessuno ha posto la seguente domanda:
Ha ragione Mel Gibson? O meglio: in che misura potrebbe avere ragione?
Chiaramente gli ebrei non possono essere responsabili di tutte le guerre nel mondo, ma potrebbero aver avuto un qualche coinvolgimento in molte guerre, almeno in quei paesi in cui vivevano o con cui interagivano? Data la loro innegabile influenza in nazioni in cui rappresentano anche solo una piccola percentuale della popolazione, gli ebrei devono per forza essere responsabili, in una certa misura, di almeno una parte di ciò che il governo fa, sia nel bene che nel male.
Gli ebrei sono spesso elogiati come brillanti manager, economisti e strateghi e hanno ricevuto premi e onori apparentemente infiniti. Ma oltre ai riconoscimenti ricevuti per i loro successi dovrebbero anche assumersi le colpe per i loro fallimenti. E ci sono pochi fallimenti nella vita di una nazione più grandi di una guerra.
Esaminerò in un secondo momento il ruolo svolto dagli ebrei nelle due principali guerre della storia del mondo, la prima e la seconda guerra mondiale. Per iniziare a valutare l’accusa di Gibson, devo prima ricapitolare alcune storie rilevanti del passato per capire meglio il contesto della politica e delle azioni degli ebrei durante quegli eventi calamitosi.
Il ruolo degli ebrei nelle guerre e nei conflitti
Gli ebrei hanno giocato un ruolo sproporzionato nelle guerre e nei conflitti sociali – un ruolo tipicamente non di pacificatori e conciliatori, ma di istigatori e profittatori?
Fin dal libro della Genesi, troviamo storie come quella di Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto in schiavitù in Egitto. Giuseppe si guadagna il favore del faraone ed è elevato a una posizione di potere. Quando una carestia colpisce l’Egitto, Giuseppe sviluppa e attua una brutale politica di sfruttamento, portando i contadini egiziani a vendere la loro terra, gli animali e, infine, loro stessi in cambio di cibo. Giuseppe sopravvive incolume, trascorrendo i suoi giorni nella “terra di Goscen“, con una vita lussuosa e disinvolta, evidentemente come compenso per un lavoro ben fatto. [1]
Nel corso del tempo, gli ebrei hanno continuato a farsi una reputazione come sobillatori e sfruttatori. Nel 41 d.C., l’imperatore romano Claudio emanò il suo terzo editto, condannando gli ebrei di Alessandria per abuso di privilegi e seminatori di discordia.
Li accusò di “costituire una piaga generale che infetta tutto il mondo”.
Otto anni dopo li espulse da Roma. Come risultato, gli ebrei si ribellarono a Gerusalemme negli anni 66-70, e ancora nel 115 e nel 132. Di quella rivolta finale, lo storico romano Lucius Claudius Cassius Dio fece la seguente osservazione, che rappresenta il primo indizio di ebrei che causavano una grande guerra:
Gli ebrei di tutto il mondo mostravano segni di ostilità verso i Romani, in parte con atti segreti e in parte palesi … Ma anche altre nazioni si univano a loro mossi dall’entusiasmo di un qualche guadagno, e tutta la terra, si potrebbe quasi dire, veniva sollevata sulla questione. [2]
Quindi non era senza ragione che i notabili romani denunciarono gli ebrei – tra questi Seneca (“una razza maledetta”), Quintiliano (“una razza che è una maledizione per gli altri”), e Tacito (una “malattia”, una “perniciosa superstizione”, e “il più basso dei popoli”). [3] Il famoso storico tedesco Theodor Mommsen ribadì questo punto di vista, osservando che gli ebrei di Roma erano in effetti agenti di disgregazione e decadimento sociale:
“Anche nel mondo antico, il giudaismo era un fermento efficace del cosmopolitismo e della decomposizione nazionale.” [4]
Per tutto il Medioevo e il Rinascimento, la loro reputazione negativa persisteva. Giovanni Crisostomo, Tommaso d’Aquino e Martin Lutero condannarono tutti l’usura ebraica, una forma di prestito che spesso prosperava proprio grazie alle avversità e alle disgrazie delle persone ed una causa frequente di disordini sociali. Negli anni settanta dell’Ottocento, il Barone d’Holbach dichiarò che:
“il popolo ebraico si distingue solo per i massacri, le guerre ingiuste, le crudeltà, le usurpazioni e le infamie”. Aggiunse che “vivono sempre in mezzo alle calamità, e sono più di qualsiasi altra nazione, coinvolti in spaventose rivoluzioni”. [5]
Voltaire fu colpito dal pericolo che rappresentava per l’umanità il popolo ebraico:
“Non sarei minimamente sorpreso se queste persone un giorno dovessero causare l’estinzione dell’intera razza umana”. [6]
Kant li chiamò “una nazione di ingannatori”, e Hegel osservò che:
“l’unico atto che Mosè riservava agli israeliti era … prendere in prestito con l’inganno e ripagare la fiducia con il furto”.[7]
Quindi, sia l’evidenza empirica sia l’opinione appresa suggeriscono che gli ebrei hanno, per secoli, avuto un qualche ruolo in guerre, conflitti sociali e difficoltà economiche, e sono riusciti a trarne profitto. [8]
Essendo una minoranza piccola e almeno formalmente, ovunque priva di potere, è sorprendente che abbiano avuto un qualche ruolo nelle guerre – e se lo hanno avuto, avrebbero dovuto essere dalla parte degli sfruttati, e non degli sfruttatori.
Eppure, gli ebrei sembrano aver dimostrato una consistente capacità di trasformare l’agitazione sociale in un proprio vantaggio.
Quindi non è irragionevole affermare che potrebbero aver istigato guerre e disordini, per raggiungere i fini desiderati.
Gli ebrei in Europa
In Russia, a fine ottocento, c’erano dei problemi con gli ebrei. Nel 1881 una banda di anarchici, tra i quali alcuni ebrei, aveva ucciso lo zar Alessandro II. Questo scatenò una serie multi-decennale di periodici pogrom, la maggior parte piccoli ma in alcuni vennero uccisi centinaia di ebrei. Ulteriori difficoltà per loro arrivarono con le cosiddette leggi di maggio del 1882, che ponevano restrizioni alle pratiche commerciali ebraiche e alle aree di residenza che venivano delimitate all’interno della “Pale of Settlement (zone di residenza)” nella parte occidentale dell’impero russo. [9]Molti ebrei fuggirono da quelle zone; di quelli diretti a ovest, la Germania fu la loro destinazione prevalente. [10]
Anche prima del 1880, l’influenza ebraica in Germania era considerevole. Nel 1840, sia Bruno Bauer che Karl Marx scrissero saggi influenti su Die Judenfrage (La questione ebraica). Nel 1850, il compositore Richard Wagner ebbe a lamentarsi del fatto che i tedeschi si trovavano
“nella posizione di lottare per emanciparsi dagli ebrei. L’ebreo è, infatti … più che emancipato. Egli governa …” [11]
Nel 1878, Wagner disse che il controllo ebraico sui giornali tedeschi era quasi totale. Un anno dopo Wilhelm Marr decretò “la vittoria degli ebrei sui tedeschi”; credeva ovvio che “senza colpo ferire … l’ebraismo era diventato in quel periodo il dittatore socio-politico della Germania” [12].
I fatti supportano queste opinioni. E con l’afflusso di ebrei russi e polacchi alla fine del 1800 e all’inizio del 1900, la situazione divenne palesemente peggiore. Sarah Gordon (1984: 10-14) cita le seguenti impressionanti statistiche:
Prima della prima guerra mondiale, ad esempio, gli ebrei occupavano il 13% dei posti direzionali nelle società per azioni e il 24% delle posizioni di supervisione all’interno di queste società. [D] Nel 1904 comprendevano il 27 percento di tutti gli avvocati, il 10 percento di tutti gli avvocati tirocinanti, il 5 percento dei cancellieri, il 4 percento dei magistrati e fino al 30 percento di tutti i gradi più alti del sistema giudiziario. … Gli ebrei furono anche sovra rappresentati tra professori universitari e studenti tra il 1870 e il 1933. Per esempio, nel 1909-1910 … quasi il 12% dei professori delle università tedesche era ebreo … Nel 1905-1906 gli studenti ebrei rappresentavano il 25% degli studenti di legge e medicina … Anche la percentuale di medici ebrei era piuttosto alta, specialmente nelle grandi città, dove a volte erano una maggioranza. … A Berlino intorno al 1890, Il 25 percento di tutti i bambini che frequentavano la scuola elementare erano ebrei…
Teniamo conto del fatto che gli ebrei non hanno mai superato il 2% della popolazione tedesca. Il popolo accettava gli stranieri con un notevole grado di tolleranza e più o meno permetteva loro di dominare determinati settori della società tedesca. Non c’erano vincoli legali e gli attacchi violenti erano rari.
Ma i tedeschi avrebbero in seguito rimpianto queste politiche liberali.
Il sionismo di Theodor Herzl
L’altro fattore importante in quel momento storico era l’emergere del sionismo. Fondato formalmente da Theodor Herzl nel 1897, i suoi principi di base furono esposti nel suo libro Der Judenstaat (Lo Stato Ebraico). Sosteneva che gli ebrei non sarebbero mai stati al riparo dalla persecuzione, finché fossero ovunque stranieri, e quindi avevano bisogno di un loro stato. Un certo numero di luoghi furono presi in considerazione, ma al momento del primo incontro dell’Organizzazione Sionista Mondiale nel 1897, il movimento aveva già individuato la Palestina. Ciò, tuttavia, era un problema perché la regione in quel momento era sotto il controllo dell’Impero ottomano, ed era popolata principalmente da arabi musulmani e cristiani. In qualche modo, gli ebrei sionisti avrebbero dovuto strappare il controllo della Palestina ai turchi ottomani e poi cacciare via gli arabi. Era un compito apparentemente impossibile.
Compresero immediatamente che ciò poteva essere fatto solo con la forza. Ci voleva una situazione di pericolo globale – qualcosa che si avvicinasse a una guerra mondiale – in modo che i sionisti potessero manipolare le cose a loro vantaggio. Il loro principio guida di “profitto nella sventura” avrebbe potuto funzionare anche qui, ma avrebbe richiesto sia pressioni interne che esterne. Negli stati in cui gli ebrei avevano una popolazione significativa ma poco potere ufficiale, avrebbero fomentato disordini dall’interno. Negli stati in cui avevano influenza, avrebbero usato il potere della loro ricchezza per dettare la politica nazionale. E negli stati in cui non avevano né popolazione né influenza, avrebbero applicato pressioni esterne per garantire un sostegno ai loro scopi.
Che i sionisti abbiano seriamente preso in considerazione questa duplice strategia interna/esterna non è una semplice speculazione; abbiamo la parola di Herzl stesso. Egli scrisse:
Quando siamo in tanti, diventiamo un proletariato rivoluzionario, gli ufficiali subordinati del partito rivoluzionario; quando siamo in pochi, abbiamo il nostro terribile potere in borsa. (1896/1967: 26)
In effetti, Herzl apparentemente predisse lo scoppio della guerra globale. Uno dei sionisti della prima ora, Litman Rosenthal, scrisse nel suo diario del 15 dicembre 1914 il suo ricordo di una conversazione con Herzl, avvenuta nel 1897. Herzl avrebbe affermato:
Può darsi che la Turchia rifiuti o non sia in grado di capirci. Questo non ci scoraggerà. Cercheremo altri mezzi per raggiungere il nostro scopo. La domanda di Oriente è ora la domanda del giorno. Prima o poi porterà ad un conflitto tra le nazioni. Una guerra europea è imminente … La grande guerra europea deve venire. Attendo la mia ora, aspetto questo terribile momento. Terminata la grande guerra europea, la Conferenza di pace si riunirà. Dobbiamo essere pronti per quel momento. Saremo sicuramente chiamati a questa grande conferenza delle nazioni e dobbiamo dimostrare loro l’importanza urgente di una soluzione sionista alla questione ebraica.
Questa era la cosiddetta “grande profezia di guerra” di Herzl. Ora, non dice che i sionisti causeranno questa guerra, solo che saranno “pronti” quando questa arriverà, e “cercheranno altri mezzi” rispetto alla diplomazia per portare a termine il loro fine. Una previsione sorprendente, se vera. [13]
La rivoluzione dei giovani turchi
In ogni caso, c’era chiaramente un piano più ampio. Gli ebrei avrebbero perseguito una politica di rivoluzione in stati come la Russia al fine di abbattere governi odiati. Nella misura del possibile, avrebbero cercato di indebolire anche i turchi ottomani. E in Germania, nel Regno Unito e in America, avrebbero usato “il terribile potere della borsa” per dettare una politica di guerra aggressiva al fine di riallineare la struttura del potere globale a loro favore. Ciò avrebbe avuto un triplice vantaggio: limitare l’antisemitismo dilagante; accrescere la ricchezza ebraica; e in definitiva stabilire uno stato ebraico in Palestina, uno stato che sarebbe servito come centro globale dell’ebraismo mondiale. Rivoluzione e guerra diventarono così una priorità assoluta. [14]
La Turchia fu infatti un successo iniziale per il movimento. Il sistema di governo autocratico del Sultano generò insoddisfazione e un gruppo di ebrei turchi ne approfittò a proprio vantaggio, risultando nella rivoluzione turca del 1908. Come spiega Stein,
la rivoluzione era stata organizzata da Salonica [l’attuale Salonicco], dove gli ebrei, insieme ai cripto-ebrei conosciuti come Dönmeh, costituivano la maggioranza della popolazione. Gli ebrei di Salonicco e i Dönmeh avevano giocato un ruolo importante negli eventi associati alla rivoluzione e avevano fornito al Comitato di Unione e Progresso molti dei suoi membri più abili. (1961: 35) [15]
Questo gruppo di rivoluzionari, oggi noto come Giovani Turchi, fu in grado di rovesciare il Sultano ed esercitare una notevole influenza sul sovrano successivo. Ma alla fine non furono in grado di guidare l’impero in declino verso una direzione filo-sionista.
La Rivoluzione bolscevica
Il ruolo degli ebrei nella rivoluzione russa è una storia complicata e interessante. Il movimento comunista ha avuto una pesante influenza ebraica fin dal suo inizio. Marx era un ebreo tedesco. I suoi scritti ispirarono un diciottenne Vladimir Lenin ebreo per un quarto (nonno materno: Alexandr Blank). Nel 1898, Lenin formò un gruppo rivoluzionario, il Partito socialdemocratico operaio russo (RSDWP), che fu il precursore del Partito Comunista Sovietico. Quattro anni dopo, Lenin fu raggiunto da un ebreo purosangue, Lev Bronstein, nato Leon Trotsky. Il dissenso interno portò a uno scisma nel 1903, momento in cui il RSDWP si divise nelle fazioni bolscevica (“maggioranza”) e menscevica (“minoranza”). Entrambe le fazioni erano sproporzionatamente ebraiche.
Oltre a Lenin e Trotsky, i principali ebrei bolscevichi includevano Grigory Zinoviev, Yakov Sverdlov, Lev Kamenev (Aka Rozenfeld), Karl Radek, Leonid Krassin, Alexander Litvinov e Lazar Kaganovich.
Ben-Sasson (1976: 1943) osserva che questi uomini e “altri di origine ebraica … erano preminenti tra i leader della rivoluzione bolscevica russa”. Era un fatto noto, anche all’epoca. Come il London Times riportò nel 1919,
Una delle caratteristiche più curiose del movimento bolscevico è l’alta percentuale di elementi non russi tra i suoi leader. Dei 20 o 30 leader che forniscono il meccanismo centrale del movimento bolscevico, non meno del 75% sono ebrei. … Gli ebrei forniscono gli ufficiali esecutivi. (29 marzo, 10)
L’articolo procede indicando Trotsky e altri 17 altri individui per nome. Levin (1988: 13) nota che, al Congresso RSDWP del 1907, c’erano circa 100 delegati ebrei, che comprendevano circa un terzo del totale. Circa il 20% dei menscevichi erano ebrei, ma nel 1917 comprendevano otto su 17 (47%) dei membri del comitato centrale. [16]
Fu così che, negli anni precedenti alle rivoluzioni del 1917, gli ebrei stavano lavorando internamente ed esternamente per rovesciare lo Zar. Stein (1961: 98) cita un memo sionista del 1914, che promuove
“relazioni con gli ebrei nell’Europa orientale e in America, in modo da contribuire al rovesciamento della Russia zarista e per assicurare l’autonomia nazionale degli ebrei”.
Temperley (1924 : 173) ha osservato che “nel 1917, [gli ebrei russi] avevano fatto molto per preparare quella disintegrazione generale della vita nazionale russa, in seguito riconosciuta come la rivoluzione. Ziff (1938: 56) affermava la visione comune del tempo che “L’influenza ebraica in Russia doveva essere considerevole. Gli ebrei stavano giocando un ruolo prominente nella rivoluzione … ”
Sorprendentemente, persino Winston Churchill ha riconosciuto questo fatto. Nel 1920 scrisse un infame saggio che spiegava la differenza tra gli ebrei “buoni” (sionisti) e quelli “cattivi” bolscevichi. I sionisti erano ebrei “nazionalisti” che cercavano solo una patria per i loro popoli assediati. I cattivi “ebrei internazionalisti”, i bolscevichi, cercavano la rivoluzione, il caos e persino il dominio del mondo.
Fu, disse Churchill, una “sinistra cospirazione”. Continuò poi:
Questo movimento tra gli ebrei non è nuovo. Dai tempi di Spartacus-Weishaupt a quelli di Karl Marx, fino a Trotsky (Russia), Bela Kun (Ungheria), Rosa Luxemburg (Germania), ed Emma Goldman (Stati Uniti), questa cospirazione mondiale per il rovesciamento della civiltà e la ricostituzione della società sulla base di uno sviluppo arrestato, di una malvagità invidiosa e di un’uguaglianza impossibile, sono in costante crescita. … È stata la molla principale di ogni movimento sovversivo durante il diciannovesimo secolo; e ora finalmente questa banda di personalità straordinarie dagli inferi delle grandi città europee e americane ha afferrato il popolo russo per i capelli delle loro teste e sono diventati praticamente i maestri indiscussi di quell’enorme impero. (p.25)
“Non c’è bisogno di esagerare” il ruolo ebraico nella rivoluzione russa; “È sicuramente grande. La maggior parte delle figure di spicco sono ebrei. “Nelle istituzioni sovietiche,” il predominio degli ebrei è ancora più sorprendente “. Ma forse l’aspetto peggiore è il ruolo dominante del terrorismo giudaico. Churchill era chiaro ed esplicito:
[La] prominente, se non addirittura la principale parte del sistema di terrorismo che venne applicato dalle Commissioni Straordinarie per la Lotta alla Controrivoluzione era determinato dagli ebrei, e in alcuni casi degni di nota, dalle ebree. Lo stesso ruolo malvagio ebbero gli ebrei nel breve periodo di terrore durante il quale Bela Kun governò l’Ungheria. Lo stesso fenomeno si è ripresentato in Germania (soprattutto in Baviera) […] Il ruolo avuto dagli [ebrei] in proporzione al loro numero, è sorprendente. (pagina 26)
A quel tempo, Churchill aveva lavorato per conto degli ebrei sionisti per circa 15 anni. Aveva a lungo contato sul sostegno politico ebraico, e si diceva che fosse al soldo dei ricchi sionisti. [17]
Seguirono le due guerre mondiali, e in entrambe l’influenza degli ebrei fu determinante, come vedremo in altri post.
di Thomas Dalton
Fonte: https://inconvenienthistory.com
Traduzione e adattamento: Paolo Germani
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Fonti
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Appunti
[1] È chiaro che Giuseppe era ebreo: suo padre, Giacobbe, fu ribattezzato da Dio come “Israele” (Gen 35:10), e Giuseppe stesso viene più volte definito “ebreo” (ad es. Gen 39:14, 41:12).
[2] Storia romana , 69.13.
[3] Per i commenti di Seneca e Quintiliano, vedi Stern (1974), pagine 431 e 513. Per Tacito, vedi i suoi Annali (XV, 44) e Storie (5.8).
[4] History of Rome , vol. 4, p. 643.
[5] Ecce Homo! (1770/1813: 26, 28)
[6] Citato in Hertzberg (1968: 300).
[7] Per Kant, vedi il suo Conflict of the Faculties (1798/1979: 101). La citazione di Hegel è tratta dai suoi Early Theological Writings (1975: 190).
[8] Questa è solo una piccola parte delle osservazioni negative degli ebrei nel corso dei secoli. Per uno studio più completo, vedi la mia serie Dalton (2011a, 2011b, 2011c, e 2012).
[9] Una vasta area, che comprende gran parte della Polonia attuale, della Lituania, dell’Ucraina e della Bielorussia.
[10] Nel 1891 il New York Times pubblicò il titolo: “L’assalto feroce della Russia: l’Europa stupiva per il modo in cui trattava gli ebrei”. Come l’articolo spiegava, “Berlino … è sopraffatta dall’ondata di ebrei in fuga … “(31 maggio, p.1).
[11] Citato in Rather (1990: 163).
[12] Citato a Levy (1991: 83-84).
[13] Tuttavia, ci sono alcuni problemi. Innanzitutto, il diario è datato circa cinque mesi dopo l’inizio effettivo della guerra; è facile ricordare una previsione dopo il fatto. In secondo luogo, il libro di Rosenthal My Siberian Diary non si trova da nessuna parte. L’entrata è raccontata in un oscuro periodico, The Jewish Era, datato gennaio 1919 (pagina 128); questo non era solo dopo che la guerra era finita, ma dopo che la Conferenza di Pace era già iniziata.
[14] Ciò era vero sia per gli ebrei sionisti sia per quelli non sionisti. Vale la pena notare che il sionismo era una visione minoritaria tra gli ebrei americani, almeno per i primi due decenni della sua esistenza. Molti ebrei, essendo “internazionalisti”, non sentivano il bisogno di una patria ebraica. E molti si sono resi conto che, se ciò dovesse accadere, sarebbero stati accusati di doppia lealtà. Ma con la pressione implacabile dei sionisti e il record di successo, questa è diventata la visione dominante.
[15] Per un account contemporaneo, vedere il London Times , 11 luglio 1911, p. 5.
[16] Tra le figure di spicco, Ben-Sasson (p.944) menziona Julius Martov, Fyodor Dan e Raphael Abramowitz.
[17] Lo stretto legame di Churchill con gli ebrei britannici risale almeno al 1904. Gilbert (2007: 9) spiega che “questa fu la prima, ma non l’ultima volta, in cui Churchill fu accusato dai suoi avversari politici … di essere in tasca Makovsky (2007) descrive l’associazione di lunga data del padre di Churchill con “titani finanziari ebrei” e osserva che Churchill stesso “è venuto a contare molti dei [ricchi amici ebrei di suo padre come i suoi” (pagina 46).
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