Lo USS Zumwalt doveva essere la Prima Nave della Marina Americana del Futuro; una nave da guerra dalle linee angolari e monolitiche, più simile alla copertina di un libro di fantascienza che a uno dei vascelli che l’USN ha mandato in giro per i sette mari negli ultimi cento anni a “mostrare la bandiera a stelle e strisce” e a proiettare (spesso aggressivamente) gli interessi di Washington nel mondo.
Intitolata all’ammiraglio che fu Capo delle Operazioni Navali nella fase finale della Guerra del Vietnam, la USS Zumwalt è stata disegnata per applicare in mare il concetto di “stealth”, furtività che l’USAF ha sperimentato (in verità con alterne fortune) negli ultimi 30 anni in aria con i suoi apparecchi F-117, B-2 ed F-22 (e in parte anche con l’F-35).
Ma, per quanto in un ambiente ricco di superstizioni folcloristiche come quello dei marinai sia sempre rischioso parlare di sfortuna e malasorte, sembra proprio che la capofila della nuova classe di cacciatorpediniere sia perseguitata, se non proprio dal malocchio, quantomeno da una sfortunatissima serie di coincidenze, l’ultima delle quali, lunedì pomeriggio, ha richiesto l’intervento dei robusti rimorchiatori della base americana di Vasco Núñez de Balboa (Panama) e un urgente “ricovero” in bacino di riparazione.
Mentre attraversava il Canale di Panama, diretta al porto californiano di San Diego, l’avveniristica imbarcazione ha cominciato improvvisamente a imbarcare acqua in due dei quattro scomparti che collegano i suoi Avanzati Motori a Induzione (uno di babordo e uno di tribordo) all’albero dell’elica.
Trovandosi immediatamente priva delle qualità principali che l’Ammiraglio Tirpitz riteneva essenziali per una buona nave da guerra (1. Galleggiare 2. Galleggiare 3. Galleggiare), la Zumwalt non ha potuto fare altro che lanciare un segnale di soccorso e farsi ‘ricoverare’ nella summenzionata base americana.
Prima di poter venire tratta in salvo, però, avrebbe fatto in tempo a riportare “danni minori e superficiali”, letteralmente ‘strusciando’ contro una parete del canale, segno che l’ingresso di acqua non era l’unico problema sperimentato dalla fantascientifica nave.
Non è la prima volta che la Zumwalt si trova nei pasticci, visto che a settembre, uscita da pochissimo dal cantiere, era dovuta rientrare alla Stazione Navale di Norfolk (Virginia), per un altro episodio di infiltrazione d’acqua. Allora l’incidente era stato liquidato come una “febbre infantile”, comune nelle unità appena attivate, ma questa recidiva fa pensare se “l’innovativo” sistema di carenatura che dovrebbe dare al poderoso cacciatorpediniere la stessa ‘orma’ radar di un piccolo peschereccia sia poi in definitiva tutt’altro che esente da difetti.
L’equipaggio e il capitano (che, ci crediate o no, si chiama James Kirk, esattamente come il personaggio di Star Trek) sperano che, una volta riparato questo inconveniente, esso venga ricordato come l’ultimo sofferto dal vascello (perlomeno nella sua crociera inaugurale), eppure, non sarebbe la prima volta che la “voglia matta” dei progettisti a stelle e strisce di inseguire soluzioni tecnologiche ritenute avanzatissime e semi-miracolose si fosse poi rivelata un azzardo ingegneristico dalle conseguenze imprevedibili e catastrofiche, il caso dell’F-35, che doveva essere l’apparecchio VTOL “universale” per ogni necessità di bombardamento, attacco al suolo e cacciabombardiere, prima di rivelarsi un disastro su numerosi fronti, è un monito eloquente.
Paolo Marcenaro
Fonte: opinione-pubblica.com