A Monsey, New York, un afroamericano ha aggredito cinque ebrei con un coltello durante la celebrazione di Hanukkah. La notizia ha fatto il giro del mondo, ma questa volta, a differenza di altre, ha fatto un solo giro e poi si è fermata. L’attentatore è stato arrestato e per fortuna non ci sono state vittime.
La motivazione dell’aggressione?
Odio antisemita e razzismo, naturalmente.
Questo attacco è il nono episodio di antisemitismo in sei giorni a New York. Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha dichiarato:
“Lasciatemi essere chiaro, l’antisemitismo e il razzismo di qualsiasi tipo sono valori ripugnanti e noi continueremo a mostrare tolleranza zero verso questi atti di odio”.
Quello che non dicono né Cuomo né i media è che queste aggressioni sono per lo più riconducibili ad afroamericani. E questo è davvero molto singolare. Gli ebrei appoggiano tutte le istanze degli afroamericani, nell’enclave ebraica di Hollywood ai neri vengono assegnati soltanto ruoli positivi, la promozione sociale degli afroamericani è all’ordine del giorno in tutti i media. Semmai sono i bianchi cristiani ad essere poco soddisfatti del trattamento loro riservato dagli ebrei, non certo i neri.
Quindi, occorrerebbe porsi queste domande:
“Perché gli afroamericani stanno diventando antisemiti?”
“Che cosa hanno fatto gli ebrei agli afroamericani?”
La risposta a queste due domande sta nella presa di coscienza, da parte della comunità afroamericana, di una verità che era rimasta nascosta tra le pieghe della storia e che si sta facendo largo in modo ingovernabile e dirompente.
Non è un argomento da trattare nei telegiornali. Anzi, la censura è d’obbligo.
Per capire di che si tratta possiamo vedere uno dei tanti video postati da Louis Farrakhan, religioso statunitense, mussulmano, leader della Nation of Islam, con un seguito di milioni di afroamericani, oppure leggere un libro, intitolato “The Secret Relationship Between Blacks and Jews”, pubblicato dall’Historical Research Department Nation of Islam, un tempo disponibile in tutte le librerie e su Amazon, oggi al bando ed acquistabile in poche librerie specializzate.
The Secret Relationship Between Blacks and Jews
The Secret Relationship Between Blacks and Jews, volume 1, The Secret Relationship Between Blacks and Jews, volume 2, e Jews Selling Blacks sono i tre corposi volumi di cui si compone l’opera, pubblicati negli anni novanta dalla Nation of Islam.
Si tratta di una ricerca storica, supportata da migliaia di documenti originali e prove inconfutabili, in cui si vuole dimostrare, senza dare adito a dubbi, che per due secoli e mezzo gli ebrei gestirono la Tratta degli Schiavi, ovvero la cosiddetta “Tratta Atlantica”.
Un vero e proprio “J’accuse” contro gli ebrei.
I documenti dicono che gli ebrei erano mercanti, banchieri, schiavisti. Si arricchivano con la deportazione e la vendita degli africani, con il commercio del cotone prodotto nelle piantagioni, con la vendita del rum prodotto nelle distillerie, con le operazioni bancarie, con i finanziamenti erogati ai latifondisti che controllavano le piantagioni, con l’odioso e criminale “allevamento di nuovi schiavi”, come fossero animali.
Non c’erano soltanto loro a partecipare a questa barbarie, alla devastazione umana dell’Africa, ma ne erano la colonna portante.
A seguire alcune delle accuse e delle conclusioni dell’opera citata.
La gestione integrata della schiavitù
Gli ebrei non gestivano soltanto la deportazione degli africani. Quelli che sopravvivevano al viaggio, li portavano nelle isole Caraibiche, dove c’erano le fattorie di loro proprietà in cui si coltivava canna da zucchero e cotone, e dove i neri potevano imparare il duro “lavoro dello schiavo”.
I sopravvissuti a questa fase di annientamento della personalità e di “educazione alla schiavitù” venivano “esportati”, come qualsiasi altra merce, nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti, dove altri mercanti, banditori e intermediari ebrei li vendevano all’asta.
Anche i banchieri che gestivano i finanziamenti necessari per l’acquisto degli schiavi erano ebrei. Mentre altri intermediari si occupavano persino di vendere gli africani in un vergognoso “mercato secondario degli schiavi” quando cambiavano le esigenze della produzione o quelle dei latifondisti.
Gli ebrei controllavano quindi l’intera filiera dello schiavismo.
Ma non è tutto qui, al peggio non c’è mai fine.
Gli ebrei gestivano vere e proprie fattorie in cui accoppiavano come animali i neri facendoli figliare, al fine di produrre bambini schiavi da immettere sul mercato. I “maschi da riproduzione” li sceglievano tra i più forti e prestanti, dopo che la selezione naturale ne aveva già eliminati più della metà.
Non si può cambiare il passato
Si calcola che la predazione dell’Africa abbia prodotto novanta milioni di morti per ottenere dieci milioni di schiavi da utilizzare nelle piantagioni. Un vero e proprio genocidio.
Gli ebrei di oggi non sono responsabili di ciò che hanno fatto i loro correligionari, ma purtroppo ne pagano le conseguenze.
La soluzione non può essere cambiare la storia, vietare le parti che non piacciono, approvare leggi che impongono una e una sola verità, vietare i libri che riportano verità scomode, apostrofare come antisemita chiunque faccia ricerca storica.
Purtroppo la storia è difficile da manipolare, è troppo complesso cambiarla, è impossibile nasconderla. E’ inutile ordinare ad Amazon di non vendere più i libri scomodi, bandirli dalle librerie, imbavagliare chi rispolvera la storia, oscurare i discorsi di Farrakhan su YouTube.
Non serve imporre a tutti i paesi del mondo di recepire tra le proprie leggi la definizione di antisemitismo, così come è stata proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (Ihra), una definizione liberticida ed anticostituzionale che rende penalmente perseguibile chiunque critichi gli ebrei o Israele e che rende rischiosa una qualsiasi ricerca storica che riguardi il popolo ebraico.
Non serve condannare a morte chiunque non provi simpatia per il popolo ebraico o non ne parli bene, come accadeva nella Russia del 1927.
E’ altrettanto inutile approvare per legge le verità storiche, blindare l’unico genocidio che si può (e si deve) commemorare in modo compulsivo, ma di cui non si può parlare se non “nei termini approvati”. Tutto questo peggiora le cose e serve soltanto a creare sospetto e diffidenza.
Solgenitsin, bisogna ammettere le proprie responsabilità
Occorrono altre soluzioni per arginare l’antisemitismo. Ad esempio, come sosteneva Aleksandr Solgenitsin nel suo libro “Due secoli insieme”, basterebbe ammettere le proprie responsabilità storiche ed accettare i fatti per quel che sono.
E le responsabilità storiche cui si riferiva Solgenitsin non sono quelle riguardanti la Tratta degli Schiavi, ma quelle relative al genocidio dei cristiani perpetrato nell’Unione Sovietica a guida bolscevica, costato la vita a decine di milioni di esseri umani innocenti, in cui gli ebrei ebbero un ruolo di primaria importanza.
Incominciamo da qualche riflessione, almeno una. I fatti storici su cui riflettere sono davvero tanti.
di Paolo Germani
Fonte: www.altreinfo.org
PS: il presente post riporta dati storici che sono di dominio pubblico. In nessun caso si vuole criminalizzare gli ebrei di oggi per ciò che fecero i mercanti di schiavi tre secoli fa o i bolscevichi nel novecento. Nessuno ha il diritto di aggredire persone innocenti per fatti avvenuti secoli fa, siano stati perpetrati da ebrei o da altri. La conoscenza della storia serve per evitare di commettere all’infinito gli stessi errori, non va oscurata e censurata. Siamo fermamente convinti che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli.
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