La battaglia della foresta di Teutoburgo e la conseguente disfatta dei romani è uno egli eventi più importanti della storia europea, per questo ce ne occupiamo. Si tratta di fatti avvenuti più di duemila anni fa, quando l’imperatore Augusto mandò Publio Quintilio Varo nella Provincia Germanica col titolo di generale e governatore. L’incarico affidatogli era quello di romanizzare questa provincia, che faceva parte dell’impero da pochi anni, dopo una guerra di conquista durata oltre vent’anni.
Varo doveva costruire strade e città, introdurre il modus vivendi dei romani e, soprattutto, il diritto romano.
Ma c’è modo e modo di fare le cose, e Varo purtroppo non era all’altezza del compito. Le popolazioni germaniche non erano mal disposte, ma facevano fatica ad adeguarsi ai radicali cambiamenti imposti da Varo, soprattutto perché non avevano avuto il tempo materiale per farlo. Covava quindi il malcontento e Varo non comprese la situazione.
Il tradimento di Arminio
Varo si fidava ciecamente di un certo Arminio, suo consigliere, principe Germanico dei Cherusci, ma anche soldato e cittadino romano, decorato e rispettato. Si fidava purtroppo della persona sbagliata. Era stato anche messo in guardia da altri germani fedeli, tra cui il fratello di Arminio, ma non aveva creduto in loro.
Arminio conosceva molto bene il modo di combattere dei romani, perché faceva parte del loro esercito, e fece il doppio gioco. Riuscì a coalizzare le rissose tribù germaniche e a convincerle che potevano battere i romani. Predispose un piano di attacco e, a settembre del 9 d.c. attirò in un’imboscata Varo e le tre legioni che erano al suo comando, 20.000 soldati e 5.000 ausiliari, quasi il 10% di tutta la forza militare romana, per intenderci.
Li condusse in una fitta foresta, presso Teutoburgo, costringendoli a muoversi in sentieri stretti e fangosi, quasi in fila indiana, allungando i ranghi di 20 km. A un certo punto del percorso c’erano ad attenderli i germanici che li attaccarono per tre giorni e tre notti di seguito, senza dar loro alcuna tregua. Le tre legioni romane vennero completamente annientate.
Tranne pochi soldati, liberati perché potessero raccontare ciò che era successo, gli altri sopravvissuti alla battaglia vennero massacrati e sacrificati agli dei. Varo morì suicida.
Questa fu una delle sconfitte più pesanti che subì l’esercito romano, seconda soltanto a quella inflitta da Annibale.
Perché ci occupiamo di Varo
Dopo questa terribile sconfitta la provincia germanica venne abbandonata dai romani e, per volere di Augusto, i confini dell’impero rimasero al di qua del Reno. Le popolazioni germaniche avrebbero potuto essere romanizzate, se soltanto Varo fosse stato all’altezza della situazione. Nei secoli successivi sarebbero quindi entrate a far parte di diritto nella civiltà romana e in Germania probabilmente oggi si parlerebbe una lingua neo latina, come in Francia. Ma così non è stato.
Quattrocento anni più tardi, le popolazioni germaniche che invasero l’impero vivevano ancora nella totale barbarie, erano nomadi, non conoscevano né la scrittura né l’arte, non sapevano costruire nulla, non conoscevano la navigazione, sapevano soltanto saccheggiare e distruggere tutto ciò che trovavano lungo la loro strada. Se Augusto non avesse sbagliato la scelta della persona, il mondo odierno sarebbe completamente diverso, non esisterebbero nemmeno gli inglesi, così come li conosciamo oggi, in quanto i sassoni erano un popolo germanico che viveva proprio in quella provincia.
Di conseguenza, non esisterebbe nemmeno un’america anglo-sassone.
Una storia diversa
Insomma, la storia dell’umanità sarebbe stata molto diversa. Non sappiamo se migliore o peggiore, ma comunque diversa. Varo indubbiamente commise molti errori, altri generali romani avrebbero portato a termine l’incarico senza alcuna difficoltà. Gli errori di Varo sono uno spartiacque della storia europea. E sono rare le occasioni in cui gli errori di un’unica persona sono stati così determinanti nello sviluppo dei rapporti fra i popoli. Per comprendere la grande ingenuità di Varo basta visitare la foresta di Teutoburgo. Nessun altro generale romano si sarebbe addentrato in una trappola mortale come questa.
O Varo, Varo, rendimi le mie legioni
Questa frase è rimasta nella storia ed è quella che disse Augusto, disperato, quando venne a sapere della disfatta di Varo. Ricordiamo che in tanti secoli di impero, i romani subirono poche sconfitte militari. Nei secoli successivi è stato ancora un esercito invincibile, fino alla battaglia di Adrianopoli, combattuta dall’imperatore Valente contro i Goti nel 378 d.c. e conclusasi con un’altra memorabile disfatta.
di Paolo Germani
Fonte: www.altreinfo.org
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