“Quel treno della morte sfrecciava nel buio delle notti ungheresi. Ovunque si fermasse si potevano trovare uomini impiccati agli alberi e sangue che inumidiva la terra. Lungo i binari, dopo il suo passaggio, si vedevano cadaveri nudi e mutilati”.
Il capo della Ceka ungherese, l’ebreo Szamuelly “dettava le sentenze di morte dentro a un vagone del treno… Comodamente seduto nel suo vagone, elegante e decorato in rosa, con un gesto della mano decideva la vita o la morte dei prigionieri”
Questo succedeva nella Repubblica Socialista Ungherese, nel 1919, durante i 133 giorni, poco più di quattro mesi, del sanguinario governo comunista capeggiato da Bela Kun.
Chi era Bela Kun e come salì al potere
Alla fine della Grande Guerra l’Ungheria, o meglio quello che restava di essa, visto che la maggior parte del suo territorio era occupata da Romeni, Serbi e Cechi, si diede un governo repubblicano, sotto la guida del conte Karolyi.
Il paese era nel caos, alimentato da una massa di reduci che trovavano difficoltà a reinserirsi in un paese vinto, distrutto nell’economia e nel morale.
Di questa situazione approfittò Bela Kun, un oscuro giornalista di origini ebraiche, violento e privo di scrupoli.
Bela Kun, il cui vero nome era Abel Kohn, aveva combattuto nell’esercito ungherese ed era stato fatto prigioniero dai russi. Divenuto in seguito un grande ammiratore della rivoluzione bolscevica, partecipò ad uno dei tanti corsi di indottrinamento approntati da Lenin al fine di creare rivoluzionari professionisti, in grado di esportare la rivoluzione bolscevica ed innescarla altrove.
Torna quindi a Budapest, dopo l’armistizio del 1918, con una somma di 300.000 rubli, indispensabili per portare a termine i torbidi piani che aveva concepito.
Per prima cosa Bela Kun fonda il Partito Comunista Ungherese ed il giornale del partito, e dal niente comincia a fare opera di proselitismo fra i reduci e gli ex prigionieri di guerra, dando inizio alle prime azioni di terrorismo contro i giornali governativi e gli avversari politici.
L’influenza di Bela Kun cresceva giorno dopo giorno. Il governo era sempre più debole, anche perché due ministri dello stesso, ebrei filobolscevichi, lo minavano dall’interno. Il conte Karolyi fece arrestare Kun dopo un’azione terroristica che era costata la vita ad otto agenti di polizia. Ma l’operazione si rivelò controproducente e le agitazioni bolsceviche si estesero a tutta la nazione.
Karolyi allora, nel marzo del 1919 diede improvvisamente le dimissioni e passò le consegne proprio a Bela Kun che, liberato dal carcere, formò subito un consiglio esecutivo i cui membri prendevano il nome di commissari del popolo; egli si accontentò del ruolo di commissario agli affari esteri, ma di fatto deteneva la presidenza del governo.
Il Terrore Rosso e la Repubblica Sovietica
Nacque così quella che gli storici chiamano tuttora Repubblica Sovietica Ungherese (da Soviet, parola russa che significa Consiglio).
Iniziò una stagione terribile per l’Ungheria, il cosiddetto Terrore Rosso, costato la vita ad oltre 50.000 persone in soli 133 giorni.
Il nuovo governo comunista aveva un solo ideale, distruggere l’aristocrazia e la borghesia, e rendere loro la vita impossibile. Uno dei primi provvedimenti di Bela Kun fu quello di obbligare i borghesi a consegnare allo stato tutti i loro beni, compresi i capi di abbigliamento. In pochi giorni vennero confiscate le banche, le attività commerciale e la maggior parte delle imprese, consegnate a comitati di operai, non in grado di gestirle.
La mancata ridistribuzione della terra portò alle proteste dei contadini, per lo più nullatenenti, ed alle conseguenti repressioni governative. In pochi giorni vennero uccisi oltre 10.000 contadini.
Le proteste e i tentativi di opposizione vennero repressi nel sangue. Ogni stabile aveva un uomo di fiducia del regime che, nella duplice veste di poliziotto e di custode, aveva il compito di controllare e riferire tutto alle autorità, mantenendo nel terrore gli inquilini.
Il governo di Bela Kun era composto da 26 commissari, di cui 18 erano ebrei. Una percentuale enorme (70%), se si considera che all’epoca in Ungheria abitavano circa 700.000 ebrei su una popolazione complessiva di 14 milioni di persone. Erano quindi il 5%.
L’elevata percentuale di ebrei può essere giustificata soltanto dal fatto che erano stati proprio loro ad organizzare e sostenere la rivoluzione.
In ogni caso, si trattava indubbiamente di un governo a trazione ebraica.
Ed anche il terrore rosso era a trazione ebraica.
La paura più grande di ogni ungherese era quella di finire nelle mani dei “Figli di Lenin”, la guardia pretoriana organizzata da Bela Kun e dal suo sodale Cserny che si ispirava alla Ceka dell’Unione Sovietica.
I Figli di Lenin erano stati in parte inviati da Lenin per aiutare la rivoluzione e in parte reclutati tra la feccia di Budapest. Vestiti con abiti in cuoio, scorrazzavano per tutta l’Ungheria seminando il terrore ed uccidendo borghesi, contadini ed avversari politici.
Scrive lo scrittore tedesco Carsten nella sua “Genesi del Fascismo” (Baldini e Castoldi 1970):
“i metodi dottrinari e terroristici riuscirono a trasformare la stragrande maggioranza degli ungheresi in accaniti anticomunisti” e, più si estendeva il malcontento, più aumentavano le stragi effettuate dai Figli di Lenin.
L’economia subì un tracollo, nelle fabbriche non si lavorava più, i borghesi vivevano nel terrore, i contadini subivano ogni sorta di razzia di prodotti agricoli che venivano spediti in vagoni a Budapest e distribuiti gratuitamente ai militanti comunisti.
La fine della Repubblica Sovietica Ungherese
Le truppe dell’Intesa che occupavano l’Ungheria assistevano inerti alla fine della nazione ungherese, ma ben presto diedero mandato alle truppe romene di occupare Budapest; gli appelli alla mobilitazione di Bela Kun andarono a vuoto, le truppe comuniste furono lasciate sole e facilmente sbaragliate dai Romeni (agosto 1919).
Bela Kun e la maggior parte del suo governo riuscirono a fuggire in Unione Sovietica. Molti dei terroristi assassini che facevano parte dei Figli di Lenin furono giustiziati in Ungheria dal nuovo governo. Bela Kun venne in seguito nominato Presidente del Consiglio in Crimea, dove fece uccidere 20.000 prigionieri che lottavano contro i bolscevichi. Venne in seguito inviato in Germania per organizzare la rivoluzione rossa in quel paese, ma non ebbe successo. Stalin ordinò di ucciderlo nel 1939, in una delle tante purghe interne al partito.
Dopo la cacciata di Bela Kun il Partito Comunista Ungherese si ridusse ad una piccola formazione politica, con scarso seguito nel paese.
Cronache del terrore
Per descrivere il Terrore Rosso prendiamo spunto dai racconti dell’epoca.
Bela Kun percorreva in lungo e in largo il paese a bordo di una lussuosa macchina, con la sua efficiente segretaria R.S. Salkind, alias Semliachkay, anch’essa ebrea. Sulla macchina era stata montata in bella vista una forca a mo’ di stemma. Il capo della Ceka ungherese, l’ebreo Szamuelly viaggiava invece sul vagone di un treno, seminando il terrore e la morte, come descrivono alcuni testimoni dell’epoca.
“Quel treno della morte sfrecciava nel buio delle notti ungheresi. Ovunque si fermasse si potevano trovare uomini impiccati agli alberi e sangue che inumidiva la terra. Lungo i binari, dopo il suo passaggio, si vedevano cadaveri nudi e mutilati. Szamuelly dettava le sentenze dentro a un vagone del treno, e nessuno di quelli saliti su quel treno ha mai potuto raccontare ciò che ha visto.
Szamuelly viveva in un vagone del treno della morte. Una trentina di uomini scelti gli facevano da guardia del corpo. Anche i boia lo accompagnavano. Il treno era composto da due vagoni ammobiliati, due vagoni di prima classe, occupati dai terroristi, e due vagoni di terza classe per le vittime. In questi ultimi due si facevano le esecuzioni. Gli interni di questi vagoni grondavano di sangue.
I cadaveri dei condannati venivano buttati giù dai finestrini, mentre Szamuelly, comodamente seduto nel suo vagone, elegante e decorato in rosa, con un gesto della mano decideva la vita o la morte dei prigionieri”
Il giornale “La Divina parola” del 25 aprile 1920, racconta che durante il sollevamento popolare contro Bela Kun furono trovati nei sotterranei i corpi accatastati di frati barbaramente uccisi. Alcuni diplomatici stranieri, chiamati dal popolo perché potessero constatarlo coi propri occhi, testimoniarono di aver visto molti cadaveri di religiosi e religiose che avevano conficcato nel cuore quel crocifisso che solitamente portavano al collo”.
di Paolo Germani
Fonte: www.altreinfo.org
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Bibliografia e sitografia:
- https://digilander.libero.it/atticciati/storia/ungheria.htm
- “Genesi del Fascismo” (Baldini e Castoldi 1970)
- The plot against the church. Maurice Pinay
- La gran conspiraciòn judia. Traian Romanescu
- https://gaceta.es/blogs/crimenes-del-comunismo/bela-kun-133-dias-asesinar-50000-personas-10072015-1808-20150710-0000/
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