L’articolo che segue è incentrato sulla Prima Guerra Mondiale e sul Trattato di Pace siglato a Versailles, che abbiamo definito Pax Ebraica per lo straordinario numero di ebrei che parteciparono alla Conferenza di Pace di Parigi, in rappresentanza di tutti i paesi contendenti, vincitori e vinti, dei nuovi paesi che si stavano formando in seguito al crollo degli imperi centrali e di rappresentanti ebrei dei territori palestinesi.
Per comprendere meglio i contenuti dell’articolo è necessario inquadrare alcune figure chiave di quel periodo.
Si tratta di persone molto influenti che operavano dall’una parte e dall’altra dell’Oceano, ma sempre dietro le quinte, muovevano pedine nello scacchiere internazionale, finanziavano tutti i contendenti, consigliavano i governanti.
La maggior parte di questi personaggi erano ricchi e potenti banchieri dell’epoca, sionisti convinti, nati in Germania o comunque di origini tedesche.
La prima guerra mondiale, così come tutte le guerre, era un’occasione imperdibile per incrementare il loro potere finanziario ed arricchirsi ancora, dapprima coi prestiti di guerra, poi coi prestiti per la ricostruzione e, soprattutto, col meccanismo criminale del debito infinito.
Ma per questi banchieri era anche il momento giusto per realizzare il loro più grande sogno:
Costituire in Palestina un primo embrione di Stato Ebraico.
Cosa che poi alla fine avvenne, dopo due conflitti mondiali, oltre un centinaio di milioni di morti, un pianeta semidistrutto e un lungo periodo di estenuante Guerra Fredda.
Ma per loro questi erano solo dettagli.
Quel che contava per questi banchieri era la patria ebraica, vale a dire un luogo sicuro in cui tutti gli ebrei potessero vivere sereni e tranquilli.
Questo era un obiettivo condivisibile. Non lo erano altrettanto il luogo prescelto, già abitato da altre popolazioni, e i metodi adottati per raggiungere l’obiettivo.
I fratelli Warburg, Jacob Shiff e Lord Rothschild
I primi tre banchieri sono i fratelli Paul, Felix e Max Warburg, discendenti da una ricca e antica famiglia di banchieri.
Paul e Felix Warburg, operavano negli Stati Uniti. Erano consiglieri del presidente Woodrow Wilson, entravano e uscivano dalla Casa Bianca come e quando volevano.
Il terzo fratello, Max Warburg, operava in Germania. Oltre ad essere un potente banchiere, grande finanziatore del Reich, era anche consigliere personale del Kaiser Guglielmo II di Germania. Quindi, a differenza dei suoi due fratelli, che entravano e uscivano dalla Casa Bianca come e quando volevano, Max Warburg, entrava e usciva dal palazzo del Reichstag, come e quando voleva.
Jakob Shiff, suocero di Felix Warburg, che aveva sposato sua figlia, era un altro potente banchiere che operava negli Stati Uniti, imparentato con altre due grandi famiglie di banchieri, quelle dei Loeb e dei Kuhn. Detto per inciso, anche Paul Warburg era imparentato coi Loeb e i Kuhn in quanto aveva sposato una delle figlie di Solomon Loeb.
Felix Warburg era imparentato anche con Lord Lionel Walter Rothschild, che operava in Inghilterra, per il quale non occorrono presentazioni, in quanto era discendente della famiglia di banchieri più potenti del pianeta.
Insomma, senza entrare troppo nei dettagli della ragnatela, tutti questi personaggi erano imparentati tra di loro, per vie dirette e collaterali. Era normale in queste famiglie. Lo è ancora oggi. I maschi appartenenti a potenti dinastie di banchieri sposavano donne di altre potenti dinastie. Se necessario si sposavano anche tra parenti. Ad esempio la metà delle figlie femmine della dinastia Rothschild era sposata con cugini di primo grado. In questo modo non si disperdeva il patrimonio complessivo e si manteneva la purezza, non della razza, perché i soldi non determinano alcuna razza, bensì della dinastia stessa.
Adesso possiamo raccontare la storia, che coinvolge anche altri personaggi famosi, quali ad esempio Bernard Baruch, banchiere e uomo di fiducia del Presidente Woodrow Wilson ed altri importanti politici francesi, tedeschi e russi, di cui parleremo più avanti.
FINANZIERI COINVOLTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
La guerra occulta
Ricordiamo brevemente quali furono i principali contendenti della prima guerra mondiale: da una parte la Germania, l’Impero Austro-Ungarico e l’Impero Ottomano; dall’altra la Russia, la Francia e la Gran Bretagna (e poi l’Italia, ma nel contesto di questo racconto non ha avuto alcun ruolo).
A un certo punto della guerra, Il Kaiser Guglielmo II di Germania e il suo governo furono convinti dai loro consiglieri di fiducia, tra cui spiccava Max Warburg, a convogliare fondi verso la Russia per finanziare le proteste popolari, con lo scopo di suscitare disaffezione nell’esercito e nella marina.
Tutto questo sarebbe servito a indebolire lo Zar e ad alleggerire il fronte Nord-Orientale.
Intanto, sempre Max Warburg, tramite la sede svedese della sua banca, finanziava i bolscevichi, che erano quasi tutti ebrei, perché organizzassero una vera rivoluzione armata in Russia.
Nello stesso periodo il ministro degli esteri prussiano, Arthur Zimmermann, convinceva il Kaiser a far passare un treno proveniente dalla Svizzera, pieno di soldi e di rivoluzionari, tra cui Lenin, diretti a Mosca per accendere la miccia della Rivoluzione.
L’attraversamento della Germania venne organizzato da un certo Parvus Helphand, all’anagrafe Alexander Israel Helphand, rivoluzionario ebreo-russo, naturalizzato tedesco.
Tutti questi rivoluzionari venivano finanziati anche da importanti banchieri americani, in particolare Rockefeller e Morgan. E’ bene ricordare che una rivoluzione non si fa senza soldi. E i bolscevichi avevano soldi a palate che arrivavano da ogni dove.
Nel frattempo anche Jacob Shiff, altro protagonista di questa storia intricata, recitava la sua parte: finanziava Leon Trotsky, all’anagrafe Lev Davidovich Bronstein, e lo aiutava a raggiungere la Russia via mare per organizzare la tanto agognata rivoluzione, i cui preparativi erano iniziati da circa un decennio.
Tutti i sionisti stavano aiutando il Kaiser ad alleggerire la pressione del fronte russo, così poteva liberare l’esercito e concentrarsi sul fronte francese.
Questo è quello che pensava Guglielmo II di Germania. Ma era soltanto un’apparenza.
Quando si accorse di essere stato preso in giro e che i suoi amici banchieri da una parte lo liberavano dai russi, ma dall’altra gli lanciavano contro la corazzata Stati Uniti, per il Kaiser era ormai troppo tardi, la guerra era già finita, lui non contava più nulla e non si poteva più tornare indietro.
Intanto in Gran Bretagna Lord Lionel Walter Rothschild (al centro della foto), che insieme agli altri suoi amici banchieri controllava la Banca d’Inghilterra e le finanze del Regno, sostenuto da Chaim Weizmann, si faceva firmare la lettera Balfour dal Segretario agli Esteri Walter Balfour. Si trattava di un impegno formale che il governo di Londra si assumeva per favorire la nascita di un focolaio ebraico in Palestina (che in quel momento era controllata dall’impero Ottomano). Una lettera, null’altro.
La contropartita era l’entrata in guerra degli Stati Uniti, la vittoria certa contro gli imperi centrali, l’accesso al petrolio arabo, i ricchi risarcimenti di guerra, l’annientamento della flotta del Reich, ecc. ecc.
Tutto molto invitante, offerte che l’Inghilterra non poteva (e non doveva) rifiutare. Tra l’altro, era sull’orlo della bancarotta, non aveva più cibo e nemmeno armi per i soldati, quindi era completamente in mano ai banchieri.
Non fu così facile, ma Rothschild convinse gli inglesi a rifiutare un’allettante offerta di pace arrivata in modo inaspettato dalla Germania, che proponeva di mantenere lo status quo pre-guerra. Sembrava impossibile che gli inglesi rifiutassero un’occasione del genere per uscire da quell’incubo, ma davanti alla prospettiva di vincere, ampliare i possedimenti imperiali, mettere le mani sul petrolio, annientare il concorrente germanico… Insomma, si fecero convincere da Lord Rothschild.
Negli stessi giorni in cui Max Warburg consigliava così bene il Kaiser e Lord Rothschild teneva in guerra gli inglesi, i fratelli Paul e Felix Warburg consigliavano altrettanto bene il Presidente degli Stati Uniti, Thomas Woodrow Wilson. Cercavano di convincerlo che per gli Stati Uniti era molto conveniente entrare in guerra insieme all’Inghilterra e contro la Germania.
E alla fine ci riuscirono, anche grazie all’intervento di un altro importante banchiere, Bernard Baruch, ebreo americano, che aiutò molto il Presidente nei momenti più difficili della guerra, tanto da meritarsi una medaglia di riconoscimento per i servizi prestati.
Per convincere il popolo americano, ancora restio a entrare in guerra, i banchieri utilizzarono tutto il potere mediatico e comunicativo di cui disponevano. La stampa iniziò a demonizzare il Kaiser, dipingendolo come un orco che tagliava le mani ai bambini belgi e qualche volta se li mangiava pure.
L’obiettivo di queste menzogne era quello di inorridire il popolo americano. In sei mesi erano tutti felici di andare Oltreoceano, a morire per la libertà e la giustizia, così almeno pensavano. In realtà andavano a combattere per la patria di un altro popolo.
A questa campagna infamante partecipò tutta la stampa che faceva capo alla finanza internazionale, ed anche il nipotino di Sigmund Freud, tale Edward Louis Bernays, divenuto in seguito uno degli uomini più influenti del ventesimo secolo, grazie alle sue conoscenze riguardanti la manipolazione delle masse.
E il casus belli?
Non fu l’affondamento del Lusitania, come molti pensano, ma una maldestra dichiarazione di Arthur Zimmermann (quello che aveva fatto passare Lenin in treno) il quale ammise pubblicamente che la Germania aveva contattato il Messico per muovere guerra agli Stati Uniti. Se stava zitto, gli Stati Uniti dovevano lavorare a qualche false flag o ingegnarsi in qualche altro modo, invece Zimmermann mise la guerra in un piatto d’argento, nelle mani del presidente Wilson.
Una testimonianza dell’epoca
Il Dearborn Independent di Henry Ford, il 9 luglio 1921, con riferimento alla prima guerra mondiale pubblicò questo articolo:
È un fatto significativo che a Washington i visitatori più assidui e privilegiati della Casa Bianca fossero ebrei, e che la stessa cosa stesse successa a Berlino, dove l’unico collegamento telefonico privato del Kaiser era con Walter Rathenau.
Nemmeno il principe ereditario poteva raggiungere il Kaiser, se non attraverso i normali collegamenti telefonici.
Max Warburg rappresenta la famiglia nella propria terra natia. Max Warburg è coinvolto nel Gabinetto di Guerra della Germania quanto la sua famiglia e i suoi colleghi della finanza lo sono nel Gabinetto di Guerra degli Stati Uniti.
Come è stato raccontato dalla stampa di tutto il mondo, il fratello americano Paul e il fratello tedesco Max si incontrarono a Parigi come rappresentanti dei rispettivi governi per definire le condizioni di pace. C’erano talmente tanti ebrei nella delegazione tedesca che era meglio conosciuta come “delegazione kosher”, o anche come “delegazione Warburg”, e c’erano così tanti ebrei nella delegazione americana che i delegati dei paesi minori d’Europa guardavano agli Stati Uniti come a un paese ebreo che per inaudita generosità aveva eletto un non ebreo come presidente.
Gli ebrei avevano diversi obiettivi da raggiungere nella guerra, e uno di questi era quello di ‘prendersi la Russia’. In questo lavoro Max Warburg è stato determinante. La sua banca è stata registrata in un dispaccio pubblicato dal governo degli Stati Uniti come una di quelle che hanno finanziato Leon Trotsky perché distruggesse la Russia.
Tutti contro la Russia, non per favorire i tedeschi, ma per la causa ebraica, che in questo caso particolare coincideva con gli interessi tedeschi.
Questa è una grande orchestra internazionale! La comunità finanziaria ebraica può suonare contemporaneamente e in piena resa armonica la Star Spangled Banner, Die Wacht am Rhein, la Marsigliese e God Save the Queen.
La Patria Ebraica
Nell’ultima parte del conflitto i tedeschi chiesero l’armistizio, anche se da un punto di vista militare erano vittoriosi ovunque. I motivi che li spinsero a chiedere la pace furono fondamentalmente due. In primo luogo l’ingresso in guerra degli Stati Uniti aveva stravolto gli equilibri e le prospettive di vittoria erano davvero scarse. In secondo luogo la Germania era scossa da venti rivoluzionari di stampo bolscevico, animati da una certa Rosa Luxemburg, amica di Lenin, sodale di Trotsky.
La necessità di combattere contro le sommosse organizzate dagli spartachisti della Luxemburg convinse il Kaiser Guglielmo II a chiedere l’armistizio.
A gennaio 1919 si avviarono le trattative di pace a Parigi. La Germania era nel caos politico e istituzionale. La delegazione tedesca arrivò alla Conferenza di Parigi convinta di trattare per una pace equa che potesse accontentare le parti senza stravolgere l’Europa. Erano fiduciosi, ma non sapevano ciò che li attendeva.
I tedeschi trovarono una indisponibilità totale al dialogo, soprattutto da parte della Francia, la cui delegazione aveva due componenti molto influenti e altrettanto intransigenti, disposti a tutto pur di penalizzare la Germania. Erano George Mandel, consigliere e braccio destro del primo ministro Clemenceau, e Louis Lucien Klotz, ministro delle finanze della Francia e capo delegazione per i risarcimenti.
Al Congresso di Pace di Parigi parteciparono 514 ebrei, provenienti da Palestina, Polonia, Ungheria, Romania, Russia, Lituania, Francia, Inghilterra, Italia ed altri paesi balcanici. Il contingente più importante proveniva dagli Stati Uniti, la cui delegazione era formata da 156 membri, di cui ben 115 erano ebrei.
Al Congresso partecipò anche una delegazione di organizzazioni sioniste, con a capo Chaim Weizmann, che presentò una proposta per favorire la nascita di un focolaio ebraico in Palestina, una specie di Stato Ebraico embrionale.
Obiettivo di questo focolaio era quello di proteggere i sei milioni di ebrei che avevano sofferto la fame e le persecuzioni durante il primo conflitto mondiale. Alla mozione di Weizmann venne allegata la Dichiarazione Balfour, quella firmata qualche anno prima da Lord Rothschild.
Naturalmente, la Palestina venne data in amministrazione alla Gran Bretagna e la mozione sionista venne accettata tra gli applausi proveniente dal folto gruppo di partecipanti “super partes”.
Ci fu però un importante rappresentante della Francia che si oppose. Si trattava di Sylvain Lévy, ebreo non sionista, che considerava inappropriata la Palestina come focolare ebraico e chiedeva che il mandato per la Palestina venisse assegnato alla Francia. Weizmann lo definì in seguito “traditore”.
La Pax Ebraica
I banchieri sionisti avevano sei obiettivi fondamentali da raggiungere a Parigi:
- Demolire gli imperi centrali e dividere l’Europa in piccoli paesi, deboli e facilmente colonizzabili dalla finanza. Questo era il modo migliore per imporre ovunque le proprie regole, soprattutto su banche centrali e debito, attenendosi al modello della Banca d’Inghilterra. Gli imperi centrali erano sempre stati difficili da controllare, soprattutto in ambito finanziario. Ad esempio, la Germania aveva fatto una importante riforma bancaria, che limitava molto il potere delle banche.
- Costringere tutti i paesi europei ad adottare un sistema democratico. La democrazia era molto più permeabile al potere dei banchieri. Lo è tuttora.
- Favorire il liberismo economico, fortemente osteggiato dalla Germania.
- Contenere l’influenza economica tedesca, contraria al liberismo economico e restia alla liberalizzazione del sistema finanziario.
- Costituire un organismo sovranazionale di controllo, denominato Società delle Nazioni.
- Costruire un primo embrione di Stato Ebraico.
Dei primi cinque obiettivi si fece garante e portavoce il presidente Wilson, il quale presentò un piano in quattordici punti, redatto dal suo consulente personale Bernard Baruch (punti 2-3-9-10-11-13-14). Il sesto obiettivo venne proposto direttamente dalle organizzazioni sionisti, con a capo Chaim Weizmann.
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Prima Guerra Mondiale: i 14 punti di Woodrow Wilson
- Abolizione della diplomazia segreta e pubblicazione dei trattati internazionali.
- Assoluta libertà di navigazione per mare, tranne che nei casi di embargo internazionale.
- Soppressione delle barriere economiche e libertà commerciale generale.
- Riduzione degli armamenti.
- Composizione pacifica delle “rivendicazioni coloniali” (tenendo conto dei desideri delle popolazioni interessate)
- Regolamento di tutte le questioni che riguardano la Russia.
- Assicurazione della sovranità del Belgio.
- Restituzione dell’Alsazia–Lorena alla Francia.
- Rettifica delle frontiere italiane secondo il principio di nazionalità.
- Riconoscimento della piena autonomia ai popoli dell’Austria–Ungheria.
- Riconoscimento dei diritti di Romania, Serbia e Montenegro, con relative garanzie politiche, economiche e territoriali.
- Riconoscimento della sovranità delle aree non turche dell’impero Ottomano (territori arabi, Armenia) e libero transito attraverso i Dardanelli.
- Creazione di uno Stato polacco indipendente con libero accesso al mare, la cui integrità e indipendenza dovranno essere garantite da convenzioni internazionali.
- Costituzione di un organismo sovranazionale, la Società delle Nazioni, allo scopo di promuovere mutue garanzie d’indipendenza e di integrità territoriale.
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Tutti gli obiettivi vennero raggiunti. Il prezzo più alto lo pagarono la Germania e l’Austria, maciullate dal Trattato di Versailles. Ma questo andava bene anche agli Inglesi e ai Francesi che in questo modo credevano di eliminare per sempre il concorrente più forte e temibile d’Europa, ma si sbagliavano. E molti erano coscienti di questo errore. Basta ricordare la frase pronunciata dal maresciallo francese Ferdinand Foch, non certo un filotedesco, il quale disse che “non era stata stipulata una pace ma un armistizio di vent’anni” e la storia non smentì il preveggente militare.
Una cosa è quindi certa: tutti sapevano ciò che stavano facendo.
Il Trattato di Versailles pose la prima pietra nella costruzione di un nuovo conflitto, che puntualmente si verificò vent’anni dopo. Tra militari e civili morirono oltre settanta milioni di persone, l’Europa venne distrutta, l’umanità ebbe il battesimo atomico, i banchieri divennero molto più ricchi e potenti di prima ed ebbero tempo libero a volontà e nuove risorse finanziarire per programmare nuove guerre, altre distruzioni e debiti infiniti.
Il sesto obiettivo dei banchieri sionisti venne finalmente completato. Nel 1948 nacque Israele e Chaim Weizmann divenne il suo primo presidente.
Il settimo obiettivo
A dire il vero la finanza internazionale aveva anche un settimo obiettivo da raggiungere, ma lasciamo che a parlarcene sia Aleksandr Solzhenitsyn, Premio Nobel per la letteratura e grande scrittore russo, autore di “Due secoli insieme”:
“Voi dovete capire: i capi bolscevichi, che si sono impadroniti della Russia, non erano russi. Odiavano i russi. Odiavano i cristiani. Spinti dall’odio razziale hanno torturato e macellato milioni di russi senza un briciolo di rimorso umano. La Rivoluzione di Ottobre non fu quella che voi in America chiamate “la rivoluzione russa”. Fu un’ invasione e una conquista del popolo russo. Dei miei compatrioti, un grande numero ha subito orrendi crimini da quelle mani insanguinate, più di quanto qualunque popolo o nazione abbia sofferto nella storia umana. Non si deve sottovalutare. Il bolscevismo è stato il più grande macello umano di tutti i tempi. Il fatto che il mondo sia ignorante di questa realtà è prova che i media globali stessi sono nelle mani dei perpetratori.”
Non abbiamo altro da aggiungere a questa magistrale descrizione.
Il gioco di squadra
Ecco i migliori 11 giocatori della squadra vincente, ognuno nel suo ruolo:
1. Max Warburg |
|||
2. Felix Warburg |
3. Paul Warburg |
4. Walter Rothschild | 5. Jacob Shiff |
7. George Mandel | 6. Chaim Weizmann | 8. Bernard Baruch | 9. Louis Lucien Klotz |
10. Alexander Israel Helphand |
11. Rosa Luxemburg |
Ma ci sono centinaia di altri giocatori che non abbiamo citato perché l’elenco sarebbe stato interminabile (Kuhn, Loeb, Rockefeller, ecc.).
Questa è stata in realtà la grande forza dei sionisti. Loro hanno fissato gli obiettivi, assegnato ruoli, agito in gruppo, alcuni hanno agito anche in modo inconsapevole in quanto facevano già la cosa giusta. Inoltre, la squadra non ha avuto alcuna considerazione per gli avversari, com’è giusto che sia quando la posta in palio è così importante.
In poche parole, gli ebrei sionisti hanno fatto squadra ed hanno vinto.
Ma non basta. I sionisti hanno agito in un’ottica pluri-generazionale. La maggior parte di quei banchieri è morta prima che nascesse lo stato di Israele. Loro hanno fatto tutto quello che potevano fare nell’oggi per raggiungere l’obiettivo nel domani, poi hanno passato il testimone ad altri giovani sionisti che hanno completato il lavoro.
Gli altri attori di quel periodo erano tutti naïve, “nani politici” e “nullità strategiche”, al cospetto dei sionisti. Non sapevano nemmeno che si stavano giocando la partita della loro vita, anzi non sapevano nemmeno che c’era una partita in corso e che la squadra perfetta non era quella contro cui stavano facendo la guerra.
Il Kaiser Guglielmo II di Germania sottovalutò la guerra sin dall’inizio, entrò senza una chiara motivazione, contribuì ingenuamente a portare al macello lo Zar, per essere portato al macello, insieme al suo popolo, in un secondo momento dai suoi migliori consiglieri che non era riuscito a inquadrare nemmeno come acerrimi nemici.
E’ bene sottolineare che i tedeschi non impararono la lezione e si fecero portare al macello una seconda volta, solo vent’anni dopo.
E chissà che non succeda ancora una volta.
di Paolo Germani
Fonte: www.altreinfo.org
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Sitografia e bibliografia
- https://www.welt.de/regionales/hamburg/article129881659/Max-Warburg-und-sein-Lunch-mit-dem-Kaiser.html
- https://www.jewishvirtuallibrary.org/warburg-max-m (In 1919, Max Warburg served the German delegates during the negotiations on the Versailles peace treaty as an economic specialist).
- https://www.bridgemi.com/michigan-government/henry-ford-and-jews-story-dearborn-didnt-want-told
- David Stevenson, The First World War and International Politics (1988).
- ZAB Zeman, Storia diplomatica della prima guerra mondiale (1971)
- Carnegie Endowment for International Peace. Dichiarazioni ufficiali sugli obiettivi di guerra e proposte di pace: da dicembre 1916 a novembre 1918 , a cura di James Brown Scott. (1921)
- https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc1.32106015174201&view=1up&seq=5
- Robert Tombs , The English and their history (2014) p 612.
- Adrian Gregory (2008). L’ultima grande guerra: la società britannica e la prima guerra mondiale . p. 18. ISBN 9781107650862.
- Storia diplomatica della prima guerra mondiale – https://it.qaz.wiki/wiki/Diplomatic_history_of_World_War_I
- F.J. Dillon The Inside Story of the Peace Conference
- There were so many Jews in the German delegation that it was known by the term ‘kosher,’ also as ‘the Warburg delegation,’ and there were so many Jews in the American delegation that the delegates from the minor countries of Europe looked upon the United States as a Jewish country which through unheard-of-generosity had elected a non-Jew as its president …F.J. Dillon The Inside Story of the Peace Conference (pag. 137)
- https://www.thejc.com/news/features/100-years-since-versailles-anniversary-1.485822
- {The New York Herald, July 20, 19 19.)
1 “Mr. Bernard Richards, Secretary of the delegation from the American Jewish Congress to the Peace Conference, expressed much satisfaction with the work done in Paris for the protection of Jewish rights and the further ance of the interests of other minorities involved in the peace settlement.”How successful was the influence of the Jewish community at the Peace Conference may be inferred from the following: “Mr. Henry H. Rosenfelt, Director of the American Jewish Relief Committee, Announces that all New York agencies engaged in Jewish relief work will join in a united drive in New York in December to raise S7, 500,000 (£1,500,000) to provide clothing, food, and medicines for the six million Jews throughout Eastern Europe as well as to make possible a comprehensive programme for their complete rehabilitation.—American Radio News Service.”
Cf. The Daily Mail, August 19, 1919. - https://www.ariannaeditrice.it/articoli/vogliamo-guerra-allora-ricordiamoci-chi-ci-trascino-nelle-altre
- “La guerra occulta. Armi e fasi dell’attacco ebraico-massonico alla tradizione europea”. Emmanuel Malynski, Léon De Poncins.
- https://www.thejc.com/news/features/100-years-since-versailles-anniversary-1.485822
- https://en.wikipedia.org/wiki/Bernard_Baruch (For his services in support of the war effort, Baruch was awarded the Army Distinguished Service Medal with the following citation: The President of the United States of America, authorized by Act of Congress, July 9, 1918, takes pleasure in presenting the Army Distinguished Service Medal to Mr. Bernard M. Baruch, a United States Civilian, for exceptionally meritorious and distinguished services to the Government of the United States, in a duty of great responsibility during World War I, in the organization and administration of the War Industries Board and in the coordination of allied purchases in the United States. By establishing a broad and comprehensive policy for the supervision and control of the raw materials, manufacturing facilities, and distribution of the products of industry, he stimulated the production of war supplies, coordinated the needs of the military service and the civilian population, and contributed alike to the completeness and speed of the mobilization and equipment of the military forces and the continuity of their supply. War Department, General Orders No. 15 (1921)
- https://www.thejc.com/news/features/100-years-since-versailles-anniversary-1.485822 (The Zionists were stunned at this unexpected turn of events and only when the American Secretary of State, Robert Lansing, turned to Weizmann was Lévy’s exposition rebutted. A furious Weizmann later confronted Lévy and called him a traitor.)
- https://www.passaggilenti.com/conferenza-di-parigi-1919-punizione-germania/
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